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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 487 (299 F1 /2)] sono in grado di fornire loro la generica loro materia, ossia la generica modalità della sostituibilità o della funzione di parte a tutto ecc., ma non la necessità e universalità di tali modi generici, è vero che, posto ciò, non è affatto necessario quel che vuole Kant, e cioè che l'intelligibilità delle forme pure entri nell'autocoscienza solo simultaneamente al farsi loro biffe da parte di intuiti autocoscienti, giacché, se ciò fosse, nulla varrebbe a provare l'apriorità delle forme se non l'apodittica esclusione di universalità e necessità dagli intuiti, la quale a sua volta dovrebbe esser dedotta dall'apriorità delle forme, con un bel circolo vizioso dal quale proprio le dottrine di tipo aristotelico si salvano con l'attribuzione di immanenza e di inautocoscienza degli intelligibili nei loro rapporti con gli intuiti, e quindi è vero che, una volta che si sia dovuto concedere alle forme pure oltre all'apriorità anche l'autocoscienza, si dona alle dialettiche la liceità di operare al livello delle pure forme e quindi di giustapporre autocoscienza all'intelligibilità di una logica pura, e con ciò si concede l'autocoscienza di un'intelligibilità le cui biffe sono le forme delle dialettiche e quei materiali qualitativi in cui si disarticolano essendo le forme offerte dalle funzioni che i materiali si prestano a vicenda entro l'unificazione della forma pura disarticolata, ma è altrettanto vero che se si vuol rendere conto di ciò che effettivamente si dà nella sfera dell'intelligibile autocosciente in cui le dialettiche hanno a loro materie e forme dei qualitativi disarticolati da intuiti autocoscienti, qualitativi che sono essi stessi degli intuiti, e quindi se si vuole giustapporre all'intelligibilità meramente formale, che resta sempre un problematico come quella che è inferita da una postulazione, l'altra intelligibilità, quella delle dialettiche su e per gli autocoscienti intuiti, diventa imposizione imprescindibile la dialettificazione degli stessi intuiti; e allora per una dottrina degli insiemi è condizione necessaria e sufficiente per l'autocoscienza di un intelligibilità ontica e non problematica che gli intuiti entrino nelle dialettiche, sia pure solo in quella con cui la dottrina identifica la intelligibilità in generale, sicché, se per una dottrina di tipo aristotelico la dialettificazione dei qualitativi intelligibili è un apodittico relativo, per l'altra dottrina la dialettificazione dei qualitativi intuiti è un apodittico assoluto; donde segue che per la prima la dialettica degli intelligibili è un essenziale dell'intelligibilità di un intelligibile la cui ontità abbia certi modi o si voglia che li abbia, per la seconda la dialettica degli intuiti è un essenziale dell'intelligibilità in generale di un qualunque autocosciente che voglia farsi intelligibile; fra gli elementi generici che tutt' e due le dottrine ammettono come punti di partenza dell'interpretazione che voglion dare di certuni dei fenomeni autocoscienti, s'instaura una proporzione per la quale è lecito dire che l'intelligibile qualitativo unitario e semplice dell'una sta allo stesso suo intelligibile in quanto dialettificato allo stesso modo che l'autocosciente intuito in sé dell'altra sta a questo suo stesso intuito in quanto dialettificato e fatto membro di una classe; ma mentre il primo rapporto si limita a rendere autocosciente il nesso di simmetria, o di corrispondenza biunivoca o di ragione a conseguenza o di checchè si voglia, [pag 488 (299 F3 /4)] che passa tra l'intelligibile uno e l'intelligibile biffa e non inferisce affatto dallo stato dell’un intelligibile lo stato dell'altro e di ciascuno stato non fa affatto la ragion sufficiente dell'intelligibilità dell'altro, sicché la qualità dell'intelligibilità spetta a ciascuno dei due membri del nesso in modo assoluto e perché anche fuori dal nesso, il secondo rapporto stabilisce una corrispondenza generica fra l'un intuito e l'altro e non ha nessuna liceità di attribuire a ciascun suo membro l'intelligibilità indipendentemente dai modi con cui si lega quando entra nel rapporto stesso, sicché se qualcosa di intelligibile proviene all'intuito in generale, questo qualcosa sarà effetto di uno degli stati sotto cui si dà nell'una e nell'altra sua funzione di biffa del rapporto, stato che dovrà essere quello della sua dialettificazione la quale fonda l'intelligibilità dell'intuito che è seconda biffa e l'estende all'intuito che è prima biffa; ora, in generale, una dialettica è conseguenza e insieme principio di un ontico con autocoscienza e con ciò procede necessariamente da un qualitativo che è suo principio alla condizione che sia necessariamente in un certo modo e che sia necessariamente con autocoscienza e insieme pone necessariamente un qualitativo che è in un certo modo e che è con autocoscienza: una dialettica se è sotto un certo aspetto uno spostamento d'attenzione, è preceduta da due concentrazioni successive d'attenzione ciascuna delle quali è preceduta dall'autocoscienza che deve accompagnare ciascun termine che è suo oggetto e dalla disarticolazione di questo termine nelle sue varie porzioni ciascuna delle quali è a sua volta un qualitativo con autocoscienza, e sotto un altro aspetto è l'ontico autocosciente ((autocoscienza??)) dalla cui autocoscienza promana l'autocoscienza del rapporto in cui ciascun autocosciente termine di una concentrazione d'attenzione si pone con l'altro, autocoscienza che ha la liceità di promanare da quella della dialettica in forza di quelle dialettiche che hanno posto nell'autocoscienza un certo rapporto fra un qualitativo disarticolato dall'un termine e un qualitativo disarticolato dall'altro e insieme il rapporto unificante ciascun qualitativo parziale col suo tutto; dunque ogni dialettica è e dev'essere con autocoscienza; ogni intuito sensoriale è un autocosciente, la cui autocoscienza tuttavia non è la condizione sufficiente per farlo termine della concentrazione d'attenzione che è presupposta dalla dialettica di sostituibilità che lo rende conclassario di un altro e assieme a questo costitutivo di una classe; dev'essere data assieme all'autocoscienza dell'intuito in quanto sensoriale anche l'auocoscienza di ciascuno dei molti qualitativi in cui la sua unità dirompe e l'autocoscienza dei vari nessi di parte a tutte che correndo fra ciascuno dei qualitativi disarticolati e il tutto dello stesso intuito ricostituiscono attraverso le unificazioni l'unità originaria del tutto, poi salirà all'autocoscienza pel medio dello spostamento d'attenzione la sostituzione e quindi la sostituibilità di due delle porzioni qualitative, una unificata col tutto dell'intuito e l'altra unificata col tutto di un altro intuito entrato nell'autocoscienza secondo gli stessi modi del primo, e dei due intuiti; non è lecito identificare tout court la dialettica con l'autocoscienza, ma neppure di fare dell'una l'ontico che ha la costante ed unica funzione di presupposto o antecedente necessario dell'altra, perché se è vero che non si dà dialettica
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