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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 204 (214 F1/2)] perché in questa fase dialettica la dissoluzione in porzioni affette da somiglianza e in porzioni affette da dissimiglianza non solo viene operata sulla porzione colta per prima come somigliante ma deve rifrangersi sulla figurazione autocosciente dei rappresentati fenomenici primari la quale vien per così dire tripartita; e il processo di dissoluzione s'approfondisce via via che la dissoluzione investe i fattori di somiglianza posti come ragioni dell'ultima classificazione cui la dialettica è pervenuta; che se il rilievo dato a una porzione di somiglianza si estende alle varie figurazioni autocoscienti provocando per dir così un allineamento di tutte le figurazioni attraverso cui giocano le dialettiche classificatorie, le porzioni assunte come dissimiglianti non sfuggono a una concentrazione attentiva che deve pur cogliere in esse da un lato fattori di somiglianza quando sian dialettizzate con quella porzione delle rappresentazioni che ritrovano la ragione della loro conclassificazione nella figurazione della porzione dissimigliante in quanto però in sintesi unitaria con la porzione somigliante, dall'altro fattori di dissimiglianza quanto sian dialettizzate con quelle rappresentazioni che son ragioni delle classi conclassificate sotto la figurazione su cui esse, porzioni dissimiglianti, s'articolano in unità sintetica: in altre parole una classificazione plurima e strutturata secondo classi di classi è concomitante con una per dir così moltiplicazione delle figurazioni autocoscienti, che da tante quante erano allorchè son sorte all'autocoscienza come rappresentazioni fenomeniche son divenute rappresentazioni fenomeniche raccolte in classi secondo raggruppamenti progressivi, rappresentazioni dei fattori di somiglianza e di dissimiglianza consenzienti la classificazione di primo grado, fattori di somiglianza e di dissimiglianza consenzienti la classificazione di secondo grado e tali che quelli si pongono come porzioni dei primi fattori di somiglianza e insieme delle rappresentazioni fenomeniche((a)), questi, oltre ad accogliere la stessa forma di porzioni, si pongono come porzioni che son fattori di somiglianza delle rappresentazioni fenomeniche di prima classificazione e insieme come figurazioni dissimili da quelle porzioni che son residue nei vari fattori di somiglianza che son ragioni della prima classificazione quando in essi sia rilevato il secondo fattore di somiglianza consenziente la seconda classificazione, e così via; se per comodità di esposizione poniamo l'ipotesi che in un gruppo di rappresentazioni fenomeniche siano rilevabili un numero x di fattori di somiglianza che sian ragioni di un numero x1 di classi in cui le rappresentazioni si adunano in conclassari, e che un unico fattore di somiglianza A debba essere rilevato negli x fattori di somiglianza e quindi nelle rappresentazioni conclassarie in quanto tali, con la conseguenza da un lato che la concentrazione di attenzione è tenuta a procedere dialetticamente dagli x ai conclassari delle x1 e viceversa e da A agli x e ai conclassari delle x1, dall'altro che a lato delle figurazioni autocoscienti dei simiglianti x in sé e nei conclassari delle x1 e del simigliante A negli x e nei conclassari della A1 si danno le figurazioni autocoscienti delle dissimiglianze y che impediscono alle rappresentazioni fenomeniche di adunarsi immediatamente in un'unica classe e impongono la distinzione loro nelle classi x1 e [pag 205 (214 F2/3)] inoltre le figurazioni autocoscienti delle dissimiglianze z che restano come residui dei simiglianti x una volta che sia stato autocoscientemente figurato il fattore di somiglianza A, alla concentrazione attentiva resta un complesso rappresentativo scalare che, se non altro sotto il criterio del progressivo impoverimento figurativo, passa dalle rappresentazioni fenomeniche, alle loro somiglianze x che sono quel che di esse resta quando l'attenzione è concentrata su ciò in cui si somigliano ed esclusa da quegli y in cui si dissimigliano, per procedere alla figurazione della simiglianza A che non è se non quello che resta delle rappresentazioni fenomeniche e delle figurazioni x quando l'attenzione si concentra rispettivamente su quello in cui tutte le prime si somigliano e su ciò che di simile si dà nelle seconde e rispettivamente esclude dalle prime quelle dissimiglianze che in esse si danno tolto A e dalle seconde le dissimiglianze y; la struttura e i moti dialettici con cui una dottrina delle classi interpreta il gioco rappresentativo di condizione umana non si allontanano di molto da quelli di una dottrina degli intelligibili alla Aristotele; questa interpreta le dialettiche come spostamenti d'attenzione a direzione riflessibile su di sé fra intelligibili che son di grado generico a intelligibili che son di grado speciale e fa principio di legittimità degli spostamenti e della loro riflessione l'identità rappresentativa del generico in sé con lo stesso generico in quanto dotato della funzione di denotante generica assoluta o relativa e il rapporto di unificazione che pone in unità rappresentativa tale generico in tale funzione con un nota specifica, ritrova a ragione dei balzi che la concentrazione attentiva fa tra gli intelligibili di grado speciale e cogeneri nonostante la loro discontinuità ed eterogeneità la ripetizione in ciascuno di un'unica denotante generica e l'univocità del vincolo tra questo e le note specifiche la cui irripetibilità è l'unica ragione dell'eterogenea discontinuità, attribuisce alla ripetizione di un generico in intelligibili di differenti gradi per la quale fra i molti generici a differenti livelli si pone l'equazione che è principio di sostituibilità per identità il ruolo di ragion sufficiente di un discorso d'attenzione i cui balzi dai livelli degli intelligibili a maggior complessità rappresentativa ai livelli degli intelligibili a minor complessità rappresentativa sono altrettanto legittimi quanto i discorsi a direzione opposta, rende altrettanto legittimi gli spostamenti d'attenzione che assumono a loro termine le differenze specifiche discorrendo attraverso di esse grazie alla loro disarticolabilità in generici e in specifici, e infine situa gli intelligibili secondo quell'ordine piramidale che tratta come un ontico che di diritto è antecedentemente a qualsiasi dialettica anche se poi di fatto il pensiero di condizione umana è tenuto a prenderlo per il risultato delle sue stesse dialettiche; ma non pare che a una dottrina delle classi sia lecito configurare in altro modo la situazione rappresentativa: infatti anch'essa dinanzi ai balzi della concentrazione attentiva da una figurazione autocosciente ad un'altra e nei rimbalzi da questa a quella trova la fonte della loro legittimità nel fattore di somiglianza, che è pur sempre una figurazione autocosciente, il quale è a sé nella prima ed è in nesso unitario, nonostante la disarticolazione, [pag 206 (214 F3/4)] con un fattore di dissimiglianza nella seconda, non può non interpretare questa ripetizione come un'equivalenza che consente alla concentrazione attentiva di trattare il fattore come una sola e stessa figurazione nonostante i due differenti modi ontici secondo i quali è dato, dalla ripetizione di siffatti spostamenti che ritrovino l'equivalenza del fattore di somiglianza in varie figurazioni autocoscienti i cui fattori di dissimiglianza siano dissimili dal primo e insieme tra loro inferisce la legittimità degli spostamenti d'attenzione da queste a quello e da ciascuna di queste a un'altra di esse in forza della sostituibilità in ciascuna di una figurazione autocosciente che l'attenzione tratta come univoca e quindi come indifferente, agli effetti rappresentativi, al diverso stato ontico in cui vien rilevata, se tien conto del fatto che gli spostamenti d'attenzione a direzione riflessibile variano nella loro materia a seconda che assumano a loro poli rispettivamente un fattore di somiglianza e le figurazioni autocoscienti attraverso le quali son leciti identici spostamenti in forza della sostituibilità dello stesso fattore o che facciano di quel fattore una figurazione autocosciente o da polarizzarsi con un secondo fattore di somiglianza che vi immane o da dialettizzarsi con figurazioni attraverso le quali l'attenzione balza e rimbalza per la sostituibilità di questo secondo fattore o che sian tenuti ad assumere una delle prime figurazioni autocoscienti come fattore di somiglianza che fa polo con altre figurazioni attraverso le quali per identica ragione l'attenzione trascorre in identico modo, essa è tenuta a sistemare tutte le figurazioni su molteplici piani a trattarne alcune come complanari e altre da quelle displanari e a correlare tra loro i piani secondo la stessa relazione con cui gli spostamenti d'attenzione da figurazione displanare a figurazione displanare correlano le singole figurazioni, se prende in considerazione la ragione per cui lo spostamento d'attenzione correla due figurazioni displanari e se vede nella connessione bipolare quel che di fatto c'è e precisamente una differenza tra due figurazioni che impedisce di distinguerle sul semplice criterio di una variazione delle situazioni relazionali in cui vengano a trovarsi con altre figurazioni quasi fossero un solo stesso ontico che materialmente identico in sé si riveste di due modalità rappresentative diverse formalmente per altro e impone di assumerli discontinui per una varietà materiale oltre che formale, riesce a giustificare la simultaneità della loro reciproca discontinuità e la loro legittima polarizzazione solo sul principio di una loro legittima disarticolazione in porzioni una o più delle quali son simili, una o più delle quali son dissimili e con ciò fa dell'unità della figurazione una sintesi di figurazioni diverse che formalmente son membri delle due classi del simile e del dissimile, che a loro volta son da assumersi tutte come disarticolabili in nuove figurazioni formalmente classificabili nello stesso modo, con le conseguenze che le dialettiche che una dottrina delle classi accetta, se non sono da intelligibili complanari per identità intelligibile a intelligibili complanari per una identità intelligibile che è materialmente più o meno complessa, sono però da figurazioni complanari per somiglianza a figurazioni complanari per una somiglianza diciam così più puntuale o più ristretta ovvero meno puntuale
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