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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 381 (267 F1 /2)] la condizione o lo strumento per cui una dialettica qualsiasi pone tra le proprie denotanti quelle della sua verità e validità è il suo farsi conseguenza di un duplice rapporto dialettico in cui si hanno a principi o ragioni rispettivamente un certo ontico autocosciente che è garante della verità e validità della materia che entra nella conseguenza e un certo ontico autocosciente che è garante della verità e validità di tutte le denotanti formali della stessa conseguenza, nella sfera delle dialettiche ad ogni richiesta di verificazione e convalidazione di una dialettica risponde una distinzione o separazione di due dialettiche fondate sulla differenza tra due gruppi distinti di denotazioni entro la dialettica da verificare e convalidare e tra due gruppi distinti di ontici autocoscienti ciascuno dei quali si fa biffa di partenza di uno dei due spostamenti d'attenzione rispettivamente verso questo e quel gruppo di denotanti; la legittimità delle due dialettiche sovraggiunte costituisce le legittimità dei due gruppi di denotanti le quali son chiamate verità materiale e verità formale della dialettica da verificarsi; per decidere della separazione assoluta delle due verità e dei due insiemi che le costituiscono, il principio materiale e il principio formale delle due dialettiche di verifica, le due dialettiche di verifica o di ragione sufficiente della verità, le denotanti che son materia e le denotanti che son forma della dialettica da verificarsi, occorre stabilire se la concentrazione d'attenzione sulla sfera delle dialettiche abbia la liceità di farne un proprio oggetto senz'alcun presupposto all'infuori di quello che unico e univoco necessariamente dev'essere assunto per promuovere dialettiche intelligibili che descrivano e fissino i modi di un'intelligibilità in generale che sia di tale sfera di condizione umana, il che ha luogo alla condizione che il termine dell'attenzione sia in tutti i suoi aspetti apodittico e non problematico e offra per dir così un campo la cui disarticolazione sfocia in una giustapposizione unica ed univoca di autocoscienti da dialettizzarsi, oppure se la stessa concentrazione d'attenzione, trovandosi di fronte a un oggetto la cui disarticolazione è sempre generatrice di una molteplicità discontinua di ontici problematici la cui dialettizzazione ne fa degli intelligibili problematici a materia variabile e a forma unica e costante, e non riuscendo a inferire dall'oggetto stesso ragioni sufficientemente valide a sostituire alla problematicità di questa materia una sua apoditticità cui consegua l'illegittimità delle restanti materie problematiche, non sia costretta ad assumere, al fine di ottenere quell'apoditticità che l'oggetto immediatamente non offre, presupposti da cui inferirla, i quali saranno a loro volta molteplici variabili e problematici come quelli che non sono necessariamente disarticolati entro l'oggetto ma sono ipotizzati in forza di certe denotanti rilevate entro l'oggetto e assunte a privilegiate e fondamentali fra quante connotano l'intero oggetto, ossia la sfera delle dialettiche nella sua totalità e omogeneità relativa; basta rifarsi alla successione diacronica delle descrizioni della ragione per sciogliere la questione a favore di questo che la sfera delle dialettiche o in sé e per sé, per sua intima ed essenziale struttura, o per considerazioni che muovono da ontici autocoscienti che non sono da essa e da problemi che non insorgono in essa [pag 382 (267 F2 /3)] non è stata assunta dall'attenzione che la genera e dalla funzionalità dialettica che la costituisce ad oggetto unico ed univoco fonte di uno o di un complesso di presupposti unici univoci apodittici, con la conseguenza che su essa attenzione e dialettiche si son posate da diversi punti di vista che han provocato differenti rilievi di differenti sue denotanti e l'enucleazione da esse di vari o di varie serie di presupposti plurimi ((gemini??)) e quindi problematici; se si muove da una concentrazione d'attenzione sull'incapacità della sfera di accogliere dialettiche le cui biffe siano l'autocoscienza di ontici che sian qualcosa d'altro dalle funzioni e dai modi funzionali della stessa sfera, l'ontità di ontici autocoscienti che son biffe intelligibili di dialettiche e la cui autocoscienza investe l'ontità di qualcosa che è altro dalla mera essenza di una dialettica in generale conduce alla necessità che siffatti intelligibili entrino nella sfera da ontici che son fuori di essa, con la conseguenza che o si nega l'immanenza inautocosciente di intelligibili nella sfera degli autocoscienti sensoriali e intuiti, e allora gli ontici estranei alla ragione si fanno estranei all'autocoscienza in generale o all'autocoscienza di condizione umana e gli intelligibili che li riproducono son dichiarati innati, qualunque sia poi il modo di questa innatezza, qualunque sia il suo principio, qualunque sia l'attività che sull'ontico autocosciente innato esercitano le dialettiche per trarne biffe per i propri spostamenti d'attenzione, o si attribuisce al complesso degli intuiti sensoriali il possesso di intelligibili che in essi si celano inautocoscienti, nel qual caso tale complesso è fatto portatore e fornitore di intelligibilità alla sfera delle dialettiche, e non resta che stabilire i modi e le operazioni con cui le dialettiche riescono a tradurre nella propria autocoscienza l'intelligibile inautocosciente nel fenomenico; ma è lecito anche muovere dall'osservazione di un'inettitudine ancor più grave della ragione di trarre da sé biffe intelligibili per una dialettica le quali pongano l'autocoscienza di ontici che siano qualcosa d'altro dalle stesse denotanti della ragione, e precisamente dall'impossibilità di una dialettica di disarticolare le sue biffe da ontici innati, e, con ciò, non resterebbe che offrirle come sorgente l'intelligibilità inautocosciente nel sensoriale la quale tuttavia, se inautocosciente è assente dalla sfera in generale di tutti gli ontici autocoscienti, se fatta autocosciente deve coincidere con quanto si dà nel sensoriale e avere tutti i caratteri di questo, con la conseguenza che le dialettiche disarticoleranno entro il sensoriale ciò che è tendenzialmente o asintoticamente orientato all'intelligibilità e assumeranno come biffe non degli intelligibili da sé e per sé, ma che sono trattati per intelligibili su ragioni che sono altre dalle denotanti -principi assoluti di intelligibilità; se accettiamo per ora la rapportazione intelligibile in generale come essenza della forma e l'accettazione di questa rapportazione come essenza della materia e se, per comodo, indichiamo le tre differenti dialettiche sulla sfera della dialettica coi nomi di innatismo, di astrattismo, di empirismo (entro cui c'è anche la dottrina di Kant), vediamo corrispondere alle tre differenti descrizioni tre differenti presupposti, quello dell'innatismo che nell'ontico in generale ci sia una sfera di ontici in sé [pag 383 (267 F3 /4)] che sono intelligibili, che sono materiati da materie o forme intelligibili, che sono nelle dialettiche di condizione umana in forza di un loro darsi con autocoscienza entro queste indipendentemente da qualsiasi operazione autocosciente e di condizione umana e sotto forma di ontici autocoscienti di condizione umana del tutto equivalenti agli intelligibili in sé, quello dell'astrattismo che nell'ontico in generale ci siano ontici intelligibili in sé che sono tali per l'intelligibilità della loro materia e della loro forma e che entrano nelle dialettiche di condizione umana grazie a certe operazioni, autocoscienti o inautocoscienti, ma sempre di condizione umana sotto la veste di intelligibili autocoscienti di condizione umana, i quali, tratti come sono dall'intuito sensoriale, conservano la loro ontità di ontici autocoscienti di condizione umana una traccia del sensoriale da cui derivano e, con ciò, perdono una parte della perfetta equivalenza che li dovrebbe correlare agli intelligibili in sé, il presupposto dell'empirismo che non ci sia altra intelligibilità nell'ontico in generale all'infuori di quella che costituisce l'essenza pura delle dialettiche intelligibili e che gli intelligibili che son biffe di questi o sono intelligibili autocoscienti equivalenti agli intelligibili in sé di siffatta essenza, nel qual caso sono l'autocoscienza di una porzione sola dell'ontità, o sono autocoscienti con pretesa di intelligibilità e con autocoscienza di qualcosa d'altro da tale essenza, e allora non sono che gli stessi intuiti sensoriali i quali, per certi loro caratteri che non sono dalla materia sensoriale intuita ma dalla elaborazione che questa subisce ad opera di rapportazioni che o sono intelligibili o tendono asintoticamente all'intelligibilità, si fanno materia delle biffe delle dialettiche intelligibili; approfondiamo i presupposti e troviamo sotto il primo la nozione di un complesso di intelligibili autocoscienti dialettizzati o dialettizzabili la cui materia e la cui forma sono entrambe denotate dalle connotanti formali la cui immanenza in un autocosciente chiamiamo intelligibilità dell'autocosciente, sotto il secondo la nozione di un complesso di intelligibili autocoscienti, biffe di dialettiche apodittiche o lecite, la cui forma è costantemente e immediatamente denotata dalle connotanti formali dell'intelligibilità e la cui materia solo mediatamente patisce tale denotazione come quella che entra nella rapportazione formale intelligibile senza ledere o cassare nessuna delle sue denotanti di intelligibilità, e con ciò ritrae la ragione della sua intelligibilità indirettamente da dialettiche le cui biffe son tratte dalla sfera dell'intelligibilità in genere, e come quella che è l'effetto di un effetto di un intelligibile in sé ed è conseguenza necessaria di una conseguenza necessaria di un principio apodittico, e con ciò vede la propria intelligibilità ulteriormente confermata da una ragione che non solo non è da essa, ma anche è da un campo ontico altro dalla sfera delle dialettiche in sé, sotto il terzo presupposto la nozione di una serie di intelligibili ch sono forme intelligibili e la cui materia è la loro stessa formalità intelligibile fattasi autocosciente e biffa di dialettiche intelligibili, e di una serie di intelligibili la cui forma è intelligibile perché connotata da una o più denotanti che appartengono alla prima serie,
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