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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 480 (297 F1 /2)] e quell'illiceità di spezzare la serie unificata dei rapporti fra un suo punto geometrico e gli altri che è il segno di tale unità, e con ciò ha rotto la dialettica fra l'essenza o intelligibilità totale e unitaria del geometrico e le singole sue dialettiche parziali che di quella costituiscono per dir così il corpo e la manifestazione, così tutti gli altri complessi che accolgono a propri costituenti dialettiche con a materia del rapporto le sostituibilità parziali della simiglianza, son preda dell'impotenza di offrire ragion sufficiente della sostituibilità di simiglianza ossia del fatto che degli identici o sostituibili si diano entro la totalità di due autocoscienti entro cui nessun fattore, oltre a quelli, c'è a fornire non solo la sostituibilità di alcune o di tutte le altre porzioni ma la sostituibilità in generale dell'uno all'altro se non solo relativamente a quelle loro porzioni sostituibili l'una l'altra, proprio perché per operare e fondare questa parziale sostituibilità si è dovuto dirompere l'unità di ciascun ontico quasi essa fosse un inautocosciente e con ciò si è dovuto negare una qualsivoglia sua intima necessità; ma da ciò è venuto che se nell'uno tutto non c'è necessità dell'unità, non c'è neppure necessità per il qualitativo che è della sintesi e per qualsiasi qualitativo o quantitativo o relazionale che è porzione dell'uno, e quindi neppure per la qualità dei sostituibili e per una loro ripetizione nell'autocoscienza come sostituibili sia rispetto alle unità in cui si son dati sia rispetto a qualsivoglia altra unità autocosciente per intuizione o problematica; se quest'assenza di ragion sufficiente sia un accettabile da dialettiche che per il resto pretendono di essere intelligibili e se le conseguenze che da essa derivano, fra le quali c'è anche quella di dar carne a una giustificazione del fatto che un autocosciente sia capace di ripetersi in un qualsivoglia contesto e indipendentemente da questo e da una qualità ad esso essenziale che sia principio della sua ripetizione, qui non trattiamo; ci basta aver stabilito le reali modalità delle dialettiche la cui successione costituisce ciò che chiamiamo classe come insieme o a base di identità o a base di equivalenza o a base di somiglianza; in una dottrina degli intelligibili il peculiare non è tanto il ripudio dell'equivalenza e della somiglianza a favore dell'identità o la riduzione di queste a quelle come condizione della radunata degli autocoscienti equivalenti o simili in una stessa classe quanto il costante primato logico assegnato alla dialettica fra uno degli autocoscienti conclassari e quella sua porzione di identico con gli altri conclassari eretta ad intelligibile e a fonte di intelligibilità su tutte le altre dialettiche compresa quella che è di sostituibilità e che è da conclassario a conclassario come da cogenere a cogenere, indipendentemente dall'anteriorità diacronica che dal punto di vista del conoscere ossia dell'acquistare autocoscienza deve essere assegnata alla prima rispetto alle altre o a una di queste rispetto alla prima e alle restanti; in una dottrina delle classi come insiemi la caratteristica è ancora la riduzione dell'equivalenza e della somiglianza a identità senza tuttavia che a ciò segua una nullità delle due ridotte o riducibili le quali confluiscono nell'altra per quel tanto di identico che è in ciascuno e che è la vera ontità di ciascuna e non perché sia dato un identico intelligibile di cui equivalenza o simiglianza [pag 481 (297 F2 /3) ] siano due aspetti parziali e derivati: in altri termini due autocoscienti equivalenti e simili hanno a materia del loro rapporto dell'identico al pari di due autocoscienti identici, ma l'identico per cui son sostituibili l'uno all'altro non è né una porzione né una conseguenza dell'identità che è ragione della sostituibilità reciproca di due identici; donde segue che per tale dottrina la classe con le dialettiche di sostituibilità fra conclassario e conclassario conserva la priorità logica e cronologica su tutte le altre dialettiche che ne derivano, anzi costituisce l'unico modo di intelligibilità di cui è legittimo tener conto e prender considerazione; si tratta tuttavia di vedere se questo è l'ontico che l'attenzione coglie e rende autocosciente entro tutte le dialettiche delle classi come insiemi o non piuttosto una mera pretesa eretta ad assioma o postulato; infatti, se è vero che il principio di una classe come insieme è lo spostamento d'attenzione da un autocosciente a un altro rilevante la liceità di sostituire l'uno all'altro solo però relativamente a quel qualcosa che di effettivamente identico o sostituibile c'è in ciascuno, il quale è la base del rapporto o di identità o di equivalenza o di somiglianza, e se è vero che sia tale spostamento che i successivi, ai quali corrisponde un aumento dei membri della classe, non rilevano nessun autocosciente che sia intelligibile di per sé indipendentemente dalla dialettica in atto, e non ne sono condizionati, è altrettanto vero che lo stesso spostamento è molto più complicato di quel che la dottrina vuole accettare e si compone e insieme pone una serie di spostamenti d'attenzione che non si riduce affatto a quell'unità e semplicità della dialettica di sostituibilità fra due conclassari che la dottrina pretende di porre come unicamente legittime; anzitutto perché lo spostamento di sostituibilità dall'uno all'altro autocosciente presuppone, se non diacronicamente almeno logicamente, quella dialettica, di sostituibilità di quel che di identico si dà nell'un autocosciente a quel che di identico si dà nell'altro, che è spostamento d'attenzione dalla parte legittimamente sostituibile alla parte pure legittimamente sostituibile, essendo necessario che la dialettica da A a B in quanto autocoscienti conclassari ossia sostituibili abbia a sua ragione la dialettica da A1 a B1 in quanto autocoscienti identici e quindi sostituibili e in quanto tali da essere A1 una porzione di A e B1 una porzione di B, il che comporta che lo spostamento d'attenzione da porzione a porzione il quale è ragione di quello da tutto a tutto sia concomitante di due altre dialettiche ciascuna delle quali rileva e rende autocosciente il rapporto da parte a tutto e da tutto a parte che unifica la porzione e la totalità, attraverso il duplice moto dialettico che porta rispettivamente qui da A1 ad A e da A ad A1, là da B1 a B e da B a B1 e che, ponendo con autocoscienza l'indivisibilità di A da A1 e di B da B1 consente l'inferenza necessaria della sostituibilità di A a B e di B ad A dalla sostituibilità di A1 a B1 e di B1 ad A1; quindi non solo quel primitivo spostamento d'attenzione di cui si esaltano la semplicità e l'originarietà, di fatto e per necessità dev'essere disarticolato, se non sul piano diacronico e gnoseologico, almeno su quello logico e acronico, in ciò che esso è e in ciò che è sua ragione e che è dato dalle dialettiche di sostituibilità [pag 482 (297 F3 /4)] della porzione di identico dell'uno alla porzione di identico dell'altro, e di unificazione dalla porzione di identico di ciascuno alla sua totalità, ma anche, una volta costituita la classe come unificazione o dei due soli conclassari o della molteplicità finita o infinita dei conclassari che ai due s'aggiungono per dialettiche autocoscienti e necessarie o per dialettiche autocoscienti e problematiche, la necessità della ripetizione per ciascun conclassario di una dialettica che ristabilisca attraverso l'unificazione l'unità della porzione di identico con il tutto del conclassario, pone necessariamente la disarticolazione dalla totalità della porzione e l'autocoscienza di essa come ontico a sé, che sarà sì un costantemente relativo come quello che entra nell'autocoscienza solo come biffa di quella dialettica di unificazione, ma dovrà anche essere isolato e pensato in sé e per sé se non altro come quel privilegiato che è sostituibile non solo a se stesso in qualsiasi giustapposizione si dia ma anche al resto cui si giustappone e al quale trasmette il diritto della sostituibilità, e con ciò finirà per porsi come un autocosciente assoluto ossia come quel qualitativo la cui autocoscienza è data indipendentemente dalla dialettica di unificazione; è lecito concedere che siffatto autocosciente che è biffa delle ripetute dialettiche di unificazione e di sostituibilità che son ragione delle dialettiche di sostituibilità di conclassari di una classe, non offre nessuna liceità di porsi a biffa di dialettiche di sostituibilità con nessun altro ontico tranne che con se stesso, ed è quindi lecito concedere che a siffatto isolamento non tenga dietro nessuna dialettica che faccia di una classe una classe di una classe, come pure è lecito concedere che lo stesso autocosciente, una volta assolutizzato, venga privato di ogni pretesa all'intelligibilità come quello che in sé e per sé non possiede nessuno degli attributi intelligibili i quali, come modi di un autocosciente, appunto fan tutt'uno con il porsi di esso a biffa di dialettiche dotate di certi caratteri, sicché delle due l'una o l'autocosciente è posto come un assoluto, nel qual caso resta un irrelato estraneo a qualsivoglia dialettica e quindi privo di qualsiasi attributo intelligibile, o l'autocosciente è posto come biffa di una dialettica, e allora l'unica dialettica di cui si fa biffa lecita è quella di unificazione con la sua totalità e l'unica intelligibilità che gli spetta è quella che appartiene alla classe delle totalità dei cui conclassari è porzione; ma non è lecito concedere a una dottrina delle classi come insiemi né che gli unici ontici autocoscienti che si ritrovano nell'intelligibilità di un insieme come sue condizioni o ragioni siano le dialettiche di sostituibilità di uno dei conclassari a un altro, né che gli unici autocoscienti che son biffe delle dialettiche il cui complesso chiamiamo classe o insieme siano gli autocoscienti conclassari nella classe, perché per necessità di fatto le dialettiche di sostituibilità tra conclassari non si danno senza quelle di sostituibilità tra gli identici immanenti nei conclassari e senza quelle di unificazione tra il conclassario e la porzione di identico che vi immane, e per necessità e di fatto la porzione di identico immanente in ciascun conclassario è un autocosciente biffa di dialettiche al pari di ciascun conclassario, e in particolare di quelle che la unificano col resto della totalità di cui fa parte e che con ciò stabiliscono
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