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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 252
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Prot. 252 - 301 F2

  [pag 333 (252 F1)]

tuttavia, quando ci portiamo nella teoria che è degli empiristi e anche di Kant, per quel tanto di empirismo che accetta, viene da chiedersi se quella distinzione, che essi in un modo o in un altro inseriscono nelle dialettiche umane, coincida con la scissione delle due sfere operata da un Aristotele o da un Cartesio: non si ha il diritto, per quanto è stato detto sopra, di escludere una eterogeneità di una dialettica intelligibile da una dialettica fenomenica, ma si ha il diritto di controllare se i presupposti degli empiristi e di Kant consentano di connotare la prima con denotanti materiali e formali del tutto eterogenee da quelle della seconda, il qual controllo è fornito ad esempio, da un Leibniz per il quale questa dialettica intelligibile coincidente nella rapportazione con la dialettica fenomenica ad essa sussunta se ne distingue assolutamente sia perché la forma della prima è inalterabile e immobile e quindi altra da quella della seconda che entra ed esce dall'ontità dell'autocoscienza in funzione dell'autocoscienza in divenire del fenomenico, sia perché la materia della prima, coincida oppur no con rapporti dialettici o con essenze che non son rapporti, non è quella dell'altra fatta di sensazioni, il che è l'argomento comune a tutti i razionalisti; ma si riduca la materia dell'ontico autocosciente in generale alla sensazione e si pretenda che una dialettica intelligibile sia un autocosciente altro dalla fenomenica ad essa sussunta, l'alterità sembra di diritto coincidere solo problematicamente con la mediatezza e inferenza della prima e l'immediatezza e intuitività dell'altra - questa differenza è apodittica o per una scienza induttivo-sperimentale la quale, accettando gli assiomi empiristici deve presupporre l'immanenza inautocosciente nel fenomenico di quei qualsivogliano fattori che son principi di un'intelligibilità del fenomenico che, del pari immanente in esso con inautocoscienza, attende di essere, con una o altra dialettica, rilevata e resa autocosciente entro la dialettica fenomenica, cui è sottesa, o per un empirismo alla Stuart Mill, che finisce per diventare una logica dell'induzione ad assiomi empiristici appunto perché entro la dialettica fenomenica distingue l'autocoscienza dell'intuito dall'immanenza inautocosciente entro di esso di particolari modi il cui rilievo o ascesa dell'autocoscienza non è mai in simultaneità con l'immediatezza dell'intuito; ma non se ne vede l'apoditticità in un trascendentalismo di tipo kantiano per il quale la coincidenza acronica dell'azione dell'apriori con l'autocoscienza del sensoriale deve distinguere simultaneamente una dialettica non intelligibile entro il fenomenico da una dialettica intelligibile e insieme situare nell'autocoscienza il fenomenico in quanto tale dal fenomenico intelligibilmente dialettizzato; tuttavia si ammetta di fatto e di diritto siffatta alterità, per ciò che riguarda la materia che è biffa di una qualsivoglia dialettica intelligibile, se per materia si devono intendere gli ontici autocoscienti intelligibilmente rapportati, non pare che, accettati gli assiomi empiristici, si sfugga alla necessità di ritrovare come elementi di siffatta materia delle sensazioni, dal momento che, se è lecito porre alcune delle dialettiche intelligibili come rapporti tra biffe che sono a loro volta ciascuna dei rapporti intelligibili, diventa necessario a un certo momento, operando la riduzione della biffa a quanto di materia irrelata vi si dà,


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, far coincidere questo irrelato con del sensoriale, tanto più se si ha la pretesa che una dialettica intelligibile sussuma legittimamente la dialettica fenomenica simmetrica; ma allora la differenza delle due sfere cessa di essere una separazione di due complessi ontici affatto eterogenei nella forma e nella materia, e la sfera dell'intelligibile viene a coincidere con quella del fenomenico nella materia che per entrambe non solo è sensoriale ma è questo sensoriale rapportato secondo questa dialettica, e nella forma che per entrambe è non solo un rapporto ma è questo rapporto entro questi sensoriali; che se ci si chiede allora in che consista la differenza fra intelligibile e fenomenico o a che si riduca la distinzione fra due dialettiche fenomeniche l'una delle quali sussunta di diritto sotto un intelligibile e l'altra esclusa da ogni sussunzione siffatta, si deve identificare la distinzione con una dialettica immanente nella dialettica stessa fenomenica sussunta sotto l'intelligibile, per la quale l'attenzione si sposta dal rapporto di fatto in cui le sensazioni son date all'autocoscienza  allo stesso rapporto in quanto da predicarsi di diritto con gli attributi dell'intelligibilità in forza o dell'azione che su di esso esercitano la credenza di Hume o l'apriori kantiano e che lo riempiono di una tonalità che è altra dalle dialettiche fenomeniche non intelligibili o delle operazioni che in antecedenza diacronica sono state compiute con uno dei cinque canoni di Stuart Mill per la ricerca delle cause: in tal modo il fenomenico stesso o mediatamente o immediatamente è dato all'autocoscienza con due modalità ontiche distinte, quella dell'intelligibilità della dialettica che vi immane e quella della fenomenicità di essa, l'una delle quali è ragione dell'intelligibilità dell'altra in forza di ciò che immediatamente o mediatamente è ragione della sua propria intelligibilità e in forza della coincidenza assoluta delle due; si dirà che questo non è per nulla il modo con cui una scienza a dialettiche che sono equivalenze funzionali fra quantitativi pone in rapporto la sfera dei suoi intelligibili con quella dei fenomenici, e che quindi l'interpretazione da me data dell'empirismo come della dottrina che fissa i principi assiomatici di essa e ne trae le conseguenze, è contraddetta da questa essenziale opposizione fra la distinzione che la scienza inserisce fra intelligibile e fenomenico e l'identità in cui l'empirismo li deve porre; ma la scienza a siffatte dialettiche, se riesce a fondare la separazione tra i due grazie alla modalità ontica che essa assegna alla materia che è o biffa delle equivalenze funzionali intelligibili o biffa dei rapporti che son biffe di queste equivalenze, e che è costituita dall'indeterminazione qualitativa in cui è lasciato il quantitativo e dalla sua variabilità che è indefinita e pur sempre valida se rispetta i rapporti funzionali, e grazie alla quantificazione dei sensoriali, la quale, se è tale da porre i modi qualitativi dei quantificati entro un gruppo fenomenico nello stesso rapporto funzionale in cui si trovano i quantificati variabili nella equivalenza intelligibile, e quindi da far coincidere i quantitativi secondo quei modi qualitativi e in quel rapporto con una delle indefinite strutture variabili determinate che l'equivalenza intelligibile ha la liceità di assumere,


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rende legittima la sussunzione del gruppo fenomenico dialettizzato secondo quel rapporto sotto l'intelligibile, fonda l'intelligibilità del rapporto entro il fenomenico e insieme argomenta una volta di più la verità e validità formali e materiali dell'equivalenza, ricorre all'assioma dell'immanenza inautocosciente entro il fenomenico di un intelligibile quantitativo, che l'empirismo radicale non riesce in alcun modo a situare a lato degli altri suoi dal momento che questi hanno escluso da sé per principio che si diano altri ontici autocoscienti oltre alle sensazioni e ai loro rapporti, e che neppure quel tanto di empirismo che Kant conserva accetta in quanto l'unico quantitativo intelligibile lecito per lui è quello dei rapporti spaziali e temporali che tuttavia non è che una porzione del quantitativo che una scienza ad intelligibili che sono equivalenze funzionali tra quantitativi deve ammettere, sicché il primo continua ad essere quella dottrina che dicevamo della assiomatizzazione totale di tale scienza, anche se il rilievo, che ne consegue, di certe incongruenze di essa lo porti a sciogliere le contraddizioni fra gli assiomi, dividendoli in primari e secondari ed escludendo fra questi quanti contraddicono ai primi, e il secondo solo in parte legittimi la serie dei presupposti della scienza, una volta operata un'assiomatizzazione di essa che in fondo ripete quella dell'empirismo; il che non significa altro che empirismo e kantismo solo per pretesa e in parte si pongono a teoria della teoria che delle cose implicitamente si dà la scienza a intelligibili quantitativi; ma quel che qui interessa è la conseguenza che nell'empirismo e nel kantismo deriva dalla identità formale e materiale di una dialettica intelligibile con le dialettiche fenomeniche sussunte e dalla coincidenza delle due sfere intelligibile e fenomenica, e precisamente il fatto che tutto ciò si dà alla condizione che nella continuità in divenire della giustapposizione simultanea dei fenomenici, alcuni sensoriali, appunto quelli dialettizzati intelligibilmente, permangono costantemente invariati o nella loro totalità o almeno in quel loro aspetto che è assunto ad autocosciente fondamentale nel momento in cui i sensoriali entrano come biffe di una dialettica sussunta da una dialettica intelligibile; e poiché la continuità in divenire del fenomenico non è quella di una totalità ontica autocosciente in cui i rapporti intelligibili rimangano fissi nella loro forma e nel fenomenico da essi dialettizzato tanto che il divenire sia da quei fenomenici che non entrano nei rapporti, non è cioè, tanto per intenderci, l'autocoscienza di una porzione di natura sempre la stessa, ma è questa e insieme una successione di totalità ontiche autocoscienti i cui rapporti intelligibili mutano nella forma e nella materia dialettizzata, poiché dunque la continuità diacronica del fenomenico coincide anche con la successione di giustapposizioni ciascuna delle quali coincide solo in parte con quanto di intelligibile si dà nell'antecedente e nella successiva, il fatto che in questa giustapposizione si dia questo rapporto intelligibile identico a uno dei rapporti intelligibili immanenti nella giustapposizione precedente o successiva, unito al fatto che le due giustapposizioni siano del tutto differenti a tal punto da essere volgarmente chiamate due porzioni di mondo o di natura differenti,




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