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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 368 (262 F4/263 F1)] nonostante lo spezzamento, grazie a quella coesione delle parti che gli proviene da un lato dall'unità semplice del dato intuito con cui è correlato, dall'altro dall'autocoscienza dei rapporti, che sono o ontici autocoscienti con una materia apodittica o ontici autocoscienti problematici privi di materia, mediante i quali le varie parti in cui l'unità si è dirotta son mantenute collegate; l'unicità, semplicità, univocità della parola che rimanda all'intelligibile soggetto esprime un'unità che non è quella semplice e da sé dell'intelligibile inautocosciente, ma è quella derivata da altro e da altro assicurata all'intelligibile autocosciente; se questo fosse un unitario semplice al pari del suo simmetrico inautocosciente, non sarebbe né un autocosciente né un intelligibile; nell'atto stesso in cui viene pronunciata la parola la cui supposizione è un intelligibile autocosciente soggetto di un giudizio categorico, in chi parla l'intelligibile è già un disarticolato, in chi ascolta lo stesso intelligibile è già nello stato di disarticolazione e attende la parola del predicato per definire siffatto stato; l'autocoscienza, dunque, rispetto all'intelligibile soggetto non introduce una differenza ossia una duplicazione fra un ontico autocosciente che è uno perché indiviso e un ontico autocosciente ad esso equivalente ma che è uno nonostante la sua divisione, ma lascia tale intelligibile nell'unico stato di disarticolazione o divisione in cui un intelligibile giace quand'è con autocoscienza; se si vuole che l'alterità sia tra il soggetto e il predicato, bisogna distinguere due modalità secondo cui la dialettica di un giudizio categorico si dà: è lecito che l'attenzione quando passa dal concentrarsi sull'intelligibile soggetto al concentrarsi sull'intelligibile predicato, rilevi in quest'ultimo una liceità di assolutezza in forza della quale attribuisce a se stessa il diritto di passare dalla concentrazione su di esso alla concentrazione o su di una sua denotante o su di un altro intelligibile, che o non è né l'intelligibile soggetto né una denotante dell'intelligibile predicato o è un'altra denotante dell'intelligibile predicato, indipendentemente dal fatto che l'intelligibile predicato è denotante di una certa comprensione; ma è anche lecito che la stessa attenzione in quel suo spostamento dalla comprensione del soggetto alla denotante di questo che gli è predicato conservi inalterato il rilievo in cui già ha posto il predicato quando l'ha dialettizzato col soggetto e con ciò mantenga inalterata la relatività dell'ontità del predicato rispetto all'ontità del soggetto; nel primo caso, è vero, abbiamo una perfetta indipendenza del predicato dal soggetto, nonostante il rapporto di parte a tutto, ma abbiamo anche una modificazione del soggetto stesso, in quanto l'attenzione all'inizio stesso del suo movimento, quando ancora è concentrata sulla comprensione disarticolata del soggetto, ha rilevato la giustapposizione delle varie connotanti e ha escluso dall'autocoscienza i rapporti, o ontici o problematici, che le legavano in unità, mettendosi così nella liceità di trasportarsi sul predicato come su uno dei giustapposti, assolutizzabile in grazia dell'irrelatezza che lo separa dagli altri cui s'accompagna; in tal modo, l'intelligibile predicato, nell'atto stesso in cui è predicato in siffatto modo, rimanda a una comprensione del soggetto che non è quella da cui si è partiti come da presupposto, come quella che è priva
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