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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 237
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- 285 -


[pag 285 (237 F2/3)]

e che nell'uno non è lo stesso dell'altro -donde l'equivalenza dei due -, sia spostamento d'attenzione il cui rapporto autocosciente è predicabile con gli attributi che si vogliono assumere, sotto qualsivoglia materia e forma loro si voglia, come modi ontici autocoscienti generali la cui concomitanza con altro fonda((e??)) il diritto della predicabilità a questo dell'intelligibilità, e la cui predicabilità con l'intelligibilità non ha la sua ragione dall'una o dall'altra delle due biffe quantitative dialettizzate con lo spostamento ma dalla concomitanza assoluta di tali attributi con il rapporto reciproco in cui l'una si pone con l'altra, concomitanza di cui l'autocoscienza è tutt'al più segno o coessenziale, ma mai ragione sufficiente o principio, sia spostamento d'attenzione che di quel tanto di eterogeneità che fonda l'equivalenza dei quantitativi rapportati e ne elide l'equazione per identità, dell'intelligibilità del rapporto, delle modalità ontiche differenti per la quantità ma non per la loro unità che è quantità identica in entrambi, e infine del rapporto che passa fra la differenza dei modi ontici el'unicità della quantità complessiva fa altrettanti principi di inferenza di rapporti, che son tanti quanti sono i singoli autocoscienti componenti ciascuno dei due modi ontici, che si dicono funzioni, come quelli che instaurano una concomitanza intelligibile fra le variazioni dell'un rapportato e le variazioni dell'altro, sì che sia lecito allineare in due serie biunivoche i due gruppi di variazioni od ontiche o problematiche; da questa forma di equivalenze che i suoi giudizi assumono le scienze inferiscono la liceità di costruire giudizi che sono universali affermativi e insieme categorici, come quelli che ponendo a soggetto, ossia a termine di equivalenza quel quantitativo la struttura della cui quantità non è un certo rapporto fra quantitativi o un complesso di rapporti fra quantitativi, l'autocoscienza di ciascuno dei quali unificata all'autocoscienza degli altri mediante quella sostituzione ai molti quantitativi, correlati secondo il o i rapporti, con il solo quantitativo, sostituibile e sostituito dai molti in siffatto o in siffatti rapporti, la quale chiamiamo calcolo si pone in equivalenza con questo quantitativo solo, che chiamiamo unico o solo perché la sua ontità è data con un unica autocoscienza e in sé non consente nessuna autocoscienza che s'accompagni a uno o più spostamenti d'attenzione da un ontico autocosciente quantitativo ad un altro, e che chiamiamo sintesi o sintetico perché posto in equivalenza con uno o vari spostamenti d'attenzione autocoscienti fra più quantitativi di cui essi sono unificazione nel modo suddetto, ma è da un lato un quantitativo che è unico e sintetico e dall'altro è un problematico e non un ontico autocosciente come quello che consegue autocoscienza alla condizione che sia necessariamente correlato, come con il suo predicato, secondo la consueta equivalenza funzionale, con due o più quantitativi connessi da rapporti indicanti la liceità di unificarli in un quantitativo unico e sintetico che è l'identico del soggetto stesso; se i molti quantitativi correlati nel predicato sono essi stessi problematici, nel senso che ciascuno di essi riceve ontità autocosciente non dalla sua natura di unico e di sintetico in sé, ma dalla sua equivalenza, in funzione di soggetto, con quegli stessi quantitativi con funzione di predicato


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[pag 286 (237 F3 /4)]

con cui è rapportato nel precedente giudizio, correlati però da rapporti che son altri da quelli di questo, il giudizio è affermativo ed universale, mentre se quei quantitativi correlati nel predicato sono ontici come quelli l'unità e sintesi di ciascuno dei quali è un autocosciente in sé e per sé e non per quell'altro che è il predicato equivalente, il giudizio è affermativo e individuale; che se chiamiamo categorico uno spostamento d'attenzione che da un lato è da un ontico autocosciente predicabile con gli attributi dell'unità e della sintesi al o ai rapporti che vincolano reciprocamente tutte le porzioni, in cui tale unità sintetica è disarticolabile, sì che ciascuna di esse non abbia liceità di essere ontico autocosciente se non in quel o quei rapporti con le altre e se non nell'immanenza con queste secondo quel o quei rapporti nell'unità della biffa che è principio dello spostamento, che dall'altro è intelligibile come quello che è univoco, nel senso che è da tale unità a quella sua disarticolazione in più porzioni rapportate e non è lecito sia dalla stessa unità a una disarticolazione altra per mutazione delle porzioni, e che è da tale unità a quel rapporto fra le porzioni disarticolate e non è lecito sia dalla stessa unità a un rapporto che deve essere altro per la mutazione delle porzioni disarticolate, che dall'altro infine è tale da rendere autocosciente la dialettica intrinseca all'unità che è biffa-principio ponendo l'equivalenza dell 'unità con una certa dialettica che è e non è lecito sia altro da quello che è e da rendere autocosciente l'ontità della dialettica sostitutiva dell' unità in forza della sua immanenza nell'unità imposta dalla sua equivalenza con questa, il giudizio delle scienze, che pone in equivalenza univoca un ontico quantitativo autocosciente unico e sintetico o con uno o più rapporti fra ontici autocoscienti quantitativi ciascuno a lor volta unico e sintetico, sia che condizioni la problematicità del primo con la problematicità di ciascuno di questi, sia che assuma come apodittica l'ontità autocosciente del primo in virtù dell'ontità di ciascuno degli altri, autocosciente in sé e non per altro, è da assumere come categorico; che se si obietta che nei giudizi categorici della logica tradizionale è illecita l'inferenza da uno di essi di un giudizio che sia altrettanto categorico e che al tempo stesso sia dialettica di intelligibili che sono identici a quelli della dialettica del primo, sicché uno di quei giudizi della scienza che abbiam detto categorico tale non sarebbe perché esso è apoditticamente principio di altrettanti giudizi, formalmente identici al primo e utilizzanti nella propria dialettica gli ontici dialettizzati dal primo, quanti sono gli intelligibili della sua dialettica, si risponde che anche nella logica tradizionale a intelligibili qualitativi è lecita l'inferenza da un giudizio categorico di tanti giudizi categorici, che utilizzano gli stessi intelligibili del primo predicando a ciascuno di essi, in funzione di soggetto, l'immanenza in esso della funzione o rapporto in cui esso si lega agli altri nel primo; tuttavia una fondamentale distinzione distingue i giudizi categorici delle due intelligibilità: l'intelligenza per qualitativi, una volta che giustapponga più giudizi categorici che sian tutti dialettiche differenti fra intelligibili identici, è tenuta necessariamente a fare di uno di essi il principio assoluto di tutti gli altri,




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