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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 323 (249 F1 /2)] dialettica che è del rapporto causale o della costanza e uniformità delle leggi della natura, con la conseguenza che viene attribuita alla coscienza la liceità di una duplice ragion sufficiente della dialettica di simmetria delle dialettiche fra intelligibili con le dialettiche tra fenomeni, la dialettica di generalizzazione di questa serie di dialettiche ripetute che assieme ai suoi antecedenti, acronici o diacronici che siano, è ragione del proprio rapporto simmetrico con una dialettica qualsivoglia tra fenomenici che sia ripetizione di alcune delle dialettiche in serie, e la dialettica di generalizzazione di tutte le serie di dialettiche ripetute che, assieme ai suoi antecedenti, è ragione diretta della legittimità di quella dialettica di generalizzazione in quel che di generico pretende di essere nel suo rapporto formale, e quindi indirettamente della legittimità della simmetria in cui quella dialettica di generalizzazione pretende di porsi con una qualsivoglia dialettica interfenomenica della sua serie; in Stuart Mill l'apporto di automatismi inautocoscienti operanti da parte del pensiero di condizione umana sugli ontici fenomenici è ridotto al mero rapporto diacronico e alla liceità di una sua ripetizione, mentre l'intelligibilità, senza ritornare all'originaria pienezza dell'ontità dei suoi attributi dall'essenza dell'ontico autocosciente di cui son denotanti formali, rientra in possesso di qualche altro fra i suoi caratteri primari, 1) una necessità e universalità che sono da un lato dalla costanza della ripetizione di ciò che poi verrà trattato per universale e necessario in una serie di ontici autocoscienti particolari e da sussumersi all'universale e al necessario, dall'altro dal modo ontico con cui si dà all'autocosciente il particolare che è una dialettica che ha le sue ragioni da sé e non è di ragione se non a sé e che è differente dalla dialettica dell'universale e necessario che è una dialettica le cui ragioni sono da sé e da altro e che è di ragione per sé e per altro, 2) una distinzione entro gli ontici autocoscienti di differenti porzioni materiali articolantisi l'una sull'altra secondo la funzione di specifico e di generico, la cui molteplicità dà vita a livelli scalari che dall'infimo del fenomenico salgono al generico sommo pel medio di un salto qualitativo dal grado infimo inintelligibile ma ad intelligibilità inautocosciente a quello in cui l'intelligibilità è del tutto autocosciente, 3)un rapporto dialettico fra gli intelligibili di differente livello che è di sussunzione come quello che non tanto fa degli inferiori la classe di uno degli inferiori, ma dona a uno dei superiori la liceità di esser ragione di sé e di ciò che di generico si dà nella classe dei suoi sussunti, 4) una genesi dell'intelligibile all'autocoscienza che è dall'inferiore al superiore, ma che, dal punto di vista del suo modo formale, è dal sussumente per il generico e dal sussunto per lo specifico, 5) una reintroduzione del principio di ragione come rapporto fra omogenei, e non fra eterogenei come lo voleva Hume, a fondamento della verità e validità formale di ciò che vien trattato come intelligibile; è vero che, quando si consideri la teoria di Mill dal punto di vista di un'intelligibilità che sia denotante formale con a ragione il restante della comprensione materiale e formale dell'intelligibile, saltano fuori le aporie, la contraddizione fra la pretesa da un lato che la dialettica generalizzatrice [pag 324 (249 F2/3)] di una serie di ripetute dialettiche tra fenomeni ha di esser qualcosa d'altro da una delle dialettiche ripetute e quindi di farsi ragione della necessità di una futura dialettica di fenomeni che si dia nella classe non appena si dia con autocoscienza il fenomeno che dovrebbe esser prima biffa da dialettizzarsi necessariamente con quest'altro fenomeno e non con un altro, e la privazione dall'altro di cui patisce qualunque dialettica di farsi generalizzazione di una dialettica fra fenomeni che non abbia a sua forma autocosciente la generalizzazione stessa, la contraddizione cioè fra la pretesa di certe dialettiche di esser principio di autocoscienza di qualche altro ontico e la sottrazione a tutti gli ontici autocoscienti del diritto di esser principio di alcunché, la contraddizione fra la reinserzione da un lato fra le liceità operative della sfera dialettica di condizione umana di una dialettica che sia rapporto di ragione fra omogenei e l'attribuzione ad essa di due liceità operative, quella dell'associazione diacronica e quella della ripetizione di questa associazione diacronica, ma non di quella della generalizzazione con intelligiblità, che sarebbe l'unica capace di farsi ragione del salto qualitativo da una successione seriale di dialettiche la cui autocoscienza di ripetuti non altro è che una dialettica che prende le dialettiche in serie a sue biffe e ne segue a falsariga e insieme ne genera all'autocoscienza la reciproca identità o analogia a quella dialettica che dovrebbe essere la generalizzazione intelligibile di tutta la serie, ossia dovrebbe assumere a falsariga e insieme portare all'autocoscienza l'identità o analogia della dialettica dele dialettiche indipendntemente da queste e dai fenomeni che ne sono biffe, infine il circolo vizioso o petizione di principio di porre a ragione sufficiente dell'autocosciente verità e validità formale della dialettica generalizzatrice, in quanto generalizzazione intelligibile e in quanto biffa di una dialettica di simmetria con le dialettiche tra fenomeni della sua classe volta a fissare la necessità di ciascuna non per l'immanenza in essa di un'intelligibilità inautocosciente ma per la sua conseguenza dalla ripetizione necessaria di un certo modo dell'associazione diacronica, la dialettica generalizzatrice, ad identica autocosciente verità e validità formali, del rapporto causale e quindi di affermare rispetto alla dialettica generalizzatrice definita un rapporto con le dialettiche fenomeniche della sua classe che è di conseguenza per quel che riguarda la sua genesi all'autocoscienza ma non per quel che riguarda la sua forma e la sua funzione e che rispetto all'intelligibilità è di principio, e poi di attribuire alla dialettica generalizzatrice suprema una genesi all'autocoscienza identica come quella che è da tutte le serie di ripetute dialettiche fenomeniche, senza affiancare nessun altro ontico autocosciente che sottragga quella dialettica alla dipendenza dalle dialettiche fenomeniche anche per quel che riguarda la sua verità e validità della sua forma intelligibile e della sua funzione di biffa di simmetria con ciascuna delle dilettiche generalizzatrici definite e con ciascuna delle dialettiche fenomeniche, con la conseguenza che o la sua funzione di ragione è inutile o inesistente o pone la dialettica generalizzatrice definita nella condizione di pretendere di sottrarsi al condizionamento genetico e formale delle dialettiche fenomeniche [pag 325 (249 F3 /4)] solo immediatamente, ma non mediatamente, consistendo quindi il circolo vizioso nella necessità di inferire l'inautocoscienza di quanto immane nel fenomenico a stabilirvi questa dialettica e non quest'altra immediatamente dalla dialettica che è ragione della classe di questa dialettica e mediatamente dalla dialettica che è ragione della classe di tutte le dialettiche che son ragioni di classi di dialettiche fenomeniche e nella simultanea necessità di inferire materia forma e funzioni delle dialettiche che son ragioni di classi di dialettiche in generale dall'immanenza inautocosciente entro il fenomenico di ciò che lo relaziona secondo questa dialettica e non secondo quest'altra, consistendo invece la petizione di principio nell'attribuire alla sfera delle dialettiche di condizione umana la liceità di fare delle dialettiche fenomeniche classi di dialettiche intelligibili che son classi di una dialettica intelligibile che non è classe di nulla, e di inferire l'autocoscienza della materia forma funzione di ciascuna dialettica conclassaria di una classe, conclassaria di altre, dalla dialettica che è ragione della classe o dalla dialettica che è ragione della classe di cui questa è membro conclassario, e non dall'autocoscienza di ciascuna dialettica fenomenica e con ciò di escludere che in una dialettica da ragione di classi a classe lo spostamento d'attenzione sia legittimo se non nell'unica direzione lecita che dalla prima muove alla seconda, alla condizione però di fondare le due liceità sulla necessità, o surrettiziamente o inautocoscientemente attribuita alla stessa sfera, di porre tutte le dialettiche fenomeniche, che sono nell'ordine discendente del diritto di intelligibilità termini ultimi, a principio di inferenza dell'autocoscienza della materia forma funzione della dialettica che non è conclassaria con altre; ma è altrettanto vero che la stessa dottrina di Stuart Mill è quella fra gli empirismi che con maggior successo accosta i risultati autocoscienti delle liceità operative di un pensiero di condizione umana operante su ontici fenomenici in cui non immane intelligibilità inautocosciente, alle strutture dialettiche fra intelligibili simmetriche di intelligibili immanenti con inautocoscienza nel fenomenico; indipendentemente dal fatto che anche gli empirismi son tenuti a offrire ontici autocoscienti che sian ragione sufficiente dell'ontità di ciascun membro della serie dialettica che è ragione dell'intelligibile da essi lasciata alle dialettiche di condizione umana e che in sé è puramente problematico, sotto le due differenti serie di dialettiche che razionalisti da un lato ed empiristi dall'altro adducono a ragione dell'intelligibilità di certune delle nostre dialettiche e della conseguente loro simmetria con una serie di quelle dialettiche che sono tra fenomeni, si cela, oltre all'identica valutazione dell'intelligibile in generale come fonte di una certa necessità delle dialettiche fenomeniche e delle conseguenze da questa necessità, una diversità nella denotazione formale dello spostamento d'attenzione che costituisce la dialettica fra una dialettica intelligibile o una dialettica fenomenica: per un razionalista questo spostamento è necessariamente bidirezionale, ma la necessità dell' una direzione non è la stessa dell'altra, in quanto riguarda due funzioni acquistate da ciascuna biffa in entrambi i movimenti che non sono eguali né nella materia né nella forma:
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