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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 255
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- 343 -


[pag 343 (255 F1/2)]

quello della traduzione di un intuito dall'empiria all'intelletto, ma anche che per siffatta traduzione la materia dell'intelligibile torna ad essere quel che è nell'empirismo, cioè un insieme di ontici autocoscienti sensoriali, e che in forza della permanenza invariabile dell'intelligibile nella sua interezza gli ontici sensoriali tradotti debbono conservarsi inalterati nella loro materia e in forza della permanenza invariabile della sussunzione del fenomenico ad intelligibilità inautocosciente sotto il simmetrico intelligibile autocosciente, o, per dirla con Kant, in forza della simultaneità dell'attività categoriale, nel fenomenico o sussunto o unificato simultaneamente deve darsi una identità o somiglianza delle sue sensazioni con quelle degli altri di identica sussunzione od unificazione che in certo modo riproducano l'invariabilità dei sensoriali entro l'intelletto; anche in Kant, dunque, la mera dottrina del rapporto intelligibile pone direttamente a sua condizione la liceità del sensoriale di darsi in identità o in somiglianza nonostante il suo divenire e la necessità dell'intelligibile di darsi a materia del sensoriale, essendo qui la liceità e la necessità principio e conseguenza l'una dell'altra; d'altra parte, se un empirismo o una dottrina che ad esso si ricolleghi deve ammettere fra gli intelligibili il giudizio universale affermativo categorico, un rapporto di ragione fra le dialettiche intelligibili e le dialettiche fenomeniche, un sillogismo, fra i suoi presupposti o assiomi deve darsi almeno implicitamente quello di una equivalenza o per identità o per somiglianza fra sensazioni di momenti diversi della giustapposizione simultanea di intuiti in divenire: tale equivalenza condiziona il giudizio categorico, in quanto la esclusione dall'autocoscienza di un ontico che abbia a materia la sostanza non esclude la permanenza o costanza di un rapporto di unificazione simultanea come ragione del giudizio, sicché delle due l'una o è del tutto impossibile l'autocoscienza di una qualsivoglia equivalenza e quindi omologia dei materiali elementari, irriducibili a rapporti, unificati, nel qual caso il giudizio categorico, mutuando la sua intelligibilità dalla necessità solo del rapporto, entrando solo in una classe che ha a sua ragione l'autocoscienza del rapporto in assoluto in cui non son date altre classi, la cui ragione sia medio fra il rapporto e ciascun giudizio, sussumendo di diritto solo un aggregato percettivo di intuiti fenomenici, quello che gli è simmetrico, è un problematico che non riflette i dati di fatto delle dialettiche intelligibili, o si voglion rispettare questi, e allora si devono inserire a medi fra la ragione suprema del rapporto e i singoli giudizi altre ragioni che son principi di classi entro la classe e che debbono mutuare la loro materia da una certa omologia degli unificati elementari: ma questi non sono se non intuiti tradotti nell'intelligibile per quella qualsivoglia distinzione che separa la sfera delle dialettiche intelligibili da quella degli intuiti mediati, sicché l'omologia degli unificati elementari fa tutt'uno con l'omologia degli intuiti, la quale a sua volta non è lecita senza un'equivalenza della materia stessa degli intuiti omologhi, ossia senza una loro identificazione o assimilazione in quanto sensoriale al di là del rapporto che ne consente la traduzione nell'intelligibile;


- 344 -


[pag 344 (255 F2/3)]

e da questa equivalenza muove il diritto di ogni giudizio categorico a farsi principio di sussunzione di una classe di percezione di cui fonda l'intelligibilità inautocosciente; donde segue che quel rapporto di ragione tra intelligibile e fenomenico ha a suo principio l'assioma di questa equivalenza fra sensoriali sia in forza di queste modalità del giudizio categorico sia in forza dei modi di qualsiasi altra dialettica intelligibile dal momento che per un empirismo e per le dottrine imparentate l'intelligibilità non solo trova la sua essenza in una ripetizione di dialettiche identiche fra fenomenici, ma anche in una molteplicità di queste ripetizioni, molteplicità che, data o nella simultaneità di una giustapposizione di intuiti o nella successione del suo divenire, è principio di una classificazione delle dialettiche fenomeniche e insieme di quelle intelligibili in classi che sono entro la classe che ha a sua ragione il solo modo generico di quella dialettica; e con ciò si ha l'appello a una duplice forma di ripetizione che sempre esige identificazione o assimilazione di sensoriali; resta infine il sillogismo, che Kant rifiuta come operazione superflua e sovraggiunta data la simultaneità dell'unificazione categoriale degli intuiti nel fenomenico e dagli stessi intuiti nell'intelligibile, ma che Stuart Mill a giusta ragione reintroduce nella teoria empirista dal momento che, se è vero che in essa non trovano diritto di autocoscienza, di legittima pertinenza a un intelligibile, la pluralità di gradi gerarchici tra intelligibili ammessa da un razionalismo, è altrettanto vero che almeno quattro piani di ontici autocoscienti debbono essere ammessi in rapporto tale da provocare dialettiche intelligibili fra essi la cui unità ripete quella del sillogismo; se infatti non è lecito escludere entro un giudizio intelligibile una dialettica fra la sua materia dialettizzata e la ragione che fa dell'unità provocata dalla dialettica un intelligibile, e se questa unità è di due modi, quello generico che prescinde dal modo peculiare dei vari intuiti unificati e che ha a materia il nesso generico della dialettica in sé, quello speciale che coinvolge il modo o materia peculiare degli intuiti unificati in quanto definiente quanto di generico si dà nella dialettica in sé, se le due unità entrano in un rapporto tale per cui l'una si fa ragione della intelligibilità dell'altra, se lo stesso giudizio, in quanto esplicitamente coincidente con la dialettica che lo costituisce e in quanto implicitamente coinvolgente le altre due dialettiche che fondano l'intelligibilità della sua duplice unità, è non solo simmetrico ma anche sussumente una molteplicità di dialettiche fenomeniche simultanee o successive, di cui è o pone l'inautocosciente intelligibilità, se per tutto ciò ogni giudizio intelligibile è membro conclassario sia di altri in una classe la ragione della cui unità è l'unità generica stessa dell'intelligibilità in quanto immanente in intuiti equivalenti ed omologhi, sia di tutti gli altri in una classe la ragione della cui unità è l'unità generica dell'intelligibile sic et simpliciter, e insieme è ragione dell'unità della classe delle dialettiche fenomeniche simmetriche che si fanno insieme conclassarie di tutte le altre che ripetono nel loro nesso il rapporto dell'unità generica, saranno lecite tante dialettiche sillogistiche  quanti sono i rapporti che necessariamente connettono tre a tre i vari ontici autocoscienti


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[pag 345 ( 255 F3 /4)]

ordinati gerarchicamente dall'unità generica all'unità definita, al giudizio, alla percezione: poiché tutte le dialettiche sillogistiche mutuano la loro validità e verità formali dalla verità e validità formali di quella che è spostamento d'attenzione dall'autocosciente, che è ragione della classe dei giudizi che è nella classe con a ragione l'unità generica, al giudizio e dal giudizio alla dialettica fenomenica, e poiché la validità e verità formale di questa è in funzione della sua verità e validità materiali, costituite dalle condizioni per cui è data l'attribuzione alla dialettica fenomenica di immediato con intelligibilità inautocosciente e di principio dell'autocoscienza di questa, tutti i sillogismi hanno a ragione della propria legittimità quella equivalenza tra sensoriali omologhi che è tra quelle condizioni; se poi si tien conto di questo che la scienza e i razionalismi o induttivi o deduttivi non hanno la liceità di escludere o di prescindere dall'equivalenza delle sensazioni omologhe, la prima perché ad essa deve rifarsi come alla condizione che se non altro rende lecito l'esperimento, i secondi perché o che facciano della sensazione l'ontico autocosciente simmetrico dell'attuazione entro la materia della forma intelligibile - è indifferente per la conclusione cui qui si vuol giungere che la forma sia o un ontico inautocosciente a modalità sostanziale come quello che accoglie delle relazioni e dei relati che non sono relazioni o, come vuole Russel, un reticolato di rapporti universali e necessari, perché anche in quest'ultimo caso l'intelligibilità non si dà fuori di un'equivalenza di sensazioni omologhe -oppure che facciano della giustapposizione delle sensazioni in divenire con le loro dialettiche o il modo oscuro e confuso di un ontico autocosciente destinato a correlarsi con il modo chiaro e distinto dello stesso autocosciente o l'autocoscienza di un modo ontico inautocosciente simmetrico di un correlato modo ontico autocosciente; si conclude, allora, che in qualunque teoria che accetti, sotto questa o quella essenza, e giustifichi, con questa o quella ragione, l'intelligibile, compare con la natura di presupposto assiomatico e come uno dei principi dell'ontità autocosciente dell'intelligibile una equivalenza delle sensazioni omologhe, o simultanee o successive, la quale, o identità o somiglianza che sia, fonda la stessa loro omologia e quindi una delle definizioni dell'intelligibilità generica, il che, d'altra parte, trova conferma nella comunicabilità dell'intelligibile la quale non trova bastevole strumento né nei rapporti spaziali né in quelle temporali né in quelli dell'intelligibile, ma deve anch'esso far capo a una liceità e necessità della stessa equivalenza; ritornando al concetto di equivalenza, se l'osservazione di alcune delle definizioni del contingente, le quali sono negative come quelle che muovono dall'analisi non del definiendo ma del suo contraddittorio quasi che il contingente non sia denotante di nessun ontico autocosciente che sia l'intelligibilità di una serie di molti autocoscienti - che s'adunano in classe quando la fan propria ragione, ci ha mosso sopra a definirlo ciò di cui non è data ragion sufficiente, il fatto che anche con questa definizione si ricada nella negazione che è anche qui analisi del definiendo con rilievo dell'esclusione apodittica da esso delle denotanti del suo contraddittorio,




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