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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 342 (254 F4 255 F1)] e delle classi di questa; la scelta fra i due leciti problematici non è a priori, ma deve partire dalle modalità di fatto dell'intelligibilità inautocosciente entro il fenomenico, che comporta unificazioni di sensazioni che son costanti e uniformi non solo relativamente al modo categoriale dell'unificazione, ma anche relativamente al modo materiale del sensoriale unificato, dal momento che essa non pone soltanto il diritto di classificare le unificazioni solo in una delle dodici classi con a ragione una categoria, il che sarebbe se la predicazione di sostanza, ad esempio, ad un aggregato di sensoriali fosse del tutto indipendente dai sensoriali e se fosse lecito immettere i predicati dalla sostanza nella classe corrispondente in tanti membri conclassari quante sono le aggregazioni e quindi secondo un numero destinato ad andare all'infinito, ma pone il diritto anche di classificarli in classi di numero finito il cui insieme si unifica in una delle dodici classi e quindi di fare dell'aggregato il membro sia della classe di quella categoria sia di una delle classi di questa classe, il che è appunto perché l'indefinita successione degli aggregati fenomenici si fa finita non tanto rispetto all'unità della categoria quanto rispetto alla finitezza del numero delle classi che sono entro la classe della categoria a mediare l'intellezione dalla categoria all'aggregato; il che, d'altra parte, è confermato dalle strutture stesse dei giudizi intellettivi il cui predicato non è sempre e soltanto una delle categorie, come si verificherebbe se a intervenire come principio di intelligibilità fosse la sola categoria, ma è anche un ontico autocosciente che, pur essendo predicato ad un altro secondo un rapporto categoriale, immette nel rapporto modi che sono altri e oltre quelli del mero rapporto; per questo Kant ha anteposto all'unificazione categoriale quella dello schema trascendentale, la quale però pare collegata con una ripetizione delle sensazioni stesse in un certo loro modo materiale, e, con ciò, riconduce l'intelligibilità, almeno in parte, a ciò che tale ripetizione comporta, un'identità o somiglianza delle sensazioni unificate in differenti momenti del divenire sensoriale, e alla definizione che esse operano sulla categoria e che è principio di quell'intelligibilità a due livelli, che è il dato di fatto da cogliersi entro la nostra autocoscienza; ora, a parte il fatto che l'unificazione categoriale operante sull'intelletto è, quale la descrive Kant, inintelligibile, preda com'è di un'indefinita ripetizione di sé che è generatrice di un indefinito numero di giudizi intellettivi, la cui unità dovrebbe scaturire da dialettiche intercorrenti fra l'uno e l'altro di essi a segnarne l'unità e di fatto inesistenti e inautocoscienti nel pensiero, la sussunzione attiva che la caratterizza deve consistere nell'assunzione di ontici autocoscienti, già unificati ma non intelligibilmente, e nell'inserzione di sé operata dalla categoria in essi a farne un'unificazione intelligibile, e questi ontici autocoscienti debbono essere intuizioni o sensazioni, distinte dalle simmetriche immediatamente autocoscienti nell'esperienza in forza di una loro trasposizione e conservazione in quell'insieme di dialettiche che è l'intelletto in cui son sottratte al perenne divenire empirico; donde deriva non solo che ai tanti meccanismi inconsci che il kantismo deve presupporre se ne aggiunge un altro,
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