Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 252 - 301 F2
    • 261
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

- 363 -


[pag 363 (261 F2 /3)]

l'effetto di un proposito del tipo vediamo-ora-che-cosa-c'è-qui-dentro, compito in seguito al quale all'intelligibile vien data l'autocoscienza, attraverso questa l'intelligibile sintetico viene offerto all'attenzione che lo disarticola e va in cerca di altre denotanti disarticolate per concentrarsi su di esse e per assumere quel gioco di spostamenti che è dialettica fra una delle denotanti disarticolate nell'intelligibile e un'altra denotante trovata o dentro o fuori la comprensione dell'intelligibile; l'intuizione riflessa sulle proprie dialettiche che si suole attribuire al pensiero di condizione umana e che è essa stessa una dialettica su una dialettica in genere, rivela una simultaneità e una coincidenza dell'autocoscienza, della disarticolazione della sintetica comprensione dell'intelligibile, della dialettica che è spostamento d'attenzione; che se poi la stessa intuizione distingue fra questa molteplice operazione immediata e la successiva operazione in cui la stessa coincidenza è data ma con una separazione diacronica delle componenti coincidenti, la distinzione ha il diritto non di fare di sé un'eterogeneità dei distinti, ma di attribuire a sé la natura di equivalenza fra i distinti e di variazione fra il primo e il secondo in quanto ripetizione diacronica nel secondo di quanto diacronico si dà nel primo, ripetizione che è un lecito grazie all'autocoscienza di condizione umana, ma non in forza di essa soltanto; i dati immediati dell'intuizione riflessa sulle dialettiche sembrano, a volte, suggerire che tra una dialettica immediata e la sua ripetizione mediata e disarticolata, quella cioè che si pretende essere la vera dialettica con la sua autocoscienza altro dall'essenza dell'intelligibile e condizione dell'attenzione dialettizzatrice, ci sia una reale soluzione ed eterogeneità, in quanto la prima sarebbe indeterminata e si ridurrebbe a una mera per dir così sensazione di un rapporto fra intelligibili, mentre la seconda riempirebbe il rapporto"sentito" di una materia intelligibile, ma è da vedersi se le cose stiano veramente così, e comunque, anche in questo caso, la prima dialettica immediata è già qualcosa in cui si dà un'autocoscienza che è già tutt'uno con una disarticolazione dell'intelligibile, sia pure vaga e indeterminata, e che ha la sua ragion d'essere non certo nella sua strumentalità di traduttrice dell'intelligibile sintetico in oggetto di un'attenzione disarticolante; che se si analizza a fondo una dialettica che separi per eterogeneità l'autocoscienza dalla disarticolazione della comprensione di un intelligibile e dalle dialettiche che ne conseguono e faccia dell'autocoscienza il medio fra la sintesi dell'intelligibile e l'applicazione dell'attenzione su di esso e delle dialettiche l'effetto di questa concentrazione e degli spostamenti d'attenzione che conseguono alla disarticolazione da essa prodotta, si rileva il presupposto che l'autocoscienza sia denotante formale di un intelligibile che è biffa di dialettica e insieme di un intelligibile che è fuori da ogni dialettica oppure che la stessa autocoscienza  denota uno stesso intelligibile sia nella sua natura di ontico disarticolato in denotanti biffe di varie dialettiche sia nella sua natura di ontico unitario e sintetico in attesa di dirompere, grazie all'attenzione, quel che di sintesi ha ancora in sé in denotanti disarticolate altre dalle prime e biffe di dialettiche altre dalle prime;


- 364 -


[pag 364 (261 F3 /4)]

ora, questo presupposto che è principio apodittico per un'eterogeneità dell'autocoscienza che sia mero strumento per l'offerta dell'intelligibile all'attenzione, contraddice sia all'ontica modalità con cui un intelligibile si dà quando s'accompagna all'autocoscienza sia al principio di ragione che si sovraordina a un ontico autocosciente in genere che pretenda di porsi a intelligibile, perché da un lato nessun intelligibile si dà con autocoscienza senza simultaneamente farsi biffa di una dialettica qualsiasi e quindi senza giacere in una disarticolazione almeno limitatamente a quelle sue note che si fanno materia e ragione della dialettica e insieme ontico contenuto dell'intelligibile in quanto biffa, mentre dall'altro l'intelligibilità di un ontico autocosciente ha a sua ragione l'universalità e necessità del nesso con cui certe sue denotanti sono biffe di dialettiche, sicché l'assenza di questa ragione, che è la condizione in cui deve trovarsi un ontico autocosciente la cui autocoscienza s'accompagni a quella presenza di qualcosa di sintetico in esso che lo rende degno di farsi oggetto d'attenzione e quindi sia eterogenea dalla disarticolazione e dialettica di quel sintetico, fa tutt'uno con l'assenza di intelligibilità e quindi con l'impossibilità per l'attenzione di concentrarsi sull'ontico al fine di assumerlo come un intelligibile atto a patire tutto ciò che a un intelligibile è lecito patire: delle due l'una, o si pretende che l'autocoscienza sia eterogenea dall'essenza dell'intelligibile e sia una denotante che si sovraggiunge ad esso e lo rende atto ad accogliere su di sé la concentrazione d'attenzione che è o è condizione della disarticolazione della sua comprensione - se si obietta che è falso che l'autocoscienza sia denotante di un intelligibile sintetico e che questa sia l'unica condizione lecita perché fra l'essenza dell'intelligibile e l'autocoscienza si dia intelligibilità, si risponde che è il principio stesso da cui si è mossi per sostenere l'eterogeneità, e cioè la funzione dell'autocoscienza di medio fra l'intelligibile e l'attenzione che su di esso si concentra, a portarci alla conseguenza dell'apodittica sintesi dell'intelligibile, perché delle due l'una o l'attenzione è veramente qualcosa di altro dall'intelligibile e dalla sua autocoscienza, nel qual caso tale alterità non è lecito che consista in altro se non nel rilevare in esso ciò che prima non era rilevato, il che fa tutt'uno colla sintesi in cui deve giacere l'intelligibile che si fa oggetto d'attenzione, o l'intelligibile è già disarticolato quando l'autocoscienza lo fa oggetto d'attenzione, e allora non solo c'è da chiedersi che cosa faccia l'attenzione su di esso (infatti, se si pretende che l'attenzione in questo caso limiti le sue funzioni a instaurare quelle dialettiche che prima sfuggivano, non resta che riconoscere che la disarticolazione, prima che l'attenzione si concentri su di essa, relativamente alle future dialettiche di fatto non è ed è inautocosciente nella sintesi, in quanto una dialettica che utilizzi una denotante a biffa di un nesso con un intelligibile diverso dai precedenti nessi di cui la stessa denotante è biffa, rileva nella denotante materie e forme altre dalle precedenti e con ciò ha a sua condizione una disarticolazione della denotante e dell'intelligibile altra dalle disarticolazioni precedenti), ma ci si deve anche chiedere che cosa abbia prodotto siffatta disarticolazione -




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License