Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 252 - 301 F2
    • 272
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

- 398 -


[pag 398 (272 F2 /3)]

che aveva il diritto di dimostrare valida la propria pretesa di godere di ontità legittima, ossia entro le intuizioni sensoriali, ha cercato di sfuggire al dilemma (di negare una sfera di intelligibili, che non era lecito escludere dall'autocosciente se non altro rispetto a quel dato incancellabile di avere a denotanti gli attributi dell'intelligibilità che è dato escludere dall'immanenza legittima in qualsiasi ontico autocosciente, ma non privare di ontità autocosciente, o di lasciarla sussistere in dialettiche che, una volta accettate per legittime fin che hanno a biffe gli attributi dell'intelligibilità e quei rapporti la cui materia indubitabilmente alberga questi attributi, debbono anche essere legittimate quando ritrovano in sé gli stessi attributi e gli stessi rapporti ma unificati con una materia sensoriale che o, contro il dato di fatto immediato della sua essenza, deve venir connotata da intelligibilità per non offendere la legittimità delle seconde dialettiche, o, contro la legittimità di queste, devono venir lasciate nella loro inintelligibilità), riprendendo la struttura delle dialettiche matematiche e la loro discrezione della forma dalla materia; ma val la pena di chiedersi se veramente la matematica vive su tale discrezione in quanto ontico autocosciente intelligibile e legittimo: anzitutto, si osserva che la riduzione delle dialettiche geometriche a dialettiche aritmetiche vive su quel dato primo geometrico che sono le dialettiche degli assi cartesiani e che queste hanno il diritto di prescindere, per la legittimità dell'intelligibilità del complesso dialettico cui partecipano, dall'intelligibilità dei modi ontici particolari di cui i loro intuiti autocoscienti, che sono sensoriali immaginari, si rivestono non intelligibilmente, ma non di smarrire totalmente il modo ontico generico dell'intuizione di tipo sensoriale, la quale quindi si riveste di necessità che dona a una parte almeno dei singoli intuiti in quel certo modo spazio tempo quantità la necessità e l'intelligibilità, e si nota anche che se è vero che questa intelligibilità pare scissa da quella delle forme geometriche che connettono le intuizioni delle linee secondo il rapporto che ne fa degli assi cartesiani, è pure vero da un lato che l'intelligibilità della forma dona con necessità alle intuizioni quel certo modo di esistere relazionale che ne fa degli assi, dall'altro che la necessità e costanza del modo intuitivo secondo cui gli assi esistono in sé dona con necessità alla forma l'ontità autocosciente e inoltre che, sebbene non siano dati ontici autocoscienti che, inferiti dagli assi, in quanto mere intuizioni, come denotanti della loro comprensione, dimostrino apoditticamente l'immanenza essenziale entro ciascun dato della funzione che lo lega all'altro e quindi della forma cui le funzioni si connettono, neppure è dato, come vorrebbe Kant, un ontico autocosciente che sia ragione dell'apriorità e quindi indipendenza, per ciò che riguarda l'intelligibilità, della forma del dato intuito, in quanto di fatto e di diritto si ha solo l'autocoscienza della simultaneità dei due, della intelligibilità, come identità e immutabilità, delle forme, della intelligibilità, come necessità di una certa essenzialità generica, dell'intuito che è materia delle forme, sicché nulla impedisce sia di rilevare che alla dipendenza funzionale dell'ontità della materia dall'ontità della forma si giustappone la dipendenza funzionale opposta dell'ontità della forma da quella della materia,


- 399 -


[pag 399 (272 F3 /4)]

sia di stabilire che l'impossibilità di un'inferenza della ragione della funzione e della forma dalla materia dell'intuito non annulla l'impossibilità della forma e della funzione di avere ontità senza la materia, e quindi di osservare che o l' apriorismo della forma è acronico e meramente funzionale, nel qual caso, data la necessità dell'intuire in generale ai fini di un'ontità autocosciente e quindi intelligibilità della forma, non si vede come sia lecito distinguere una, per dir così, matrice del sensoriale la quale sia assolutamente inintelligibile pur dovendo generare necessariamente del necessario nella sua genericità, da una per così dire, matrice, la quale sia assolutamente intelligibile e perciò eterogenea ed onticamente altra dalla prima pur non avendo la liceità di generare senza di essa, essendo perciò necessario identificare le due o unificarle in un unico necessario, il che è poi quanto fa Kant col suo Io Penso che se è matrice del formale lo è anche del sensoriale, o l'apriorismo della forma è diacronico e di fatto e di diritto ontico, nel qual caso si ha l'impossibile di un ontico che ha ontità indipendentemente da quell'intuito senza cui resta privo di ontità autocosciente, e di un ontico che è condizione di una dialettica e dialettica esso stesso e quindi necessitante uno spostamento d'attenzione e l'autocoscienza, che è concomitante necessaria di questo, e che insieme rinuncia all'autocoscienza per porsi indipendentemente da ciò senza cui non è con autocoscienza; d'altra parte, se resta inamovibile l'impossibilità di dedurre da quelle due linee degli assi una denotante che sia ragione sufficiente della loro forma di ortogonali, la necessità di quella loro essenza generica che è la loro sensorialità, inferita com'è dalla necessità della forma pel medio della dipendenza dell'ontità autocosciente della forma dall'ontità autocosciente degli intuiti, ammette, sia pure come concetto problematico, l'immanenza, entro la stessa essenza generica di un sentire in generale, di una funzione necessaria nei confronti di un altro sensoriale, funzione che è insieme un agire su esso e un patire da esso secondo un nesso la cui manifestazione è il rapporto formale, essendo la problematicità del concetto coincidente con l'impossibilità di porre nell'autocoscienza un ontico che sia ragione della funzione senza coincidere con la funzione stessa; ora, la problematicità del giudizio categorico che predica al sensoriale in genere la denotante problematica che è ragione della sua funzione, è pari a quella del giudizio categorico che predica all'Io Puro le due matrici, di cui sopra, acronicamente e simultaneamente generanti i loro prodotti entro l'autocoscienza dell'Io Empirico; e non vedo ragioni valide ad approvare la seconda a disfavore della prima; anzi, il fatto che nulla impedisce di trattare il sensoriale come un indice o un segno di una ontità, autocosciente oppur no, che è altra dal sensoriale stesso, se non l'impossibilità di trovare nel sensoriale ontici autocoscienti che sian fonti necessarie dei rapporti intelligibili che lo investono, impossibilità che sussiste solo finchè non ci si accorge che il rapporto intelligibile non è tanto alieno e indipendente dal sensoriale quanto si crede a prima vista, subentra, in appoggio della prima problematicità, a porre, ancora come problematica, la connessione del sensoriale con un ontico, privo dell'autocoscienza di condizione umana, un cui modo la cui ontità sia condizione necessaria di sé




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License