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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 198 (212 F1/2)] e insieme nell'atto di darsi giacciono in una sintesi inscindibile di modi determinati nella materia e nella forma e di modi che perfettamente identici nelle stesse determinazioni son ricchi dell'attitudine a riprodurre se stessi senz'alcun'altra causa che non sia la stessa necessità della riproduzione e senza l'effetto che il riproducente coesista simultaneamente col riprodotto dando luogo a una molteplicità di identici ripetuti e giustapposti, questi intelligibili non sfuggono a un certo ordine che non sta tanto nei nessi in cui le dialettiche dei giudizi categorici li pongono in forza del rapporto quantitativo vincolante le loro comprensioni e neppure nella funzione intelligibile che certuni di essi esplicano verso altri attraverso gli effetti della sussunzione, quanto in una gerarchia per la quale gli intelligibili acquistano gradi di valore differenti e si suddividono in vari gruppi ciascuno dei quali riceve dalle dialettiche un valore di superiorità rispetto a quanti vengon posti in una situazione di inferiorità e insieme uno stato di inferiorità rispetto a quanti vengon investiti di un valore di superiorità su di esso; il criterio della funzione di sussumente stabilisce la superiorità di ciascun grado gerarchico, ma una volta che i concetti di sussunzione e di predicato siano correlati alla gerarchia degli intelligibili il rapporto di identificazione dei due cessa di possedere quell'univocità che pareva tanto banale finché la correlazione era tra essi e il giudizio categorico; infatti, dal punto di vista della logica formale aristotelica nella gerarchia i gradi sovrastanti sono occupati da intelligibili chiamati generi i quali nei confronti degli intelligibili occupanti i gradi inferiori e chiamati specie adunano in sé simultaneamente la funzione della sussunzione e della predicazione come quelli che immangono nelle comprensioni delle specie come denotanti generiche assolute su cui s'articolano l'una sull'altra le differenze specifiche per formare con il generico altrettante comprensioni di specie sottordinate, con la conseguenza che tra genere e specie s'instaura quella proporzione quantitativa di porzione a tutto che fonda il diritto del primo ad essere il sussumente e il predicato del secondo in un giudizio universale categorico; il discorso, evidentemente, si capovolge quando l'attenzione invece di spostarsi dal genere alle specie risale da un genere ai generi di cui questo è specie; non mi è sembrato che la visione della gerarchia intelligibile patisca modificazioni essenziali quando alla nozione di gradi di intelligibili cogeneri che son specie di generi sussumenti e ciascuno dei quali è genere di serie di specie sussunte si sostituisce nell'ordinamento degli intelligibili la nozione di classe: s'intende che vengono elise le presunzioni di una pensabilità a sé di ontici rappresentativi che non siano i membri che originariamente son raccolti in classe, di una certezza per il pensiero di condizione umana che classe, membri della classe e rappresentazioni connesse a un atto di classificazione siano degli intelligibili e siano gli univoci intelligibili che son dati ogniqualvolta son date le rappresentazioni ridotte a membri conclassari, di una corrispondenza biunivoca fra gli ontici che il pensiero dialettizza attraverso la forma della classe e gli ontici in sé; ma queste presunzioni son piuttosto precauzioni alle quali ci si deve attenere nell'usufrutto che [pag 199 (212 F2/3)] dei prodotti tratti dalla classificazione deve farsi sul piano gnoseologico, che presupposti la cui accettazione modifichi essenzialmente le operazioni, le dialettiche da queste consentite, le rappresentazioni che ne son risultato, le leggi il cui rispetto è richiesto per la verità e valdità formale dell'intero complesso operativo; perché una dottrina della logica finisce per sostituire al concetto formale di grado di specie cogeneri il concetto formale di classe quando dalla negazione a ciascun membro conclassario di una comprensione che sia disarticolabile in denotanti intelligibili e dalla conseguente inferenza di porre una somiglianza al posto della ripetizione uniforme e costante di un identico tratta una serie di intelligibili come un'adunata di molteplici la cui congregazione sarebbe tutto fuor che un atto vero e valido formalmente e cognitivamente, ma pel fatto stesso che garantisce al pensiero di condizione umana la liceità di ridurre una pluralità di dispersi e di irrelati all'unità di gruppo la cui unificazione è frutto di somiglianza o di analogia, è tenuta ad attribuire allo stesso pensiero la capacità di enucleare per analisi da ciascuno dei molti quella porzione che è simile o analoga ad altrettante porzioni immanenti in tante rappresentazioni quanti sono i conclassari, con la conseguenza che lo stesso pensiero deve esser ritenuto atto a una sorta di analisi condotta su rappresentazioni che almeno da esso son assunte per scomponibili e disarticolabili, analisi il cui risultato è pur sempre una rappresentazione, altra da quelle dei conclassari, il cui diritto ad esistere sta nel rapporto di ragion sufficiente che la lega a questi e il cui modo formale, se da un lato è nell'inscindibile connessione in cui deve essere costantemente tenuta con l'unitaria rappresentazione di ciascun conclassario, dall'altro deve pur consistere in una contemplazione assoluta e indipendente dal momento che non può non esser trattata di volta in volta come ragione dell'appartenenza di ciascun conclassario alla classe e dev'essere rapportata ad esso come una ragione a quel suo stato di conclassario che ne è la conseguenza; e si sa che per il pensiero di condizione umana un rapporto è una dialettica come spostamento bidirezionale e reciproco fra due rappresentazioni che se distinte consentono il salto d'attenzione cognitiva dalla prima alla seconda e dalla seconda alla prima, se concepite in connessione continua impediscono ogni balzo dialettico come quelle che son di fatto un uno; a parte che la nozione di somiglianza o di analogia di cui una dottrina logica delle classi si vale ha la pretesa di essere chiaramente definita solo se pensata come uno dei fattori che entrano in gioco quando il pensiero confronta le rappresentazioni su cui opera le proprie dialettiche con le simmetriche rappresentazioni fenomeniche assunte come ontici in sé, ossia sul piano gnoseologico, perché su questo starebbe ad indicare l'effettiva discontinuità degli ontici assunti in sé e l'arbitrario atto di ridurli ad ontici per altro giudicati continui per la loro comune partecipazione a una porzione componente presa per identica e comune a tutte al di fuori di una ragion sufficiente univoca che esistendo in tutti fa di questa porzione la propria conseguenza e dà legittimità a questa e a tutte le dialettiche logiche che su di essa si fondano, a parte che questa nozione di somiglianza [pag 200 (212 F3/4)] o di analogia non solo non mi pare definita neppure su questo piano gnoseologico, ma in generale è piuttosto una parola che, quando è usata ad indicare un certo rapporto tra l'ontico per il pensiero e l'ontico fenomenico in sé, rimanda a una nozione che né fissa l'intelligibilità del rapporto né ha ancora ricevuto un'analisi perfetta in quel che pretende di rappresentare, e con ciò costituisce la dolente infermità del fondamento di tutte [[nota dell’autore a matita: “vedere Sesto Empirico, Abelardo, Ockham”]] le dottrine logiche nominalistiche o concettualistiche che riescono a dissolvere la simmetria fra il pensato e l'ontico in sé non falliscono nel dar la ragione dell'essere e del modo d'essere del pensato, quando ci chiudiamo nella regione delle dialettiche fuor da ogni questione sulla sua genesi sulla sua natura sulla sua verità e validità materiali l'interpretazione di essa dal punto di vista della dottrina delle classi la riduce a un certo numero di classi di rappresentazioni, a un certo numero di rappresentazioni che son ragione ciascuna di una classe e infine a un certo numero di ulteriori rappresentazioni ciascuna delle quali è ragione di una classe entro cui son state adunate quelle ragioni delle classi primarie le quali debbon pure esser state ridotte a conclassari per la "somiglianza" sotto cui il pensiero le ha colte, dal momento che è illecito ritenere che una stessa moltitudine di rappresentazioni discontinue di fenomenici siano adunate in molte classi dal differente fondamento o ragione, ossia sotto il punto di vista di differenti fattori di somiglianza, senza che il pensiero di condizione umana non sia per spontanea attività portato a confrontare le differenti ragioni delle differenti classificazioni [[Nota a matita dell'autore: “vedere la critica di Russel al concetto di classe di classe”]] e a dialettizzarle assumendo una delle ragioni a ragione dell'adunata in classe delle altre o di alcune altre sulla base dello stesso fattore di somiglianza che sarebbe stato fino allora utilizzato come medio di realizzazione del principio motore della classificazione in generale - da un punto di vista della dottrina delle classi, si descrive la dialettica che chiamiamo pensiero di condizione umana come una osservazione dei molti rappresentati fenomenici discontinui a1 a2 a3....a n, come la loro adunata in classe, ossia in rappresentazione unitaria e continua per una certa relazione che pone una dialettica bidirezionale dall'uno all'altro, per la somiglianza A grazie alla quale l'attenzione trascorre dall'uno all'altro non come da irrelato ad irrelato ma come da polo a polo in una connessione tale che lo spostamento della concentrazione attentativa dall'uno all'altro sia conseguenza di un terzo ontico cognitivo il cui pensamento è principio di un necessario pensamento dei due in simultaneità, e non della mera condizione di autocoscienza che fa dei due degli ontici su cui all'attenzione è lecito concentrarsi; sia A la ragione della liceità per i rappresentati a1 a2 a 3 di porsi in siffatta condizione di unità che ne fa la classe degli a1 a2 a3 con ragione A; presenti lo stesso gruppo a1...a n il fattore di somiglianza B ragione della classe a n-2 a n-1 a n; sia ancora il fattore di somiglianza C ragione della classe a1 a2 a 3 a n-2 a n-1 a n; ora le dialettiche sono da A alla sua classe, da B alla sua classe, da C alla sua classe; anche accettando che né A né B né C siano rappresentate in sé fuori dalla relazione con i loro conclassari, poiché il pensiero di condizione umana ha la liceità di spostare
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