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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 285-86
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[pag 443 (285 F4 /286 F1)]

per concludere nella necessità dell'unicità di ciascun intelligibile e non dell'intelligibile in generale; quando dell'uno, dell'unico, dell'immobile, dell'immutabile, dell'aspaziale e dell'atemporale, oppure del costante e dell'uniforme, oppure dell'universale e del necessario si son fatti gli attributi formali peculiari dell'intelligibilità in generale e quindi dell'intelligibilità delle dialettiche e di conseguenza di quella delle loro materie, delle loro forme, dei loro spostamenti d'attenzione in quanto guidati come da falsariga da un certo rapporto e insieme traenti questo all'autocoscienza, si è enunciata direttamente una certa dialettica rilevante l'immanenza di quei certi modi in un ontico autocosciente, materia forma funzione dialettica ecc. che sia, e sussumente come ragione o come principio quest'autocosciente che sulla sussunzione fonda il suo diritto ad esser trattato in un certo modo, ma insieme indirettamente si son distinte tutte le dialettiche in due classi, nella prima delle quali si trovan quelle che si dicono permanenti nell'ontità ossia nell'autocoscienza non necessariamente, mentre nella seconda si danno quelle che di tale permanenza godono necessariamente: se andiamo a cercare che cosa significa questo permanere non necessario o necessario, troviamo che di fattori che si pongano a ragione dell'una o dell'altra qualità, come quelli che son costituiti da un certo modo qualitativo che immediatamente sia dato nella qualità di una delle componenti della dialettica e che insieme immediatamente si distingua dal resto della sua qualità sicché sia lecito all'attenzione poggiarsi su quella componente e disarticolarla in due materie-biffe eterogenee spostandosi dall'una all'altra delle quali innalzi all'autocoscienza il loro rapporto funzionale dal principio a quella conseguenza che è la necessità della seconda, non se ne trovano, e che quindi ci si deve accontentare di altre modalità la cui immanenza nella dialettica e nelle sue componenti costituiscano ciò che ne fonda la necessità o permanenza necessaria e che del fattore di questa necessità sono da assumersi a segni o indici; infatti se per permanenza con autocoscienza in generale s'intende non la continuità diacronica del darsi con autocoscienza, ma la liceità di aggiungere autocoscienza al proprio modo qualitativo sì che questo, confrontato con quel modo già che ha ricevuto autocoscienza, risulti equivalente ad esso sotto tutti i punti di vista, ad eccezione di quello temporale, le dialettiche della prima classe godono di tale permanenza o in forza della memoria o in forza di una loro stessa ontità la cui ragione è però costituita dall'ontità di altri ontici eterogenei da quelli che le costituiscono, nel senso che hanno tutta la liceità di ricostituirsi con autocoscienza e in equivalenza perfetta con dialettiche già prima autocoscienti ma con un'ontità le cui ragioni sono al di fuori ed eterogenee dalle dialettiche stesse e da tutte le loro componenti -le dialettiche di vicinanza, di lontananza, di rapporto spaziale mutevole, fra dati sensoriali o gruppi di dati sensoriali godono di permanenza nell'autocoscienza, nel senso su dato, ma quando si ricerca la ragione del loro ridarsi con autocoscienza e in identità perfetta con dialettiche già datesi con autocoscienza, la ragione di questa rinnovata ontità autocosciente è fornita da ontici autocoscienti, come la memoria, gli spostamenti del corpo, i mutamenti del punto di vista, la produzione o generazione, ecc.,


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[pag 444 (286 F1 /2)]

la cui qualificazione è o è posta come eterogenea da quella delle dialettiche e delle loro componenti -; le dialettiche dell'altra classe, invece, quando sorgono con autocoscienza e con identità perfetta con altre già datesi con autocoscienza, ossia quando permangono con autocoscienza, traggono la loro ontità, in quanto autocoscienti e in quanto qualificate secondo quelle loro certe qualità, immediatamente o mediatamente da se stesse e non da ontici ad esse eterogenei; e poiché chiamiamo necessario quel che è autocosciente e che è, nella sua ontità di autocosciente e nella sua qualificazione di qualitativo con autocoscienza, in modo tale che sia costretto ad essere autocosciente e ad essere nel modo qualitativo cui s'accompagna l'autocoscienza, essendo la costrizione l'illiceità di non darsi con autocoscienza e di non vincolare la sua qualificazione all'autocoscienza, sotto il punto di vista del servizio che rendono, di trarre all'autocoscienza rapporti e funzioni come ulteriori modalità qualificatrici che s'aggiungono a quelle che ognuno dei dialettizzati ha da sé, vengon preferite le dialettiche della seconda classe, come quelle che hanno la costrizione, ad essere autocoscienti e a godere di una qualificazione con autocoscienza, da sé e non da altro e che quindi non esigono, per fondare la loro costrizione o necessità, il ricorso ad ulteriori dialettiche esercitate sull'altro; qui non conta che questo servizio sia ben accetto per motivi pragmatici o contemplativi, né conta che siffatta costrizione venga guardata da punti di vista diversi, come effetto di un certo modo delle biffe che è quello eleatico o quello aristotelico o quello induttivo, quel che conta è che il vero fondamento intuitivo o immediato di queste dialettiche è di non riuscire a fornire altra ragione della propria autocoscienza e del proprio modo qualitativo tranne quella che direttamente proviene da loro stesse e indirettamente dall'autocoscienza e modi qualitativi delle porzioni in cui è lecito siano disarticolate, sicché basta che per una qualunque condizione della sfera delle dialettiche che si dia in antecedenza diacronica  insorga una di tali dialettiche perché simultaneamente insorgano tutte le sue porzioni componenti o insorga una di queste perché l'intera dialettica si rinnovi identica con autocoscienza, non trovandosi tra la condizione antecedente e la dialettica rinnovata nessuna coazione che non sia costituita da una identità tra una delle componenti della condizione e una della dialettica e, con ciò, nessun principio dell'autocoscienza della dialettica che che non sia una delle sue componenti; questa seconda classe, che chiamiamo dell'intelligibilità, non dipende per la sua ontità dall'ontità di ontici che siano delle idee platoniche o delle forme aristoteliche o delle similarità alla Abelardo o alla Ockam, trova la sua ontità condizionata dal fatto che si ripresentino con autocoscienza degli ontici la cui qualificazione si dia identica o trattabile come identica a quella di altri ontici già autocoscienti, senza che dell'autocoscienza di quel rapporto di identità o trattato come tale sia lecito addurre una ragione che sia assolutamente e totalmente eterogenea dai rapportati; quando tutto ciò si verifica noi parliamo di una sua intelligibilità e quindi di una intelligibilità delle dialettiche se quelle che si verificano con tali modi sono dialettiche, per intelligibilità, allora, intendiamo quella necessità, ossia quel carattere immanente nelle dialettiche e nelle loro componenti,


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[pag 445 (286 F3 /4)]

e insieme quel particolare e preferito servizio che esse offrono ad altre dialettiche, e l'unica differenza che rispetto alla classe delle dialettiche intelligibili nasce fra una dottrina alla Platone e una alla Ockam è che per quella gli intelligibili e le dialettiche avrebbero, traendolo da questo o da quel dato autocosciente, una ragione necessaria e sufficiente per la necessità degli intelligibili che sarebbero quindi tali indipendentemente dal modo in cui son trattati ossia indipendentemente dall'autocoscienza che s'accompagna alla loro intrinseca necessità la quale sarebbe non solo un autocosciente ma anche una qualità, o denotante da giustapporsi a quelle delle sue qualità materiali e formali e a quella dell'autocoscienza, mentre per l'altra nessuna ragione necessaria e sufficiente sarebbe dialettizzabile con la necessità intrinseca degli intelligibili la quale quindi sarebbe una denotante che si sovraggiungerebbe al resto della connotazione nell'atto stesso in cui questa si dà con autocoscienza e che sussisterebbe nella giustapposizione in dipendenza funzionale dalla nota dell'autocoscienza e non dalle altre materiali e formali, sicché, data l'esclusione dalla denotante dell'autocoscienza, sia in sé che in giustapposizione con il resto della connotazione dell'intelligibile, di una necessità intrinseca, sarebbe illecito trattare quella necessità come un ontico cui s'accompagni autocoscienza e che non dipenda dall'autocoscienza stessa e sarebbe altresì illecito proiettare in un futuro diacronico una giustapposizione di connotanti qualitative di necessità intrinseca di autocoscienza identica a quelle già datesi; ma, esclusa questa differenza che riguarda quel che le dialettiche hanno il diritto di attendersi e il servizio che hanno il diritto di attendersi da altre dialettiche, la necessità dell'intelligibilità resta sempre quella, un modo che promana dagli autocoscienti e la cui ontità non è lecito inferire da altro di esteriore o di eterogeneo dagli autocoscienti stessi; ciò posto, è da questa necessità che promana l'unicità degli intelligibili, sia come materie-biffe che come forme e dialettiche: uno spostamento d'attenzione che sia da un autocosciente a un altro secondo un loro rapporto funzionale necessario, poiché o immediatamente o mediatamente si rifa a una relazione generica di parte a tutto, non ha la liceità di ammettere la distinzione in due ontici autocoscienti discreti di ciascuna delle sue due biffe, o che esse siano in quel rapporto di parte a tutto o che trovino in siffatto rapporto tra due intelligibili altri da esse il fondamento del loro particolare rapporto, perché delle due l'una o i due ontici discreti in cui una delle due biffe od entrambe si son sdoppiate sono due eterogenei e allora, fermo restando il rapporto fondamentale, la particolare modalità secondo cui esso si è definito deve mutare dando luogo a due distinte dialettiche con la conseguenza che o ciascuna di esse si riferisce a un suo proprio ontico intelligibile unitario, il che è ragione dell'inintelligibilità e invalidità del primo spostamento d'attenzione che pretendeva di disarticolare secondo un'unica forma necessaria due unità distinte ed eterogenee, o entrambe si riferiscono a un solo ontico intelligibile, il che è ragione dell'inintelligibilità e invalidità di almeno una di esse la quale pretende di porsi a ricostruzione per unificazione necessaria di un'unità qualitativa che non coincide con quella problematicamente data,




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