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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 457 (290 F1 /2)] donde segue che legittimità hanno soltanto gli insiemi e le correlate dialettiche che sono successioni di biffe il cui rapporto di unificazione ha a sua materia un qualitativo semplice o da trattarsi come semplice, identico o equivalente o simile che sia, e che l'intelligibilità è costituita dalla giustapposizione di siffatte classi, ad un membro di una delle quali nulla impedisce di essere membro di un'altra o di più altre, e dalla serie delle modalità-valori e delle operazioni dialettiche che hanno luogo in ciascuna di esse o tra due o più di esse in quanto però irriducibili a membri conclassari di una stessa classe-insieme; che siffatto sistema di inferenze rimandi alla presupposzione che nessuna necessità si dà oltre quella che è dato di fatto, che cioè tutti quegli inferiti con le aporie che si attribuiscono a un sistema opposto serva come di controprova al fatto che non sarebbe lecito trattare la porzione identificata o equazionata o assimilata come qualcosa di eterogeneo dall'altra porzione del tutto classificato, è abbastanza verificabile e dimostrabile con una serie di dialettiche che rimandiamo ad altra trattazione; per ora, basti che una volta ammesso che questo secondo carattere, o presupposto o postulato, di una dottrina delle classi-insiemi sia in una qualsivoglia correlazione con il precedente di una indifferenza tra la variabilità di certe costituenti qualitative del conclassario in genere e l'invariabilità di altre, lo stesso carattere, che non resta così semplice perché deve pure accettare in sé che dialettiche si diano entro il gruppo dei qualitativi che son principio delle dialettiche di classe, rimanda a quanto si è già chiesto sopra a proposito del primo carattere, se veramente una intelligibilità di classi-insiemi infinite escluda qualunque distinzione fra la necessità del qualitativo variabile la quale è tutt'uno con la mera autocoscienza e la necessità del qualitativo invariato la quale deve far tutt'uno con la stessa coscienza e con la illiceità di non variare, con in più l'altra domanda che è lecito porre, se dialettiche instaurate entro un siffatto qualitativo invariato abbiano la liceità di essere trattate come a livello intuitivo, ossia come prive dell'ontità o autocoscienza che non promana da altro che non sia la stessa qualità o qualcosa di essa delle biffe invariate che essa dialettizza;ma nel secondo presupposto di una dottrina delle classi-insiemi se ne cela un terzo, che ne costituisce la terza pretesa e la terza modalità qualitativa della quale siamo tenuti a parlare un po' più a fondo: tale dottrina quando parla dell'intelligibilità delle classi-insieme intende introdurre nella sfera intelligibile come unico tipo di dialettiche quelle che sono spostamenti d'attenzione da uno dei conclassari ad un altro e quelle che sono da inferirsi da esse; qualsivoglia altro tipo di dialettica o non esiste o è un problematico la cui pretesa di apoditticità o intelligibilità è destinata a restare tale; ammesso e non concesso che una dialettica o un complesso di dialettiche che si rifacciano ai rapporti immanenti inautocoscientemente in una moltitudine di classi-insiemi e atti ad accompagnarsi ad autocoscienza se non pel medio della riduzione di questa moltitudine a una classe o insieme che sia insieme di insiemi siano illegittime, e quindi ammesso e non concesso che le uniche dialettiche intelligibili siano quelle che dotano di autocoscienza i rapporti propri di una classe-insieme [pag 458 (290 F2 /3)] i cui membri siano o siano trattati non come classi-insiemi, non sembra che siffatte dialettiche siano riducibili agli spostamenti d'attenzione da conclassario a conclassario e a quelli che se ne inferiscono e che unici elementi della sfera d'intelligibilità siano i conclassari, il loro rapporto immediato di sostituibilità, gli spostamenti d'attenzione traenti all'autocoscienza questo rapporto, i rapporti che s'inferiscono da quello, gli spostamenti d'attenzione traenti all'autocoscienza questi ultimi;lasciato, cioè da parte, il fatto della liceità o illiceità dell'insieme di insieme, e quindi ignorata la questione di dialettiche costruite sul ed entro il qualitativo che è principio di un insieme, si tratta di vedere se le cose stanno così: quando una dottrina delle classi-insiemi attribuisce alla dialettica istitutrice dell'insieme l'effetto limitato di unificare due membri con l'unità della sostituzione sulla base di un rilievo, dato ad una qualificazione peculiare di ciascuno dei due ed esclusiva di qualsiasi altra loro qualificazione, è tenuto anche a dare risposta alla questione assunta((??)) e quindi autocoscienza e apoditticità a uno dei due corni altrimenti destinati a restare entrambi autocoscienti ma con problematicità, se la qualificazione rilevata, quella che per intenderci chiamiamo qualitativo-principio, sia identica alla qualificazione totale di ciascun membro-biffa o coincida con una sola porzione di questo tutto; evidentemente neppure nel caso che questo qualitativo- principio sia un cosiddetto simile ossia un rapportabile, sulla base della cosiddetta somiglianza di due quantitativi-principi distinti per la loro identificazione con un conclassario, e con l'effetto di una sostituibilità dell'un conclassario all'altro, è lecita l'identità o coincidenza del qualitativo-principio con la totalità del qualitativo-biffa, a meno che non si voglia cadere nell'assurdo dell'illiceità di una pluralità di classi muovente dalla pluralità dei conclassabili e nell'assurdo di un solo grande insieme di tutti gli ontici autocoscienti; d'altra parte una volta datasi autocosciente una dialettica a livello intelligibile e quindi una classe, con tutta la serie delle dialettiche od operazioni che è lecito inferirne, si dà anche l' autocoscienza del qualitativo-principio, il quale coinciderebbe con il qualitativo-tutto di ciascun conclassario se nessuna differenza insorgesse tra i conclassari che non fosse irriducibile e che attraverso quest'esclusione di irriduzione permanesse a distinguere e a conservare assoluti e reciprocamente indipendenti l'uno dall'altro i vari conclassari; ma questo è appunto uno dei modi peculiari delle dialettiche a livello intelligibile, e, di conseguenza, la necessità di un'aliquota di eterogeneità qualitativa che garantisca l'assolutezza a ciascun membro, è ragione della riduzione del qualitativo-principio a una porzione soltanto del qualitativo totale di un membro; immediata conseguenza di questo è che a nessuna dialettica il cui spostamento d'attenzione sia del tipo intelligibile è lecito prescindere da uno spostamento d'attenzione di tipo intuitivo fra le due porzioni in cui il qualitativo-tutto del membro in genere è stato disarticolato; ma non basta: quando sopra abbiam parlato di un rapporto di sostituibilità, di conclassario a conclassario, come materia della dialettica, di fatto pensavamo proprio alla definizione che di tale materia dev'essere data in uno spostamento d'attenzione che unifica due autocoscienti
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