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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 433 (282 F4 /283 F1)] nessuna immagine di condizione umana riesce a cogliere la caratteristica per la quale appunto è stato posto come concetto problematico siffatto ontico, e precisamente il qualitativo ad esso peculiare ed irriducibile alla giustapposizione dei qualitativi parziali autocoscienti e dialettizzati; se si vuol lasciare siffatto intelligibile inautocosciente con una struttura molteplice, si deve rinunciare a stabilire un'unificazione delle sue parti che generi unità e qualità omogenea, in primo luogo perché nessuna delle unificazioni fra eterogenei di cui le dialettiche umane si servono come biffe autocoscienti simmetriche di ontici inautocoscienti è atta a essere attribuita al molteplice dell'intelligibile, in secondo luogo perché nessuna correlazione, fra quante sono autocoscienti, è in grado di accordare l'omogeneità qualitativa dell'intelligibile che è uno in sé e inautocosciente con l'eterogeneità dei molti qualitativi, comunque unificati, che dovrebbero per dir così costituirla; ma proprio questa omogeneità qualitativa o peculiarità di una qualificazione che nessuna somma di qualità componenti giustifica, è stato ciò che si è voluto rilevare con l'attribuire ontità in sé all'intelligibile, e perciò per conservare questo si deve rinunciare ad attribuire a questo una struttura che sia simmetrica di quella delle dialettiche di condizione umana, e si deve concludere in una sua semplicità; d'altra parte, quando poniamo l'intelligibile inautocosciente entro il fenomenico, riconduciamo ad esso come segno a un supporto se non come effetto a una causa, l'unità della percezione, dentro la quale è lecito distinguere vari aspetti ciascuno segno di una delle denotanti in cui l'intelligibile verrà dialettizzato, ma che è illecito ridurre, nella sua unità, alla mera giustapposizione necessaria di quegli aspetti perché tale unità è sempre accompagnata da una tonalità che né la giustapposizione degli aspetti né la sostituzione di un aspetto ad un altro come segno del subentrare di uno specifico ad un altro spiegano e che, sia oppure no destinata a tradursi in un concetto ineluttabilmente problematico, rimanda alla qualificazione omogenea dell'intelligibile immanente e quindi alla sua semplicità; se poi si considerano le denotanti in cui si disarticola una comprensione e se attraverso il loro reciproco rapporto funzionale instaurato dalle varie dialettiche si pretende equazionare l'unità in sé originaria dell'intelligibile con l'unificazione che la successione delle funzioni instaura entro il materiale disarticolato, si deve pure osservare che tali funzioni, relativamente a una denotante isolata, non sono univoche dal momento che la denotante è atta a farsi specifico di più generici o generico di più specifici con una certa pluralità di attitudini ad articolarsi che sono problematiche in sé e che diventano apodittiche, una alla volta, solo relativamente al complesso entro cui si danno, il che non è spiegato abbastanza da quell'unità parziale che si dà in atto allorché varie denotanti s'unificano in una denotante a funzione generica, che è un binomio o polinomio di qualitativi, in attesa di questa e non di quella denotante specifica, ed è spiegato solo dall'unificazione totale di tutte le denotanti della comprensione(i), la quale tuttavia non è ragione di quella certa funzione in quanto ne è generata e posta e ritrova quindi la sua ragione in una unità qualitativa estranea alla molteplicità unificata ed anteriore ad essa;
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