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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 276-77
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[pag 413 (276 F4 /277 F1)]

ora, l'autocoscienza di un ontico che sia termine dell'attenzione è la condizione prima perché l'attenzione si concentri su di esso ed insieme è la denotante che deve darsi, a lato delle altre, come apodittico concomitante di tutte le modificazioni che la concentrazione d'attenzione ha operato sull'ontico; che se queste sono la disarticolazione dell'ontico in parti qualitativamente e funzionalmente eterogenee e la loro unificazione pel medio degli spostamenti d'attenzione e delle dialettiche, l'autocoscienza s'aggiunge via via a ciascuno di questi nuovi ontici e s'aggiunge secondo una connessione la cui apoditticità è sì un dato immediato, ma è anche un argomentabile dal fatto che ciascuno dei nuovi si fa termine di attenzione, il che esige come condizione che sia autocosciente;ma se l'autocoscienza abbiam detto essere la modalità necessaria ad un ontico che si faccia termine d'attenzione e l'attitudine dello stesso a ripetersi indefinitamente nelle stesse funzioni passive, sia nel primo modo relazionale in cui l'attenzione l'ha colto sia in qualsivoglia altro rapporto, e se l'attenzione è non un soffermarsi sull'ontico autocosciente ma sempre uno spostarsi da esso a qualcosa che sia altro da esso pur giacendo in unificazione con esso, l'ontico che si fa oggetto d'attenzione deve perdere la propria unità nello stesso momento in cui l'attenzione si posa su di esso: è lecito che la condizione di disarticolazione che l'attenzione genera in seno all'uno nell'atto stesso in cui posa su di esso e che quindi vi ritrova come principio dei suoi spostamenti, sia falsa ed illegittima, ma non è mai lecito che una disarticolazione in genere si sostituisca all'unità dell'ontico nell'istante in cui l'attenzione vi si posa sopra; ma allora autocoscienza e disarticolazione con unificazione sono simultanee perché nello stesso attimo in cui l'attenzione si posa sull'ontico, l'ontico si dà autocosciente e insieme si disarticola in parti che simultaneamente vengono correlate in dialettica, donde segue che, poiché siffatta dialettica è principio di un'ulteriore concentrazione d'attenzione e quindi di ulteriori dialettiche che hanno a loro condizione l'autocoscienza e la dialettizzazione dell'ontico, le due finiscono per coincidere, allo stesso modo che coincidevano nel primo atto di attenzione; è vero che tutto questo nostro discorso è nato proprio sulla distinzione di una dialettica dell'intelligibile da una sua autocoscienza, ma è altrettanto vero che quando andiamo a cercare che cosa sia quella dialettica vi ritroviamo una concentrazione d'attenzione e uno spostamento d'attenzione che sono simultanei con l'autocoscienza dell'ontico e con la loro stessa autocoscienza, essendo d'altra parte l'ontico qualcosa che ha perduto quella sua unità di cui c'era solo il sentore nel momento stesso in cui s'è fatto autocosciente e oggetto dell'attenzione, ed è pure vero  che quando ci ripieghiamo nell'autocoscienza vi ritroviamo un offrirsi dell'ontico all'attenzione e quindi il suo dirompere in molti dialettizzati secondo una dialettica la cui autocoscienza è ancora un farsi essa oggetto d'attenzione e un dirompere essa pure in molti; risulta, quindi, da un lato che è condizione ineluttabile e fatale per un intelligibile che sia di condizione umana sia godere di uno stato di unificazione che di fatto è un suo disarticolarsi in molti eterogenei conservati in nesso reciproco da certi rapporti che son però conservati




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