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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 282
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[pag 431 (282 F2 /3)]

e identica dialettica, come razionalità e mammiferinità connotano necessariamente uno e un solo e stesso intelligibile, un intelligibile denotato da razionalità è necessariamente denotato da mammiferinità, ecc.), la mammiferinità è specifico necessario dell'uomo (o giudizi verbalmente diversi ma indici della stessa dialettica: l'umanità è connotata dalla mammiferinità, il mammifero è genere dell'uomo, l'uomo è specie del mammifero, ecc.), la vertebralità è specifico necessario del mammifero, dell'uccello, ecc. (o giudizi verbalmente diversi ma indici della stessa dialettica: il mammifero, l'uccello, ecc. sono denotati dalla vertebralità, o sono specie del vertebrato, ecc.)-, la dialettica, in quanto intelligibile, ha a ragione sufficiente della sua ontità o della sua autocoscienza lo spostamento d'attenzione, il quale a sua volta rimanda, come a ragion sufficente della sua ontità o della sua autocoscienza, alla connessione necessaria e insieme alla discrezione eterogenea dei qualitativi attraverso i quali si muove, connessione e discrezione le cui ragioni sono nella molteplicità della struttura degli ontici autocoscienti entro la quale sono affermati immanenti i qualitativi; ma quando a questi ontici si contrappongano gli intelligibili che loro equivalgono e insieme da loro differiscono per l'unità assoluta che li caratterizza, questi intelligibili, che, in quanto di autocoscienza umana, sono dei concetti problematici, e che in sé sono gli stessi concetti problematici ma predicati da apoditticità e definizione qualitativa e da o inautocoscienza o da autocoscienza altra da quella umana, se debbono conservare inalterata la loro unità essenziale, debbono anche esser predicati da una struttura qualitativa tale che non consenta all'attenzione che su di essi si posa di spostare se stessa da uno ad altro momento o porzione entro di essi; escludendo ora la questione se l'attenzione abbia oppur no la liceità e la condizione necessaria e sufficiente per spostarsi da uno ad un altro di essi, l'unità che li caratterizza deve accompagnarsi anche a una modalità della loro totalità qualificata che non dia luogo a frazionamenti in parti che consentano lo spostamento d'attenzione da una di esse ad un'altra: infatti, ogniqualvolta uno spostamento d'attenzione si dà trova la sua liceità almeno in una dualità di parti le quali debbono ricavare la necessità della loro dualità da una differenza che le distingue e che ha la sua ragione nelle parti stesse e non in altro, e quindi in una loro eterogeneità che è sempre, almeno per le condizioni delle dialettiche umane, o totalmente qualitativa o almeno in parte qualitativa; qualora dalle parti distinte sia esclusa siffatta eterogeneità la dualità è da altro e non dalle parti, il che priva lo spostamento d'attenzione e quindi la dialettica di congruenza con le parti che son biffe, e, con ciò, di necessità e di intelligibilità; ma una dualità di eterogenei è molteplicità e non unità, o tutt'al più consegue l'unità mediatamente e non la possiede; donde segue che lo spostamento d'attenzione entro un uno che sia originario, principio e non conseguenza di operazioni dialettiche, avrebbe, anche, la liceità di darsi alla condizione che vi venissero distinte parti le quali o sarebbero omogenee, e con ciò biffe di spostamenti non necessari, o sarebbero eterogenee, ma in contraddizione con l'unità originaria del tutto;


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[pag 432 (282 F3 /4)]

esclusa quest'ultima liceità di distinzione, non resta che un uno sia distinguibile in parti che, fattesi biffe di spostamenti d'attenzione, privano questi di necessità, il che si dà quando la spartizione sia avvenuta indipendentemente da una necessità intima all'ontico disarticolato, ossia quando questo non offre da sé, dal suo corpo diciamo così, nessuna ragione necessaria e sufficiente per essere diviso e quando la disarticolazione, che ricava la sua ragione da altro, è sovrapposta e con ciò variabile e mutevole; e poiché le ragioni della disarticolazione di un ontico che siano dall'ontico stesso coincidono con distinzioni qualitative immanenti in esso, l'intelligibile ad unità originaria, dev'essere un semplice, ossia un qualitativo uniforme entro cui non si danno differenze qualitative correlative di distinzioni di parti; nella sfera delle dialettiche di condizione umana, siffatto discorso trova la sua forma legittima nella predicazione all'intelligibile uno, già posto a concetto problematico di ontità necessaria in sé per conclusioni di precedenti discorsi, della qualità della semplicità, e di tutto ciò che questa è e comprende, come conseguenza necessaria delle ragioni che impediscono ad uno spostamento d'attenzione di attuarsi entro un ontico che sia necessariamente uno; d'altra parte, alla medesima predicazione apodittica si giunge se si attribuisce all'ontità in sé dell'intelligibile uno l'inautocoscienza: una volta che si sia esclusa dall'essenza di tale intelligibile l'autocoscienza e, con ciò, lo si sia privato della liceità di farsi oggetto di un'attenzione e dei suoi spostamenti, è lecito predicare al suo concetto problematico la molteplicità di parti eterogenee, alla condizione che a ciascuna di esse si attribuisca la capacità di emettere da sé, per dir così, un ontico in sé che sia qualcosa d'altro dall'essenza qualitativa della parte e che insieme, generandosi necessariamente da essa, vada a unirsi e a fondersi con un'altra parte senza confondersi col qualitativo di questo, in modo che le varie parti vengano collegate l'una all'altra da ontici che sono altrettanti ponti di unificazione o punti di sutura; ma, a parte che questa descrizione lascia fuori di sé quell'effetto di questa sutura che è la qualità nuova che sgorga dall'unificazione delle parti, la quale o è pensata come un coesistente alle altre, e in questo caso si debbono introdurre ulteriori ontici rapportativi fra essa e l'unificato che non si vede come la colleghino a questo se andando da essa a ontici che sono ponti di ponti o da essa ad ogni qualitativo, il che renderebbe inutili i ponti parziali, oppure è pensata come l'involucro che abbraccia il tutto, senza però che con ciò si riesca a ricostruire il rapporto fra il tutto e l'involucro, a parte ciò, si ripete, gli ontici che son ponti debbono essere di molteplici tipi, come quelli che da un lato vanno dal qualitativo parziale in sé che è specifico a quello che è generico, mentre dall'altro partono dai generici per correre agli specifici, e come quelli che debbono scaturire da una coppia di generico e di specifico già collegati dai rispettivi ponti per suturarla con il suo specifico, non solo ma debbono anche far tutt'uno con la qualità della loro parte e insieme distinguersi da essa; sicché, senza tener conto della moltiplicazione all'infinito degli ontici in sé che dovrebbero costituire la struttura a molteplicità eterogenea di quell'intelligibile,




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