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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 320 (248 F 1 /2)] da eterogeneo dei primi in quanto in sé all'inautocoscienza e mescolanza con eterogeneo dei primi stessi in quanto nell'intuito fenomenico, e neppure negano che le prime dialettiche e quest'ultima dialettica intuita e autocosciente siano a loro volta predicate con certi attributi che le rendono privilegiate rispetto a tutte le altre, non essendo affatto disposti ad accettare le conseguenze di quel che Kant vuol far loro dire, che cioè la riproduzione nella ragione di ciò che unicamente è ontico, con o senza autocoscienza, nell'unica cosa in sé dell'intuito fenomenico dovrebbe svuotare la ragione di qualunque contenuto e privare di intuizione autocosciente qualsiasi rapporto fra contenuto di ragione e fenomeno o dovrebbe riempire la ragione di contenuti la cui dialettica, intuita ed autocosciente, disimmetrica col fenomenico dovrebbe immediatamente risultare falsa; d'altra parte, non è neppure esatto fondare la differenza fra le descrizioni dell'ontico autocosciente di tipo razionalista, o innatista o induttivista, e la descrizione che ne dà un empirismo, sulla verità e validità formale e materiale che le prime affermano della dialettica di simmetria fra intelligibile e fenomenico, e sulla limitata funzione di pretesa che questa dialettica avanzerebbe sulla propria verità e validità, perché, a parte che siffatto termine di pretesa si dovrebbe interpretare come l'autocoscienza della materia di suoi modi che l'hanno altra da quella in cui è intuita, lo stesso termine porta a un'istanza scettica che l'empirismo dovrebbe avanzare di diritto e di fatto, ma che di fatto non avanza; la differenza fra le due descrizioni sta piuttosto nella diversità dei modi delle dialettiche che sono anteposte, con una natura che è necessariamente problematica e in acronia o diacronia, come ragioni sufficienti alla dialettica di simmetria fra intelligibile e fenomenico: la descrizione razionalista introduce gli autocoscienti ontici di una dialettica da un pensiero di condizione divina a un pensiero di condizione umana e di una dialettica dal primo alla natura come ontico cui è lecito essere con autocoscienza nel qual caso è fenomeno, fa di tali autocoscienti la ragione degli ontici autocoscienti sia di molte dialettiche che nella sfera dell'intelligibile del pensiero di condizione umana si danno fra un intelligibile innato e gli intelligibili che ne sono inferiti o fra questo e quello degli intelligibili inferiti, sia dell'immanenza inautocosciente di tali dialettiche nel fenomenico autocosciente sia della loro mescolanza entro questo con qualcosa di inintelligibile, di qualsivoglia natura e genesi questo sia, e infine fa di queste ultime dialettiche la ragione di simmetria fra le dialettiche fra intelligibili e le dialettiche fra fenomenici di forma e materia equivalente, oppure muove da ontici autocoscienti di una dialettica da un pensiero di condizione divina a un pensiero di condizione umana e di una dialettica da quello alla natura cui è lecito essere un ontico fenomenico quando si dà con autocoscienza per fare della prima la ragione sufficiente di una dialettica, che è autocosciente e che è costituita da una certa struttura e da una liceità di operazioni del pensiero di condizione umana le quali ne costituiscono l'intelligenza e della seconda la ragione sufficiente di una dialettica, pure autocosciente e costituita dall'immanenza inautocosciente e dalla mescolanza [pag 321 (248 F2 /3)] con eterogenei inintelligibili degli intelligibili entro il fenomenico autocosciente, muovendo infine da questi due ontici autocosciente mediatori come da ragioni sufficienti di quegli ontici autocoscienti che sono le dialettiche fra l'intelligenza di condizione umana e l'intelligibilità inautocosciente del fenomenico, dialettiche che a lor volta si fan ragione sufficiente della dialettica, pure ontico autocosciente, di simmetria fra le dialettiche fra intelligibili dell'intelligenza umana o le dialettiche tra fenomenici di equivalenti forma e materia; essendo la serie degli ontici autocoscienti, che son ragione della dialettica di simmetria, dei problematici, ogni razionalismo è tenuto a porre uno o più altri ontici autocoscienti che sian dialettiche a funzione di ragion sufficiente del diritto di equazionare siffatti problematici con ontici necessari, ossia di farne degli ontici che le dialettiche accolgono come tali non solo di fatto, ma anche di diritto; anche l'empirismo procede allo stesso modo: poiché non rifiuta ad alcune dialettiche di condizione umana di esser predicate in sé e nelle loro biffe cogli attributi dell'intelligibilità e non misconosce l'esistenza di quella dialettica di simmetria fra queste dialettiche e quelle fra il fenomenico, antepone a quest'ultima una serie di ontici autocoscienti che son dialettiche a funzione di ragione ciascuna della acronicamente e diacronicamente successiva:la serie di Hume è dagli ontici autocoscienti di una dialettica di una liceità di dialettizzare ontici fenomenici nell'associazione temporale o diacronica con la dialettizzazione in siffatto nesso diacronico di ontici fenomenici e di una dialettica di una liceità di ripetere la stessa associazione tra fenomenici già dialettizzati da essa con la ripetizione di questo nesso diacronico tra fenomenici già posti nello stesso nesso, agli ontici autocoscienti di una dialettica di quella liceità che egli chiama abitudine con un'abitudine in quanto attuata, ossia come ontico ad autocoscienza ontica o almeno problematica e di una dialettica di quella liceità che egli chiama credenza con la credenza in quanto attuata ossia come ontico di siffatta autocoscienza, e da questi autocoscienti agli ontici autocoscienti delle dialettiche che si danno fra gli ontici fenomenici in quanto affetti dalle tre liceità e che in tale affezione sono intelligibili e della dialettica di simmetria fra queste ultime dialettiche e quelle dialettiche tra fenomeni che sono meramente associative: è priamente apparente che da siffatta serie scompaia del tutto l'intelligibilità perché, se anche gli associati dialettizzati dopo la loro affezione dall'abitudine e dalla credenza non godono del diritto di essere predicati in sé nella loro materia e nella forma con gli attributi della universalità e della necessità che sian denotanti della loro comprensione in sé in quanto avulsa da ogni dialettica, è altrettanto vero che le biffe delle dialettiche che son conseguenza dell'abitudine e della credenza son di diritto predicabili con una necessità e con una universalità che non è dalla loro comprensione isolata ed assoluta, ma dalla loro comprensione in quanto dialettizzata con altre e con certe liceità operative, ma che ciononostante son destinate a restare tali finché restano queste ultime dialettiche che son loro principio, sicché sarebbe consentito dire che la necessità [pag 322 (248 F3 /4)] e l'universalità di Hume sono degli ontici autocoscienti che in siffatti attributi godono di tutto ciò che da essi consegue, ma non della primarietà e assoluta incondizionatezza del loro essere, che essendo secondario e condizionato dipende dai fattori di costanza e immutabilità che definendo il loro principio condizionante le conserva nell'ontico autocosciente assieme ai loro effetti, o dai fattori di transitività e di variabilità che, definendo il loro principio condizionante, priva esse, gli ontici autocoscienti di cui son denotante e i loro effetti di ontità autocosciente; che se si obietta che siffatta denotazione dell'universalità e necessità priva l'intelligibilità dei suoi attributi e che quindi Hume non ha mai ammesso una razionalità che sia sfera di dialettiche di intelligibili, si risponde che, a parte il fatto che questa negazione avrebbe esentato Hume dall'obbligo del lungo discorso intorno all'abitudine e alla credenza, la classe delle dialettiche che egli fa assumendo a ragione l'associazione di causa e di effetto, è una serie di spostamenti d'attenzione in cui la prima e la seconda biffa son l'un l'altra correlate secondo un nesso tale che la concentrazione d'attenzione su una delle due è ontico autocosciente che si fa antecedente necessario sia della concentrazione d'attenzione sull'altra sia dell'apodittico gioco d'andata e ritorno cui l'attenzione è costretta da tale doppia concentrazione sia dell'autocoscienza della necessità di quella seconda concentrazione e di questo gioco, indipendentemente da qualunque rapporto in cui la coppia delle biffe siffattamente correlate entra o con qualsivoglia altra dialettica di una sfera dialettica di condizione umana o con qualsivoglia sfera di dialettiche di condizione umana, col che, anche se non si riassume inalterata l'antica denotazione dell'intelligibilità, s'instaura una distinzione fra le dialettiche del fenomenico e le altre dialettiche della credenza, per la quale queste ultime non sono né un fenomenico né del fenomenico e, quindi essendo eterogenee da esso, sono da prendersi per intelligibili, se per intelligibilità s'intende in generale qualcosa che sia almeno eterogeneo dal fenomenico; la serie di Stuart Mill è la semplificazione di quella di Hume e insieme la sua liberazione da quei medi che finivano per alterare in parte la fisionomia del razionale: Stuart Mill parte da ontici autocoscienti che sono dialettiche fra fenomenici in nesso associazionale diacronico e insieme una coscienza cui andrebbe riferita l'autocoscienza sia di queste che delle altre dialettiche che di tutti gli ontici che si danno autocoscienti, trapassa da quelli agli ontici autocoscienti che sono serie di dialettiche del tipo suddetto ma ripetute in identità o analogia l'una con l'altra e ne fa le ragioni sufficienti da un lato di un ontico autocosciente che è una dialettica il cui rapporto ripete quello di una delle serie di dialettiche analogiche o identiche ma interrelante due biffe che sono ciascuna la generalizzazione di quanto di analogo o identico si dà in ciascuna delle due serie di biffe fenomeniche, dall'altro di un ontico autocosciente che è la dialettica avente a biffe le generalizzazioni di ciò che di identico o di analogo si dà nelle biffe di tutte le serie di dialettiche fra fenomeni e a rapporto formale la generalizzazione di ciò che di identico si dà nei rapporti formali delle stesse serie,
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