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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 403 (273 F4 /274 F1)] ma, a parte il fatto che anche per esso si rinnova quella sua dipendenza apodittica dall'autocoscienza delle due biffe e delle loro materie senza la quale neppure il rapporto prende autocoscienza sicché sotto questo punto di vista si deve dar vita a un discorso uguale al precedente e menante a conclusioni almeno in parte identiche come quelle che differiscono dalle precedenti in quanto non riguardano dei sensoriali ma degli ontici che rimandano ai sensoriali, in primo luogo si dà che la sua ripetizione, sia pur di esso in quanto invariabile, non è mai una dialettica in sé, ma è sempre una dialettica che è biffa di una dialettica di equivalenza con il tutto sintetico in cui le unità identiche biffate dal rapporto secondo una certa sua ripetizione si vincolano in un'unità il cui modo ontico è una certa qualità che la distingue dalle unità che vi si annegano e da tutte le altre unità che sono sintesi di più unità componenti: infatti, se quella forma che abbiam detto di giustapposizione di identici trattati come unità è una denotante di una certa dialettica e quindi immane e coincide con una dialettica, delle due l'una:o questa è spostamento d'attenzione dall'un ontico trattato come unità all'altro in quanto identico al primo e, con ciò, segue come falsariga e riempie di autocoscienza il rapporto di identità quantitativo e mediatamente qualitativo dei due, e allora non solo non rileva tutto ciò che la forma aritmetica ha come denotante, e precisamente la giustapposizione e conservazione nell'autocoscienza dei giustapposti in una simultaneità che lo spostamento d'attenzione in sé ignora, e insieme la loro sintesi in una nuova unità la cui esistenza è condizione necessaria perché il rapporto sia ripetuto, ma rende anche impossibile la ripetizione del rapporto, del che è prova il fatto che nessuna enumerazione è un ontico autocosciente quale lo vuole Kant, ossia una mera successione diacronica di unità identiche, ma ogni enumerazione è sempre limitata alla successione diacronica di due unità identiche tosto sostituita dalla loro sintesi o conservazione nell'autocoscienza di entrambe però fuse in un qualitativo della quantità che nulla ha che fare né con le due unità discrete né con il loro rapporto di giustapposizione, oppure la dialettica ((la dialettica??)) comprende tutto ciò che la forma di giustapposizione esige, compresa la liceità di una sua ripetizione dialettizzabile con se stessa in quanto già datesi all'autocoscienza, e allora deve arricchirsi di quel fattore di sintesi dei due identici dialettizzati che fa di essi e della forma un uno che è un nuovo qualitativamente diverso, con la conseguenza che essa dialettica non ha la liceità mai di assolutizzarsi, ma deve nell'atto stesso in cui si pone farsi biffa di una dialettica che la correla necessariamente con l'ontico autocosciente della simultanea e indialettizzata esistenza in unità delle due unità dialettizzate nella biffa; che se poi il rapporto della giustapposizione è ripetuto di diritto e di fatto esso cessa di essere giustapposizione di identici che sono tali immediatamente, ma diviene rapporto fra un ontico e un altro che è trattato come identico al primo e che ha il diritto di esser trattato così per la ragion sufficiente che il primo è disarticolabile in una pluralità di ontici correlati dallo stesso rapporto e l'un l'altro identici, con la conseguenza che ogni enunciazione o ripetizione della forma che abbiam detto di giustapposizione è in realtà un rapporto di giustapposizione
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