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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 271
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[pag 394 (271 F1 /2)]

l'equivalenza reciproca dei sensoriali che entrano in un intelligibile deve pur sempre avere la stessa portata di qualcosa col timbro dell'intelligibilità; per queste ragioni appare perlomeno dubbio e degno di ulteriore approfondimento che una dialettica di condizione umana riesca a spezzare con assoluta soluzione la materia dalla forma sia di se stessa che di qualsiasi intelligibile: se è vero che il senso comune pecca di grossolanità quando pretende di ricavare dalle qualità di una materia costitutiva di un intelligibile delle denotanti qualitative che siano ragion sufficiente, assoluta e perfettamente definita rispetto a questa sua funzione di quel qualsivoglia rapporto formale di cui le qualità sono biffa, è lecito ammettere che quel senso comune riflette con quella sua pretesa l'effettuale condizione della dialettica di doversi rifare alla materia per giustificare la forma e viceversa; e anche coloro i quali, come Kant, hanno preteso di inferire da una scissione irrelata delle due una liceità di indipendenza reciproca delle dialettiche della verità formale e delle dialettiche della verità materiale e di ritrovare le prove di tale liceità negli errori della ragione umana, che essi chiamano nel loro insieme dialettica, non si sono accorti che di una ragione che costruisca dialettiche col solo sussidio della forma non c'è traccia dentro di noi, essendo essa un'immagine autocosciente problematica che perde apoditticità ed ontità non appena la sfera delle dialettiche, prendendo contatto con se stessa, acquista autocoscienza dell'illegittima((ità)) di manipolare strutture formali indipendentemente dalla materia da esse correlata e del fatto che essa a siffatte manipolazioni non s'abbandona mai: giacchè è vero che una dialettica o una serie di dialettiche perde contatto con la materia legittima e con ciò cessa di essere conseguenza di un'inferenza che fondi la sua verità materiale, ma alla condizione di assumere una certa qualsivoglia altra materia la quale, assunta con la verità materiale che non le spetta, entra con la forma in quel rapporto di condizionamento reciproco e di continuità indisgiungibile che è di tutte le dialettiche, valide per verità materiale o false per offesa alla verità materiale; per questo è illusorio che sia lecita l'ontità autocosciente di un ontico che è una forma, pura e assoluta, e che non sia lecita la stessa ontità per la materia, come pure è illusorio che sia lecita una definizione sia della forma che della materia la quale non coinvolga denotanti appartenenti di diritto, o indirettamente o direttamente, alla comprensione dell'intelligibile altro da quello che definisce; per materia di un intelligibile si intende l'ontico autocosciente che è biffa di una dialettica, in quanto l'ontico sia considerato sotto il punto di vista della funzione che la sua modalità di biffa di questa dialettica autocosciente gli dona, e cioè di essere termine di una concentrazione d'attenzione e principio e insieme fine dello spostamento d'attenzione che pel fatto stesso di muoversi da esso verso l'altra biffa, che è pure materia, cade nella necessità di riflettersi su di sé e di capovolgere il proprio moto, e in quanto la dialettica sia denotata dall'insieme degli attributi dell'intelligibilità; per forma di un intelligibile s'intende il rapporto fra due intelligibili i quali in forza del rapporto si fanno materie del rapporto e insieme biffe della dialettica o spostamento d’attenzione dall'uno all'altro, in quanto il rapporto sia denotato da una certa sua materia,


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costituita dal fatto che si fa esso stesso biffa di una dialettica che ne disarticola le note peculiari dalle generiche e dalle categoriali, e dall'insieme degli attributi dell'intelligibilità e costituisca le modalità ontiche dello spostamento d'attenzione, venendo così a coincidere con una porzione della comprensione di questo e quindi a connotare l'intera sua comprensione dei suoi stessi attributi di intelligibilità, e in quanto i due intelligibili, che son biffe e materie della dialettica, siano entrambi materia, o apodittica o problematica, dell'ontico intelligibile della cui forma si tratta e che coincide, per questo rilievo dato alla sua forma, con la dialettica stessa; dai due discorsi, a parte che risulta la necessità per l'attenzione disarticolante le comprensioni di una forma e di una materia di saltare dalla prima alla seconda per dialettizzare le denotanti della prima stessa e dalla seconda alla prima per ottenere lo stesso risultato nella seconda, viene a) che la materia di un intelligibile è la dipendente funzionale, almeno rispetto alla sua ontità e alla sua modalità autocosciente di materia, delle operazioni che hanno a loro principio condizionante e motore l'attenzione e il cui insieme chiamiamo dialettica, con la conseguenza che nessuna materia è ontico autocosciente con tale attributo fuori da una dialettica e da quei rapporti o forme che la denotano, b) che data la necessaria inversione di moto dello spostamento d'attenzione e dati gli attributi di intelligibilità che debbono connotare il modo secondo cui lo spostamento d'attenzione si rende autocosciente, la necessità e identità funzionale e qualitativa del duplice movimento esclude che la materia delle sue biffe goda di attributi altri da questi e quindi non sia essa stessa intelligibile, in quanto la materia del rapporto peculiare di quel certo spostamento d'attenzione è elevazione all'autocoscienza e insieme adesione, come a falsariga, dell'attenzione a ciò che l'autocoscienza dell'ontità e dei modi ontici della materia dell'una biffa opera sull'autocoscienza dell'ontità e dei modi ontici della materia dell'altra e viceversa, ossia al dato autocosciente che l'autocoscienza dei primi arricchisce di nuove denotanti l'autocoscienza dei secondi e viceversa secondo quel modo ontico che, intervenendo ad arricchire o definire uno spostamento d'attenzione fra due autocoscienti che sia indefinito, chiamiamo funzione o rapporto funzionale, con la conseguenza che lo spostamento d'attenzione, che è una delle denotanti di una dialettica e che è denotato da un certo rapporto che è uno speciale oltre che un intelligibile, deve ritrovare in questa sua adesione al rapporto funzionale delle due materie altrettanti fattori di intelligibilità quanti sono gli attributi di intelligibilità che esso stesso, con la sua dialettica e il suo rapporto peculiare, alberga, il che non è lecito se gli stessi attributi non giacciono entro la funzione e quindi entro l'ontità e almeno alcuni dei modi ontici di ciascuna materia e quindi in ciascuna materia - sembra che questo condizionamento dell'intelligibilità almeno parziale della materia sull'intelligibilità della dialettica e di tutto ciò che denota la comprensione di questa, sia legittimo per le biffe che non siano né dei qualitativi sensoriali né dei quantitativi, dei primi perché la loro molteplicità e variabilità essenziali esclude la garanzia di una loro necessità e identità, dei secondi perché l'esclusione dalla loro comprensione


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[pag 396 (271 F3 /4)]]

di una necessaria invariabilità e di una costante coincidenza con se stessi è principio di esclusione di una loro necessità e identità che sia assoluta ed estranea alla dipendenza funzionale dalla materia della biffa con cui son equazionati, sicché di queste l'una o ci si ostina, come io faccio, a ricondurre la materia e l'intelligibilità di una forma alla materia e all'intelligibilità delle sue biffe, e allora cade la liceità di un qualsiasi intelligibile, che, se è qualitativo, deve avere a sue biffe o dei sensoriali, la cui intelligibilità cassa l'intelligibilità della forma e quindi della dialettica, e, con ciò, esclude un ontico autocosciente intelligibile in genere, o degli astratti dai sensoriali i quali non sono che o modi della sensorialità in genere o rapporti immanenti in un aggregato di sensoriali, modi o rapporti che non si vede da dove mutuino un'intelligibilità data la loro dipendenza ontica o modale dai sensoriali, mentre, se è un quantitativo, deve anch'esso lasciare andare una sua pretesa all'intelligibilità dato che l'inferenza della forma della sua dialettica dalla sua materia variabile frutterebbe alla forma la variabilità dell’inintelligibile, oppure si separa nettamente la forma dalla materia e si fa dipendere l'intelligibilità dell'intelligibile e della dialettica intelligibile unicamente dall'intelligibilità della prima, lasciando la materia al suo destino di inintelligibile in sé libero di restare quel che è se le dialettiche non lo inseriscono nelle loro forme e pronto a salire al livello dell'intelligibile se una dialettica lo fa biffa della sua forma, senza tuttavia per questo modificare la sua essenza inintelligibile e giacendo nella sfera dell'intelligibile come un apolide cui i diritti di cittadinanza sono temporaneamente donati da qualcosa d'altro dalla sua origine e natura e durano finché dura questo dono, e allora si concede un certo margine di ontità a un intelligibile in genere che non sia solo forma ma anche forma con materia altra da quella della forma, il quale però ha la sua ragione solo dalla forma, come, in fondo, fa la matematica i cui intelligibili sono anzitutto forme o rapporti intelligibili i quali o si fanno essi stessi materia di una dialettica, la cui legittimità di autocosciente intelligibile coincide allora con la forma dialettizzata, o accettano a materia delle quantità variabili la cui legittimità di autocoscienti intelligibili non dipende dalla qualità variabile di questa o quella quantità ossia dalla sua definizione in uno dei modi con cui una quantità che sia quantificazione è lecito sia autocosciente, ciascuno dei quali in quanto sostituibile a piacimento da un altro, e in sé e relativamente a quella forma di cui dovrebbe diventare biffa, non trae da sé nessuna intelligibilità né per sé né per la forma di cui è biffa, ma dalla funzione o rapporto con cui si legano fra loro per azione della forma, il qual rapporto, conseguenza e non principio della forma, o meglio immanenza della forma nel quantificato, permane costante nonostante l'indefinito variare dei modi qualitativi definiti della quantificazione in genere e con ciò prescinde al pari della forma per la propria modalità o materia e per la popria intelligibilità dalla materia quantitativa in cui immane; infatti, la matematica sembra operare proprio così: avendo a disposizione una gerarchia di rapporti intelligibili che scendono da forme categoriali a forme sempre più speciali sino ad arrestarsi al livello




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