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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 240
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[pag 294 (240 F1/2)]

 in quanto immanenza allo stato di inautocoscienti nella sua intuizione di ontici la cui autocoscienza dovrebbe instaurare una loro distinzione dal percepito come quelli a cui sarebbero da predicarsi gli attributi il cui insieme è intelligibilità, e in quanto simultaneamente fonte del diritto della percezione a porsi come tale, accolgono in sé in abbondanza, se non altro per il fatto che quando si vanno a cercare quegli ontici autocoscienti intelligibili la cui unità costituisce l'intelligibilità inautocosciente della percezione in sé e quindi la sua necessità e sostanzialità che sarebbe((ro) immediate nel loro fatto e mediate nel loro diritto, si parte dalla pretesa che essi siano qualcosa d'altro dagli stessi ontici intuiti come porzioni della percezione e si arriva alla necessità di non trovare nella percezione altre porzioni che tali intuiti stessi a cui non resterebbe che attribuire intelligibilità con tutte le contraddizioni che ne derivano; ma è anche lecito pensare che questa critica alla categoria di sostanza e alla suddivisione di una giustapposizione simultanea di intuiti in blocchi percettivi, sia un secondario e un derivato da quel primario che è il modo ontico sotto cui ha dovuto guardare a quella giustapposizione la dottrina logica della scienza quando ha fatto delle equivalenze quantitative funzionali a porzioni di modi quantitativi, unici e sintetici, variabili secondo i reciproci condizionamenti funzionali la materia degli intelligibili autocoscienti in sé e inautocoscienti nel fenomenico; perché una certa quantificazione di un intuito o di un gruppo di intuito o di qualche loro modo ontico risulti intelligibile per l'immutabilità sia della sua equivalenza con uno o più rapporti di altre quantificazioni sia della sua identità con il quantitativo sostituibile a quel o quei rapporti, occorre, lo abbiam già visto, che l'intelligibilità del fenomenico venga dialettizzata con l'intelligibilità del matematico in generale secondo un rapporto di sovraordinazione di questa del quale son conseguenze l'immanenza di tutti i rapporti formali e funzionali del matematico in sé nell'intelligibile del fenomenico e, con ciò, l'equivalenza di tutte le dialettiche che vengono inferite da una certa dialettica in forza della costanza della equivalenza che sussiste in ciascuna dialettica quando i rapporti degli intelligibili che permangono identici in tutte vengano mutati in modo che la loro modificazione non modifichi il rapporto di equivalenza che è la ragione e la forma di intelligibilità di tutte; questa sovraordinazione, se è vero che offre alla scienza un'ampiezza di inferenza ben superiore a quella consentita da un'intelligibilità per qualitativi, in quanto, posta l'intellezione di un certo quantitativo mediante l'immutabilità della sua equivalenza con un certo rapporto fra altri quantitativi e con ciò definita perfettamente quella disarticolazione della comprensione dell'intelligibile nelle denotanti e nei loro rapporti, che fa tutt'uno con la sua autocoscienza di intelligibile in quanto autocoscienza della dialettica che lo costituisce, è posta simultaneamente una identica intellezione per gli altri quantitativi la cui rapportazione in equivalenza col primo ne fa le sue denotanti, attraverso quella disarticolazione della comprensione di ciascuno che è offerta immediatamente dalla prima equivalenza, e se è vero che esonera la concentrazione d'attenzione


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[pag 295 (240 F3 /4)]

coi suoi spostamenti dalla necessità tipica di una intellezione per qualitativi di cogliere l'intelligibilità di ciascuna denotante della comprensione di un intelligibile mediante una disarticolazione di tale denotante che non ha il diritto di valersi della disarticolazione già operata sulla comprensione in cui la denotante immane se non per fissare i limiti in cui lo spostamento d'attenzione operato in vista della nuova disarticolazione deve effettuarsi e che son costituiti dalla materia di quella denotante in quanto immanente in quella sua comprensione, e per rilevare quelle denotanti della denotante che sono formali e funzionali in quanto non sono che l'autocoscienza dei suoi rapporti, con la rispettiva materia forma e funzione, con le altre denotanti della stessa comprensione, sicché, mentre l'intellezione per quantitativi ha il diritto di affermare che l'unica presa sull'intelligibilità di un quantitativo del fenomenico e l'unica dialettica con cui quest'intelligibilità s'identifica sono di fatto la sintesi di tante prese sulle intelligibilità di tanti fenomenici e di tante dialettiche coincidenti con queste intelligibilità quanti sono i quantitativi originariamente dialettizzate, e quindi si attribuisce di diritto il privilegio di un'economia delle energie da spendersi nelle concentrazioni e spostamenti d'attenzione in quanto l'intellezione di un quantitativo a piacere è principio di un' inferenza dell'intellezione di tutti quelli che ne costituiscono l'intelligibilità grazie a un'applicazione d'attenzione che non ha più bisogno di fare suoi termini autocoscienti intelligibili e intuiti altri da quelli già utilizzati, l'intellezione per qualitativi deve ammettere che ad ogni sua intellezione corrisponde uno sforzo dialettico del tutto nuovo rispetto a quell'intellezione che ne è principio e che ogni sua dialettica è sempre spostamento d'attenzione tra autocoscienti che son sempre altri da quelli degli spostamenti precedenti, è altrettanto vero che costringe la scienza a predicare simultaneamente a ciascun quantitativo utilizzato dalle dialettiche equivalenti attributi intelligibili formali e funzionali che son l'un l'altro contraddittori, come quelli che necessariamente ad esso spettano come a autocosciente che è simultaneamente il tutto di una comprensione che è denotato da altri quantitativi in certo rapporto reciproco, e la porzione che denota di diritto la comprensione di uno di questi quando entra in un certo altro rapporto reciproco con i restanti che prima eran sue denotanti, con la conseguenza che ogni intelligibile quantitativo una volta irrelatizzato è simultaneamente predicabile, quando si prenda a principio l'intelligibile relazione di equivalenza in cui giace con altri, con la funzione di intelligibile specie di certi suoi generi e denotato da questi con la funzione di intelligibile genere dei suoi generi e denotante la loro comprensione, con la funzione di intelligibile cogenere dei suoi generi e codenotante con alcuni di essi della comprensione di uno fra essi; la contraddizione, dal punto di vista della sussunzione sotto l'intelligibilità del matematico, non esiste, in quanto ciascun membro di un complesso che sia matematicamente intelligibile, su qualunque piano dell'autocosciente lo si sistemi o sull'intelligibile o sull'intuito, è sempre un tutto scomponibile in porzioni che sono variabili a piacere purchè simultaneamente vari




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