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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 362 (260 F4 /261 F1)] e il suo concentrarsi con la disarticolazione della comprensione, non è neppure lecito né identificare l'attenzione con l'autocoscienza né ridurre le due a un rapporto di principio a conseguenza o di mezzo a fine né eterogeneizzare l'autocoscienza dalla rottura dell'unità della comprensione dell'intelligibile, ma è necessario identificare queste due, né di questo ancora che la condizione per cui sono state distinte l'attenzione, la sua concentrazione, la dialettica cui essa dà il via, l'autocoscienza che si pretende sovraggiungersi all'intelligibile, l'unità sintetica di questo e la sua disarticolazione, sta tutta nelle modalità secondo le quali una qualsivoglia dialettica deve darsi quando assume a suo oggetto un intelligibile qualsiasi, per le quali questo vien rotto in tutte le sue componenti che cessano di essere dei simultanei assoluti per entrare in quella particolare simultaneità delle dialettiche di condizione umana che sulla successione diacronica degli spostamenti d'attenzione fonda una distinzione tra le biffe che son termine d'attenzione e da questa trae il diritto di trattarle come degli eterogenei non solo formali, ma materiali, e in forza delle quali una dialettica in generale, eretta a intelligibile oggetto esso stesso di dialettica nei suoi aspetti formali, vede la sua unità spezzarsi in tante componenti o denotanti la cui proclamata eterogeneità, dedotta da quella diversità che è la rispettiva varietà di funzioni formali, dovrebbe venire, ma non viene, verificata dalla loro eterogeneità materiale, con la conseguenza che tutte quelle denotanti, attenzione, concentrazione d'attenzione, ecc., distinte sopra, vengono pensate come eterogenei, mentre sono soltanto dei distinguibili che attendono la ragione di una loro eterogeneità ontica dall'eterogeneità materiale denotante la loro varietà formale e con la conseguenza che si estende all'unità della dialettica in generale ossia di una qualsivoglia dialettica quella successione diacronica delle sue componenti che è propria della dialettica esercitata su di essa e che è ontico intelligibile solo se siffatta unità si manifesta essa stessa pervasa da diacronia: ma, se si guarda alla forma di una dialettica in genere, ciò che vi vien distinto per eterogeneità e per diacronia di diritto e di fatto giace in essa in totale unità acronica, essendovi in essa simultaneamente la disarticolazione dell'intelligibile dialettizzato con la sua autocoscienza, l'attenzione e la concentrazione di questa sulla sua comprensione disarticolata con lo spostamento d'attenzione e con la dialettica autocosciente che fa tutt'uno con questa, ed essendo tale simultaneità un apodittico perché nella sfera delle dialettiche è falso che, muovendo da un'autocosciente zero e da un assoluto stato d'ignoranza, venga assunto un intelligibile e offerto, pel tramite dell'autocoscienza, all'attenzione al fine di ritrovarvi principi di dialettiche nuove, mentre è vero il contrario che l'autocoscienza di dialettiche nuove, immediatamente colte, è tutt'al più il principio di una concentrazione d'attenzione che attraverso la mediatezza di una dialettica sottolinei e, per dir così industica((??)), l'immediatamente avvertito, e quindi di una di quelle ripetizioni di cui l'autocoscienza pone la liceità; è antropomorfico rappresentarsi l'insorgere di una dialettica come il frutto di un compito che il pensiero di condizione umana si dà,
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