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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 223-24
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[pag 241 (223 F4/224 F1)]

ora il confronto fra le due totalità intelligibili rivela che i modi ontici di quella inautocosciente, l'unità assoluta e indistinta di ciascun intelligibile, l'irrelatezza fra l'uno e l'altro, per le quali rimando a sopra, e in più l'ontità delle sole specie infime che per l'irrelatezza loro non son mai ragioni immediate di classi di aggregazione degli individui fenomenici né di classi cogeneri dei loro intelligibili, non son quelli dell'autocosciente, consistenti appunto in attributi formali contrari; che se le differenze non è lecito inferirle dall'essenza dell'intelligibile, dovranno avere a loro principio la condizione e l'ambiente in cui l'essenza è un ontico, condizione ambiente che nell'un caso sarà quel qualsivoglia ontico che assicura all'intelligibile ontità indipendentemente dall'autocoscienza, nell'altro l'autocoscienza stessa; questa, ininferibile dall'essenza dell'intelligibile e al di fuori di essa, dev'essere un accidentale sovraggiunto - anche qui la stessa obiezione di cui ((si??)) sopra: si tratta di vedere se è sufficiente la denotazione dell'autocoscienza per porre un intelligibile entro quella dialettica, che giustappone alla sua unità assoluta e indifferenziata l'unificazione delle molte denotanti eterogenee della comprensione, che relaziona gli intelligibili senza privarli del godimento di un'ontità che è in sé e per sé, che fa di ciascuna denotante un intelligibile che è ontico di per sé e insieme ragione di una classificazione, dal momento che, come la stessa dottrina aristotelica degli intelligibili autocoscienti porta ad osservare allorché distingue l'intuizione in atto di un intelligibile dalle dialettiche di cui esso si fa biffa, non pare che sia sufficiente la mera ontità per un pensiero di condizione umana a fare tutto ciò e a iniziare quei salti d'attenzione che dirompono l'intelligibile nelle sue denotanti; si dirà che i salti d'attenzione sono l'essenza stessa dell'intelligibile in un suo modo, il che è ancor più dimostrato dal fatto che anch'essi sono con un'autocoscienza che non è parte della loro essenza, ma allora si chiede perché mai l'essenza intelligibile è in un modo se con autocoscienza, in un altro se senza; si controbbietta che è appunto l'autocoscienza a produrre i salti d'attenzione e quindi a modificare l'essenza, ma allora si chiede quale potere e quale natura si pretende di attribuire a un accidentale inessenziale che dovrebbe per sua natura lasciare inalterato ciò cui s'aggiunge e che invece è fattore di profonde alterazioni, e quale essenza si deve attribuire a questo accidentale che ha la funzione di una causa e che quando è ontico non è principio necessario dei suoi effetti -;c) lo spostamento d'attenzione che è dialettica perché ha la liceità di avanzare pretese alla propria necessità e di fondare la pretesa su ragioni che ne fanno un diritto, pare essere qualcosa d'altro dall'autocoscienza: il primo è un irripetibile di per sé e i suoi ripetuti non sono mai degli identici perché ad ogni ontità dello stesso spostamento d'attenzione che la ripetizione pone s'aggrega una variazione di funzione dialettica dell'ontico, e, d'altra parte, il suo darsi o una prima volta o più volte per ripetizione è una coazione inarbitraria, il modo di un mondo rigidamente determinato in cui ciascun ontico di ciascun momento è il conseguente necessario di una ragione necessitante ed è ragione necessitante di un successivo necessario,




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