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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag.7 F1] l’assunzione o di una modalità del primo a ragion sufficiente del secondo o una modalità del secondo a ragion sufficiente del primo; tralascio qui la contraddittorietà della concezione fatta propria dal Fichte, ossia di una finalità inerente all’essenza della spiritualità del principio, finalità che introdurrebbe del determinismo entro la spiritualità stessa. Ma lo stesso discorso può farsi, lo vediamo in Hegel, ben più armonico e ben più elaborato in concetti chiari e distinti, formalmente ineccepibili: il soggetto umano individuale, essendo non tanto la misura di tutte le cose, ma l’unica sorgente di una misura di se stesso, ed essendo quindi il primo che deve essere toccato dalla progrediente conoscenza, è la prima che tra tutte le cose si trova alle prese con la condizione del conoscere in generale che è dipendenza funzionale dalla nozione della cosa che è prima nell’ordine dell’essere; conosciuto per sé nella sua esistenza in sé l’uomo in quanto soggetto è da un lato un immediato, dall’altro un fenomeno che è in altro e lo si conosce per altro, un altro tuttavia che a sua volta è fenomeno, e così via; la nozione del fenomeno in quanto fenomeno gode del privilegio dell’immediatezza, dell’intuizione diremmo noi, e insieme patisce della contraddizione insuperabile di una esistenza che è in sé assolutamente e in altro assolutamente, e di una intelligibilità che è assolutamente per sé e per altro; s’impone di fuoruscire dal soggetto, dall’immediato, dall’in sé e per sé, per portarsi ad un altro il quale però sia un sé e per sé assoluto, sì che la contraddizione di sopra si risolva in uno stato relativo all’immediatezza, essendo il soggetto individuale un in sé e un per sé relativi che però si fanno assoluti quando sia trovato l’altro di cui il soggetto individuale è il per sé: transitivamente la nozione per altro del soggetto in sé ridiviene conoscenza del soggetto per sé; ma è venuta meno l’immediatezza: fra il pensiero pensante il soggetto umano s’inserisce la conoscenza del primo nell’essere, un medio cioè che fa della nozione del soggetto umano un mediato da immediato che era; l’intellezione dell’uomo è mediazione; la metafisica è mediazione, il problema della metafisica si fa problema di mediazione. La struttura formale ha ricondotto le relazioni fra i termini elementari della situazione cognitiva al loro stato logico, senza deturpare o misconoscere [pag.7 F2] l’esigenza della questione fondamentale che è di non deviare o non annullare l’attenzione e l’interesse per l’essere che è primo tra i fenomenici cioè l’uomo. Sostanzialmente non sono tuttavia mutati i rapporti fra le connotazioni delle componenti concettuali fondamentali, perché si tratterrà ancora di connotare il concetto del primo nell’essere in modo che esso possa porsi effettivamente come mediatore del concetto del soggetto umano lasciandolo al contempo nella pienezza e integrità della sua essenza, sicché si tratterà ancora di distinguere nel concetto di questo ciò che è fondamentale per la sua essenza umana da ciò che è fondamentale per la sua essenza ((assenza??)) naturale e fenomenica, di reintegrare in tal modo nell’unità della coscienza dell’uomo il contraddittorio dualismo dei due fondamenti, di definire il concetto del primo nell’essere con modi tali da ritrovare in esso il medesimo contraddittorio e insieme la sua ragione, che sarà ancora da un lato primato del fondamento spirituale sul fondamento naturale, dall’altro riscontro nel fondamento primo di un modo che fa del suo contraddittorio un medio necessario per una certa finalità, e dall’altro ancora sottrazione ai limiti della legge di contraddizione: la modificazione della determinazione del fine, nei confronti della identica postazione che ne aveva fatto Fichte, provocherà una variazione nel rapporto tra i due fattori fondamentali in seno al primo nell’essere e in seno alla coscienza umana; la riduzione dei due contraddittori a punti di vista relativi al soggetto empirico conoscente, asserita e introdotta come strumento nei primi scritti teologici, diverrà medio fondamentale tra la razionalità fenomenica o razionalità per altro e la razionalità metafisica o razionalità in sé, e la soluzione logico-formale e scientifico-materiale si farà in tal modo più completa e più luminosa in tutti gli angoli, anche i più oscuri, della domanda prima. Ma questa resta sempre quel che era e quel che doveva essere: qual è il rapporto fondamentale tra il primo nell’essere e l’uomo come primo nel fenomeno, onde sia soddisfatta la curiosità ansiosa dell’unica ed essenziale tensione umanistica che dall’intimo ci determina? Si tratta ora di vedere se questa è veramente la questione prima, o se la questione sia solo [pag 7 F3] prima nelle pretese. Quando non soltanto i metafisici dell’idealismo romantico, ma l’animo conclamatamente religioso del credente in un qualsivoglia verbo di Dio, e la coscienza riflessivamente ed esplicitamente volta a saper tutto di sé di un umanista pagano o marxista o esistenzialista o illuminista, affermano necessaria la mediazione tra sé contemplanti e l’uomo contemplato di una rappresentazione del principio, dichiarano che il conoscere, come serie armonica di proposizioni dal soggetto”uomo”, deve discendere dal primo enunciato metafisico, e che nella piramide dei giudizi cognitivi le proposizioni predicanti qualcosa di un soggetto che non sia l’uomo rientrano nella medesima dipendenza dal noto metafisico primo, ma debbono o allinearsi in un ordine inferiore alle proposizioni dal soggetto”uomo”, o, tutt’al più giustapporsi ad esse in una complanare cogenerità: cogenerità o inferiorità impediscono loro di interporsi come medie tra l’enunciato primo e gli enunciati riguardanti la conoscenza dell’ente uomo, consentono invece il disinteresse e l’abbandono di qualsiasi ricerca per ((fra??)) gli enti fenomenici che non sono l’uomo.Quando i metafisici del materialismo ilozoistico((??)), le coscienze preoccupate di dare alle nozioni dell’intelletto una forma che soddisfaccia al limite le esigenze razionali di una giustificazione consequenziale per omogeneità, gli intelletti che trovano riposo perfetto nell’evidenza matematica ed elevano le condizioni di siffatta evidenza a canone di conoscenza universale, risalgono a un primo enunciato che dalla predicazione determinata dell’essere primo offre l’illazione dei modi garantenti al fenomenico le sue univoche autosussistenza e autovitalità entro e con lo spaziale-sensoriale o le sue strutture essenziali simmetriche dell’evidenza matematica, mediano con la prima proposizione metafisica tutte le proposizioni predicanti qualcosa di un soggetto-concetto che è ente fenomenico, giustappongono in una linearità cogenere a queste le proposizioni dal soggetto-uomo o sottordinano queste alle prime, con la conseguenza che per i concetti riguardanti direttamente l’uomo si ripropone quella liceità di indifferenza e di abbandono di analisi e di interpretazione che sopra si era offerta per i concetti di enti fenomenici [pag.7 F 4] altri dall’uomo. Lo stato così descritto dà superficialmente ragione a quanti accusano il secondo metodo di erroneità o illusorietà: infatti l’immediatezza tra il primo enunciato metafisico e i giudizi del soggetto “fenomeno altro dall’uomo” sarebbe di fatto e di diritto, se l’illazione dei secondi dal primo non fosse mediata da altre proposizioni il cui concetto-soggetto è il conoscere in generale che è conoscere dell’uomo. Ora, l’obiezione è valida anche per il primo metodo, perché nulla è dato inferire dalla connotazione del concetto del primo nell’essere che non riguardi immediatamente il conoscere in sé e in genere che è conoscere secondo i modi dell’uomo, e che solo mediatamente riguardi qualcosa d’altro che non sia il conoscere umano stesso e che dalla connotazione del concetto di questo non sia condizionato e in funzione di questa connotazione connotato a sua volta. La struttura delle due piramidi concettuali o cognitive è fondamentalmente identica in entrambe le metodiche di costruzione: una connotazione del concetto del primo essere, una connotazione dei concetti delle modalità del conoscere umano, una serie di connotazioni dei concetti di enti della natura. Qui le due metodiche divaricano, la prima attribuendo il primato ai concetti dell’umano, la seconda dichiarando primi i concetti del non-umano. La differenza è senz’altro essenziale e in sé e rispetto alla costruzione, ordinamento, connotazione di tutti i concetti, concetto dell’essere primo compreso. E’, tuttavia, da vedere bene se la varietà pervada la totalità dei momenti del triplice rapporto, relazione tra nozione del primo ontico e nozioni del conoscere, relazioni tra nozioni del conoscere e nozioni del naturale, interrelazioni tra nozione del primo ontico e nozioni del naturale, oppure tocchi tutti i momenti ad eccezione di uno generalissimo e di fondamento al restante dei momenti o aspetti relazionali: nel primo caso avremmo una eterogeneità assoluta, nel secondo una eterogeneità soltanto relativa. Intendo partire da alcune considerazioni che si possono anche considerare modi affettati di un raziocinio di tipo indiretto. Se l’eterogeneità delle
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