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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 231
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[pag 265 (231 F1/2)]

per la loro partecipazione ad esso e che se ne differenziano perché questo è uno e immutabile, non sono, da un punto di vista platonico, conclassificabili solo per siffatta partecipazione in quanto identità del rapporto che è in ciascuno col rapporto che è in tutti, ma anche perché quel tanto di materia specializzata che in questo uomo entra con altre sue parti di materia spazializzata in un rapporto ripetuto negli altri uomini e la cui conoscenza è o sensazione o percezione di un organo o di una porzione di organo, deve pur essere posta in equivalenza con quel tanto di materia spazializzata che in un altro uomo non solo entra nello stesso rapporto con altre parti spazializzate ma vi entra conservando con queste quel modo relazionale che il rapporto intelligibile attribuiva al tanto di materia del primo uomo, perché, se questo non è dato, dovrebbe esser lecito, sempre dal punto di vista platonico, costituire ad esempio gli occhi con qualsivoglia insieme di sensazioni che siano relazionate da quel nesso intelligibile che è il rapporto uno e uniforme di un occhio umano in genere perché gli occhi siano quel che chiamiamo occhio;e lo stesso discorso si ripete per Aristotele e anche con maggior forza, se si pensa che egli attribuisce a una percezione la potenza dell'atto o dell'intelligibile corrispondente il che altro non significa se non che non solo le varie sensazioni della percezione debbono stare in un rapporto che in certo senso ripete la relazione intelligibile ma si distingue da essa per la sua ripetibilità altra dall'irrepitibilità ontica di questa e per la liceità sua di essere e di non essere ontica altra dalla apoditticità dell'ontità di questa, ma debbono anche esser tali da essere sostituite da altre sensazioni le quali però debbono essere della stessa classe avente a ragione un sensorio e debbono essere di una delle classi aventi a ragione una delle sfumature di cui la classe del sensorio è classe, se non tutte almeno quelle che necessariamente debbono essere date perché sia data la potenza del rapporto intelligibile, che se le sensazioni che son condizione della potenza dell'intelligibile sono inclassificabili, nel senso che non sono conclassarie sotto nessun punto di vista con le altre sensazioni che in altre percezioni sono condizioni apodittiche della potenza dello stesso intelligibile, si dà l'assurdo che la potenza di questo permane invariata e rimanda ad esso come ontico in atto indipendentemente dalla classe sotto cui possono essere sussunte le sensazioni di qualsiasi percezione che sia potenza di quell'intelligibile; più rettangoli che l'immaginazione ripeta identici nell'intelligibilità matematica che li costituisce e ne fa degli intelligibili, qualora siano immaginati eguali, manifestano la loro sostituibilità o sovrapponibilità, come vuole la definizione dell'eguaglianza, non soltanto in forza dell'identità delle strutture relazionali intelligibili il cui complesso chiamiamo triangolo, ma anche grazie a una certa identità delle intuizioni immaginarie entro cui son calate siffatte strutture a unificarle in rapporti; onde le figure immaginate siano eguali tali intuizioni debbono essere identiche sia nei rapporti sia nella sostituibilità o sovrapponibilità di ciascuna omologa da parte di qualsiasi altra che nelle altre figure è omologa della prima, sia anche nella conclassarietà di tutte le omologhe in una classe la cui ragione non è né l'identità


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[pag 266 (231 F2/3)]

del rapporto geometrico né l'omologia, ma è quella qualsivoglia identità che le lega l'una all'altra sul piano della mera immaginazione intuitivo-fenomenica; debbono cioè essere tutte o dei colori o delle correnti ondulatorie o delle successioni di vibrazioni sonore o quella qualsivoglia cosa che è un ontico ad intuizione sensoriale; che se si vuole che se siffatta classificazione nulla dica di un'effettiva loro identità dal punto di vista della mera intuizione, la liceità di una moltiplicazione all'infinito dei rettangoli immaginati eguali matematicamente ma eterogenei per l'intuizione fenomenica eliderebbe una loro identificazione sotto questo punto di vista se fosse data di diritto e di fatto la variabilità infinita dei modi ontici di intuizioni conclassari per l'unica ragione del sensorio comune; comunque un'identificazione dei singoli componenti intuiti in più triangoli uguali sotto il punto di vista della loro mera intuizione irrelata è condizione necessaria, concomitante dell'unicità del loro intelligibile geometrico, a fondarne l'uguaglianza e quindi l'intelligibilità; è vero che, nel caso di figure geometriche come i rettangoli, alle quali qui si vuole limitare l'esempio senza pretendere che la sua struttura sia esaustiva di tutti i dati ad intelligibilità matematica, della cui intuitività o non qui non intendo discutere, la classificazione dei singoli relati sotto una stessa classe o avente a ragione il comune sensorio o avente a ragione una sfumatura o tonalità, è condizione di gran lunga meno necessaria della loro intera intelligibilità, di quanto non lo sia per i fenomeni ad intelligibilità non puramente matematica, perché è sufficiente la eguaglianza per sovrapponibilità dei singoli omologoghi per fondare in unione con l'unicità del complesso dei rapporti matematici la conclassarietà dei vari enti geometrici in una classe di cui sia ragione il complesso, ma è altrettanto vero che la sovrapponibilità presuppone a condizione necessaria l'intuibilità sia pure immaginativa di ciascuna serie di omologhi, sicché, se l'identità degli intuiti non è fondata su tutte le definizioni che un'intuizione tollera e sotto il cui punto di vista più intuiti sono classificati per una certa loro identità reciproca, non è lecito prescindere totalmente da qualsivoglia loro identità e appunto da quella che è costituita dalla loro natura di intuiti; ma quando si ritorni a molteplici fenomenici omogenei per l'identità dell'intelligibile cui partecipano, non è consentito ritenere che l'elisione di una nozione come quella di sostanza o come quella di intelligibile il cui modo ontico sia l'unità di componenti materiali irriducibili a meri rapporti e dei rapporti che ne sono la forma e la riduzione dell'intelligibilità alla legittima predicazione degli attributi a un ontico che è solo rapporto e dalla cui ontità pura sono esclusi ontici qualsivogliano che siano rapportati senz'essere rapporti, non è consentito cioè pensare che la sostituzione all'interpretazione della struttura data agli intelligibili dalla dottrina logica del platonismo -aristotelismo dell'interpretazione che di essa struttura danno le dottrine logiche esplicite o implicite nelle moderne scienze della natura basti a lasciar da parte l'identità dei rapportati che sarebbero mere intuizioni sensoriali; infatti questi rapporti che sarebbero gli unici intelligibili, pare che non si riducano a una serie giustapposta di generi


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[pag 267 (231 F3/4)]

sommi cogeneri in quanto specie di un unico genere, la rapportazione intelligibile che è o ontico assoluto e in sé per indipendenza dall'autocoscienza di condizione umana o ontico relativo ad una autocoscienza di condizione umana che ha la presunzione e il diritto di trattarla per un ontico di effettiva identità in qualsiasi dei sommi cogeneri in cui si ritrovi benché questa compartecipazione a un identico non sia affatto ragione di una loro dialettica di ciascuno col loro genere e di ciascuno con gli altri cogeneri che non sia solo per autocoscienza, o che ha la presunzione soltanto di trattarla per tale, ma di diritto non le è lecito se non ridurla a una somiglianza reciproca dei sommi cogeneri, checchè poi questa somiglianza significhi, ma sembra che patiscano ciascuno la necessità di articolarsi in funzione di denotanti generiche con altri intelligibili che, unificandosi loro con funzioni di denotanti specifiche porrebbero dialettiche ora intelligibili che sono da genere a specie, da specie a genere, da cogenere a cogenere, e insieme ridarebbero vita a quel sistema gerarchico tra gli intelligibili che le dottrine logiche a intelligibili sostanziali o a intelligibili con materia che non è riducibile a forma avevano già ammesso; ora, dato ((data??)) siffatta complicazione del numero e della qualità degli intelligibili, è da ricercarsi  la ragione della sussunzione dei fenomenici intuiti sia sotto gli intelligibili che son sommi sia simultaneamente sotto le loro specie; che se queste sono non mere specificazioni degli intelligibili sommi in forza di denotanti che sono da inferirsi dalla comprensione di questi, perché in questo caso si darebbe l'aporia di un rapporto intelligibile, quello del sommo intelligibile, che dovrebbe essere al tempo stesso semplice, come mera liceità di uno spostamento d'attenzione apodittico per cui si dà l'autocoscienza soltanto del rapporto che l'attenzione segue come falsariga e insieme pone autocosciente, e composito, in quanto liceità di uno spostamento d'attenzione apodittico per cui è data l'autocoscienza soltanto sia del precedente rapporto sia di un altro rapporto che è autocosciente solo per lo spostamento d'attenzione cui si riduce dal primo rapporto a un nuovo rapporto che sta a quello come uno specifico sta a un generico (si pensi alla successione azione-reazione, gravitazione, gravità), ma sono arricchimenti qualitativi del generico sommo ad opera di un materiale intelligibile che il pensiero di condizione umana ha il diritto di articolare sulla materia autocosciente del generico sommo ma in quanto siffatta articolazione ritrova in un altro generico che, da sussumersi al primo, non è tuttavia da inferirsene geneticamente, qualunque sia il principio intelligibile di cui l'uno e l'altro sono affermati inferenze di fatto e di diritto, la sussunzione dei fenomenici intuiti sotto i vari intelligibili l'un l'altro sussunti non è identica né fonda la sua intelligibilità su ragioni identiche o che sia del fenomenico sotto un generico sommo o che sia sotto un intelligibile specie di questo: per la prima sussunzione sono ragioni sufficienti l'intuizione di diritto e di fatto del fenomenico e lo spostamento d'attenzione dall'apoditticità e forma del generico sommo all'apoditticità dell'identica forma ritrovata nel fenomenico, qualunque sia poi la ragione fondante queste ultime apoditticità e identità, sicché, avendo l'apoditticità dell'identica forma dell'intelligibile sommo




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