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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 258 (228 F4 /229 F1)] di un'autocoscienza loro inessenziale, e alla cui essenza s'aggrega per dir così l'autocoscienza come inessenziale, e accidentale; alludo, ad esempio, alle affezioni sentimentali, all'ira; i loro modi ontici dovrebbero esser tali da sussistere indipendentemente dall'autocoscienza, tali cioè da esser quel che sono in sé e da diventare non necessariamente quel che sono sia in sé sia con quei modi ontici con cui l'autocoscienza s'identifica e che per ipotesi non è lecito siano un per altro che sia pensiero e sia altro da esso, sicché l'aggiunta accidentale dell'autocoscienza li renderebbe degli in sé e dei per sé, perché l'unico altro lecito per ipotesi è loro stessi; allora delle due l'una: o del modo ontico dell'inautocoscienza si fa qualcosa d'altro da quello con autocoscienza, così come finisce per fare Freud, e allora in primo luogo non è lecito trattare questo qualcosa d'altro come uno psichico al quale sia dato estendere tutte ((tutti??)) le modalità ontiche che son proprie dell'autocosciente, essendo necessario prenderlo per un qualcosa la cui ontità è omogenea all'ontità del mondo esterno inautocosciente, ma è eterogeneo da esso perché non coincide in tutti i restanti modi ontici con quelli del mondo esterno la cui autocoscienza è sensazione e percezione e perché gode di attributi che costituiscono la sua psichicità, ma che non sono comuni a quella psichicità che è degli autocoscienti, con la conseguenza che si attende una definizione dello psichico che prescinde dall'autocoscienza e insieme non è lecito che ne prescinda dal momento che non si vede come la psichicità dell'autocosciente riesca a trattare l'autocoscienza come un accidentale sovraggiunto e insieme conservare un'eterogeneità assoluta dall'altro psichico quello inautocosciente, in secondo luogo non è consentito assumere l'ontico che si dà con autocoscienza come un equazionabile con un ontico autocosciente in quella sua porzione che resta una volta tolta l'autocoscienza, in quanto autocoscienza e inautocoscienza non sono per dir così due semplici segni che si sostituiscono indifferentemente senz'altra conseguenza che quando si dà l'uno l'ontico è di una certa classe di psichici, quando si dà l'altro è di un'altra classe di psichici, dovendosi per differenziare le classi rifarsi a qualcosa degli ontici psichici che sia altro dai segni e che non è se non la loro essenza ossia il complesso dei loro modi ontici il quale è della classe del segno ((regno??)) dell'autocoscienza quando è eterogeneo materialmente da ciò che è quando è della classe del segno ((regno??))dell'inautocoscienza, donde derivano parecchie conseguenze, fra cui tra l'altro l'essenzialità dell'autocoscienza all'ontico autocosciente e l'inessenzialità di essa all'inautocosciente e viceversa, e quindi, a parte la contraddizione con la presunzione di accidentalità dell'autocoscienza, una essenziale inconfrontabilità dei due, l'inapplicabilità dei modi ontici formali degli autocoscienti alla sfera degli inautocoscienti, la problematica della conoscibilità e dei metodi di conoscibilità di questi, che non è lecito inferire dagli altri nei loro modi ontici materiali e formali, e dell'illegittimità di utilizzare metodi e canoni della conoscibilità del mondo inautocosciente esterno ossia sensibile per la conoscibilità del mondo inautocosciente psichico, date l'eterogeneità materiale ed essenziale di questi due e la loro mera ((loro??))omogeneità relativa
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