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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 319 (247 F4 /248 /1)] dei due ontici l'intuitività e gli effetti che ne conseguono, viene nella sfera dell'intelligibile ritrovata quella funzione di traduzione con autocoscienza e di separazione dall'eterogeneo inintelligibile di tutto ciò che nell'intuito autocosciente giace con inautocoscienza e con mesdan((??))((inesdam??)) con l'inintelligibile e insieme quel valore di porre autocosciente l'ontico che le dialettiche di condizione umana accolgono come ontico esclusivo ed esclusivamente degno di farsi loro biffa in forza di certe sue denotanti formali che son poi quelle di Parmenide, e di farlo biffa, grazie a quell'autocoscienza di cui lo dotano, di dialettiche che sono esse stesse un ontico di ontità esclusiva ed esclusivamente degna di farsi biffa di dialettiche, sottraendolo all'esclusione da siffatte dialettiche e quindi all'inontità in cui giace finché resta con inautocoscienza nell'altra sfera dell'intuito; in tal modo l'empirismo accoglie nei suoi tutti i presupposti della tradizione e in particolare quello dell'ontità di una ragione che è una certa giustapposizione di certi autocoscienti dialettizzati in certo modo, quello della simmetria perfetta fra l'ontità della ragione e l'ontità del fenomenico che è equivalenza dell'una con l'altro ma non identità per l'autocoscienza e per la separazione da eterogeneo con cui si danno gli ontici razionali in quella e per l'inautocoscienza e confusione con eterogeneo con cui si danno gli stessi ontici in questo, quello dell'univocità dei predicati dell'ontico che son solo quelli dell'autocosciente intelligibile e quindi dell'esclusiva ontità del razionale, esclusiva ontità che, surrettiziamente ammessa l'ontità di un pensiero in sé, diviene unica validità di conoscenza o di ripetizione con autocoscienza dell'ontico che è di fatto e di diritto tale; quando Kant accusa gli empiristi di esser caduti nello stesso errore dei razionalisti, per aver preteso che il conoscere sia un riprodurre la cosa in sé la quale, coincidente come sarebbe con la continuità mutevole dell'inintelligibile giustapposizione degli intuiti fenomenici e quindi vuota come sarebbe di intelligibilità in esso immanente con inautocoscienza, non ha la capacità di esser conosciuta mediante intelligibili ossia non ha il diritto di suscitare in simmetria una giustapposizione di intelligibili autocoscienti che siano trasposizione all'autocoscienza di ciò che in essa non si dà neppure con inautocoscienza, rileva questa tradizionalità o ossequio ai principi filosofici, diciamo così, occidentali dell'empirismo, anche se poi deforma l'esatta teoria di questo, perché non tien conto che siffatta giustapposizione l'empirismo ammette come ontica entro la totale giustapposizione degli autocoscienti intuiti e che per gli empiristi la cosa in sé non è soltanto il fenomenico, ma anche l'intelligibile, se per cosa in sé degli empiristi deve essere inteso tutto ciò che è dato con intuizione e con autocoscienza, e infatti né Hume né Stuart Mill negano che fra il giudizio universale ipotetico” se questo A è, è questo B”, e il giudizio universale categorico "questo A è questo B”, e il giudizio universale ipotetico "se un A in genere è, è in genere in B" e il giudizio universale categorico "un A in genere è un B “ecc. ecc. da un lato e l'intuito fenomenico dall'altro si dia come intuito autocosciente una dialettica autocosciente che è dall'autocoscienza e separazione
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