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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 300 (242 F1 /2)] come quella nella quale si dà inautocoscientemente immanente una molteplicità di intelligibili che sono unità sintetiche di intelligibili qualitativi, e nella quale siffatta immanenza fonda sia il diritto di fare dei gruppi degli intuiti che son percezioni degli ontici autocoscienti in cui l'unificazione degli intuiti componenti è, come da sua ragione, non dagli spostamenti d'attenzione investenti la giustapposizione simultanea, ma dalla struttura stessa di questa la quale offre i rapporti interfenomenici nelle percezioni e fra le percezioni come falsariga che gli spostamenti d'attenzione rendono autocosciente al tempo stesso che la debbon necessariamente seguire, sia il diritto di dialettizzare nel seno di ogni percezione gli intuiti componenti secondo spostamenti d'attenzione da intuito ad intuito o da gruppo di intuiti a gruppo di intuiti che debbono essere identici agli omologhi spostamenti d'attenzione che sono le dialettiche operate nell'intelligibile simmetrico alla percezione e fondante l'intelligibilità di questa, ogni intuito o gruppo di intuiti di una percezione non ha la liceità di essere biffa variabile di una dialettica con altri intuiti o gruppi di intuiti la quale goda di variabilità materiale ed estenda questa variabilità a questi ultimi che son l'altra sua biffa, la sua ontità e i suoi modi ontici cioè non hanno la liceità di esser presi ora come condizionati ora come condizionanti quelli degli altri intuiti della stessa percezione; infatti dato l'assoluto parallesimo che deve darsi fra le dialettiche fra le denotanti della comprensione di questo intelligibile per qualitativi di questa percezione e le omologhe dialettiche fra gli intuiti che nella percezione sono in omologia con le denotanti nell'intelligibile, come in una di quelle dialettiche ogni denotante è biffa a funzione formale invariabile o di condizionante rispetto alla qualità sintetica dell'intelligibile o nei confronti della materia o della forma di quest'altra denotante con cui è dialettizzata o di condizionato ma solo rispetto alla materia o alla forma di una denotante che sia altra dalla precedente, così nella sua omologa delle dialettiche fra intuiti questo intuito o gruppo di intuiti è anch'esso biffa a funzione formale invariabile o di condizionante o di condizionato ma negli stessi rapporti della sua denotante omologa; donde segue che in una ripartizione del fenomenico in percezioni per intelligibilità immediatamente inautocosciente nessun intuito o gruppo di intuito entra con altri intuiti o gruppi di intuiti che permangano identici in un rapporto tale che attribuisca a tutti simultaneamente la funzione di condizioni e di condizionati, attribuzione che, estesa necessariamente all'intelligibile della percezione, lo rendere((bbe)) contraddittorio e quindi impensabile; che se allora la scienza procede all'autocoscienza dei suoi intelligibili per equivalenza funzionale di quantitativi variabili e se ciò fa alla condizione di investire un intuito in generale delle funzioni di condizione e di condizionato insieme nei suoi rapporti con altri intuiti che son gli stessi sia per l'una che per l'altra funzione, essa deve pretendere un'assoluta indipendenza degli intuiti da raggruppamenti in percezioni ad intelligibilità qualitativa inautocosciente, e deve fare apriori e inautocoscientemente della simultaneità degli intuiti quella giustapposizione, discreta per assenza di una intelligibilità [pag 301 (242 F2/3)] inautocosciente che sia liceità ((lecità??)) di inferenza dei gruppi percettivi dalla categoria di sostanza e dagli intelligibili qualitativi da questa sussunti, che un'analisi che muova da tale apriori inautocosciente, pretenderà poi di inferire dalle aporie e quindi dalla impensabilità in generale di una categoria di sostanza e degli intelligibili qualitativi sussunti da questa; tuttavia, anche se è presupposto assiomatico per una intellezione a dialettiche fra quantitativi in rapporto di equivalenza e di correlazione funzionale che l'unica rapportazione lecita fra intuiti fenomenici sia quella che nella materia dei suoi rapporti fra qualitativi tenta di riprodurre la materia dei rapporti fra le rispettive quantificazioni intelligibili, essendo necessario escludere per lo stesso assioma che fra gli intuiti si dia quell'insieme di relazioni che son proprie di una legittima spartizione del fenomenico in percezioni, si tratta ora di vedere se la scienza veramente e totalmente escluda dalle sue dialettiche siffatta spartizione e dalle sue categorie la nozione di percezione, ossia di sostanza: senz'altro, fin che guarda all'intuito sotto certi punti di vista, la scienza ha un bisogno limitato della ragione della classe delle percezioni, o gruppi di intuiti dotati di una costanza temporaneamente permanente della loro unificazione, e fa a meno della sussunzione di detta ragione sotto il concetto di sostanza: fin che ha a che fare con le equazioni generalissime le basta il raggruppamento di intuiti in percezioni che chiama corpi e che, sottratti alla necessità di coinvolgere sempre o gli stessi intuiti o un numero uguale di intuiti e di non estendersi ad altri o di non perderne di quelli che ha, inferiscono la loro ontità non da una loro intelligibilità qualitativa ma dall'immanenza della equazione che è data solo in funzione dell'esserci in genere di un gruppo di intuiti e non dell'esserci in particolare del gruppo di questi intuiti conclassificabili per la costanza di qualche loro qualità o della quantità loro in quanto componenti; ma, se è vero che in questo caso la ragione della classe delle percezioni sta nella mera unificazione di tanti intuiti quanti son necessari ad assicurare ontità alle dialettiche dei quantificati nell'equivalenza funzionale, e se è vero che tale unificazione è sottratta alla intelligibilità per essenza qualitativa e quindi a una costanza qualitativa e quantitativa degli intuiti componenti, è pure vero che la stessa scienza, almeno sotto il punto di vista delle equivalenze funzionali fra quantitativi che siano più ricche di interrelati delle generalissime da cui sono da inferirsi o i cui interrelati senza cessare di esser inferenze nei loro rapporti dalle equazioni generalissime, sono secondo modi qualitativi della quantità ossia secondo numeri che il semplice modo di corpo delle percezioni in cui immangono non è bastevole a giustificare, è tenuta a enunciare esplicitamente o a presupporre implicitamente giudizi affermativi universali categorici che sono simmetrici intelligibili di gruppi percettivi per la cui unificazione l'immanenza dell'equivalenza quantitativa intelligibile non è cagione sufficiente;ma io voglio anche concedere che questi giudizi categorici con le loro sussunte e simmetriche percezioni, i quali dovrebbero addizionare all'intelligibilità per quantitativi un'intelligibilità per qualitativi e il cui soggetto dovrebbe esser sussunto dalla categoria di sostanza, [pag 302 (242 F3/4)] con l'aporia fondamentale che ne deriverebbe che ((la)) ogni giustapposizione simultanea di intuiti non già dovrebbe lasciar posto a una doppia intelligibilità, ma dovrebbe piuttosto strutturarsi secondo intuiti in rapporto tale di condizionamento reciproco che la funzione di ciascuno, dal punto di vista dei nessi condizionali, rispetto ad altri che vengano assunti come insostituibili e sempre costanti nel loro riferimento al primo, dovrebbe risultare univoca e invariabile e immodificabile in forza dell'intelligibile qualitativo sotteso inautocoscientemente a tutto il complesso intuitivo, e insieme dovrebbe essere molteplice e variabile e sostituibile da altre funzioni eterogenee in forza dell'intelligibile quantitativo pure inautocoscientemente sotteso, con la conseguenza che delle due l'una o si distinguono le due intelligibilità per una sorta di giustapposizione irrelata, e in questo caso si dovrebbero anche distinguere o gli stessi intuiti o i modi ontici di cui un intuito è dotato nella classe di quelli che sono solo per la qualità dalla classe di quelli che sono solo per la quantità senza che la quantificazione di un ontico o di un suo modo abbia nulla che fare con la sua qualità, o si pretende che per l'impossibilità delle dialettiche di condizione umana di darsi in due sfere eterogenee le cui biffe dovrebbero però essere identiche indifferentemente alla loro partecipazione a questa e insieme all'altra delle due sfere intelligibili, le due intelligibilità coincidano, e in questo caso quanto di qualitativo c'è in un intuito o in un suo modo deve porsi indissolubile con la sua quantificazione e in fondo far tutt'uno con esso, il che diverrebbe inconcepibile per la contraddizione in cui la sussunzione formale dell'intuito ai principi dialettici generalissimi sussumenti dialettiche qualitative con la sussunzione formale cui lo stesso intuito dovrebbe piegarsi di fronte agli eterogenei principi generalissimi sussumenti le dialettiche quantitative, io voglio concedere ripeto che queste aporie siano il segno o di un errore del pensiero della condizione umana che è mia il quale pretende di scorgere nelle scienze delle dialettiche da trattarsi come giudizi categorici ad intelligibili qualitativi irriducibili ad equivalenze funzionali quantitative e non s'accorge che quel trattare il quantitativo per quantitativo è una surrezione cui lo costringe la base qualitativa delle dialettiche della vita quotidiana e di quelle della logica che ha imparato a scuola, o di un errore del pensiero di condizione umana la quale è di tutti, il quale costringe la scienza stessa ad albergare giudizi illegittimi e a sostituire surrettiziamente qualità a quantità per quel fondamento qualitativo che è una mera pretesa; si ritorni pure allora a quel concetto di corpo come dialettica intelligibile fra intelligibili la cui intelligibilità sta tutta solo nella generica identità in cui gli intuiti si pongono in quanto autocoscienti secondo i modi dell' intuizione fenomenica, si ritorni cioè alla dialettica di un giudizio universale affermativo categorico il cui soggetto è il corpo in quanto intelligibile e in quanto dialettizzato con spostamenti d'attenzione fra le sue denotanti, intelligibili per la costanza e immutabilità del modo ontico dell'intuizione in genere che tutte le affetta, e si attribuisca agli spostamenti la natura di salti d'attenzione che seguono come falsariga
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