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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 503 (304 F1 /2)] né apriorismi postulativi lungo la serie sostituzione (-sostituibilità)-unità(-unicità)-gruppo (dei rapporti particolari) o lungo la serie capovolta, attraverso le cui biffe l'attenzione si sposta come da condizione a condizionato; quando invece si tratta dell'altra sfera, quella di dialettiche privilegiate a successione infinita, le cose non sono altrettanto piane: oltre all'aporia di cui si è già detto sopra, l'aporia, diciamo così, dell'intelligibilità per necessità, la quale sta nella necessità, per chi voglia affermare l'ontità o autocoscienza di siffatta sfera assumendo a ragione l'ontità o autocoscienza della sfera stessa, di assumere a medio del discorso una certa dialettica preponendogli come antecedente necessario la serie degli attributi dell'intelligibilità -necessità al fine di ritrovarli immanenti nella stessa dialettica la quale in tal modo viene a godere sia delle modalità che le garantiscono il privilegio proprio di una sfera di dialettiche la cui ripetizione ne fa dei sostituibili in genere indipendentemente dalla liceità di una sua infinitezza, sia di quelle che le garantiscono i ben più ricchi privilegi che le derivano dall'appartenenza a una sfera di dialettiche la cui ripetizione, necessariamente all'infinito, ne fa dei sostituibili necessari, e insieme posponendoli come successivo necessario la serie degli attributi dell'intelligibilità-necessità, i quali, una volta ritrovati immanenti nella dialettica con la funzione, assoluta e sganciata dalla loro stessa immanenza, dell'intelligibilità-necessità della dialettica, vengono da queste inferiti ossia disarticolati a fondare l'intelligibilità-necessità di un qualsiasi autocosciente in cui immangano, e di identificare l'antecedente col successivo, ci sono altre due aporie, quella di dover riconoscere la convertibilità, che qui è coessenzialità, di quegli attributi dell'intelligibilità-necessità con il gruppo dei rapporti particolari che immangono in una dialettica privilegiata e di dover quindi fare anche di questo gruppo in simultaneità l'antecedente necessario e il necessario conseguente di una qualsiasi delle dialettiche privilegiate, e quella di dover introdurre l'attributo della sostanzialità, il quale, a parte la sua genesi da una delle condizioni delle dialettiche di sostituibilità di condizione umana, è anch'esso antecedente e insieme conseguente di una dialettica privilegiata; tutto ciò dipende dal moto pendolare di cui è preda uno spostamento d'attenzione entro una sfera di dialettiche una delle cui biffe sia l'autocosciente ontità di una sfera di dialettiche privilegiate a successione infinita: con autocoscienza e insieme con problematicità viene posta l'ontità di una dialettica che ha a sua forma un rapporto di ragione a conseguenza e a sua materia o biffe l'ontico autocosciente di intelligibili che nel loro complesso sono sostanza o sono da e di una sostanza e da questa sostanzialità immediata o mediata mutuano la necessità di tutto ciò che li costituisce, rapporti particolari qualitativi materiali e formali funzioni unità unicità sostituibilità con le dialettiche ecc., e l'ontico autocosciente della sfera delle dialettiche a ripetizione infinita sostituibili agli intelligibili; ma quando l'autocoscienza hic et nunc è tenuta a farsi denotante della stessa dialettica e quindi a investirne la forma e ciascuna delle biffe, al fine di identificarsi con l'autocoscienza in generale denotante il medesimo ontico e con ciò a tradurre questo dalla problematicità all'ontità, [pag 504 (304 F 3 / 4)] non riesce a trovar ragione e necessità di una sua giustapposizione né alla sfera delle dialettiche intelligibili perché nessuna dialettica particolare è data ossia è autocosciente, che abbia quel primo sintomo dell'intelligibilità che è non tanto una successione infinita di sue ripetizioni tutte sostituibili all'unico autocosciente che è sostituito da alcune della serie e ciascuna sostituibile a tutte le restanti, quanto un principio autocosciente dalla cui autocoscienza promani necessariamente l'infinitezza di quella successione, e che null'altro sarebbe che un certo autocosciente dotato degli attributi che impongono a tutte le dialettiche che gli si sostituiscono di ripetersi all'infinito rimanendo sempre in un rapporto di sostituibilità reciproca, e perché nessun ontico è dato ossia è autocosciente il quale, disarticolato in una connotazione, abbia tra le sue note quei modi intelligibili la cui ontità o autocoscienza è ragione necessaria della successione infinita di dialettiche tutte reciprocamente sostituibili e tutte sostituibili all'ontico; con la conseguenza che l'autocoscienza hic et nunc, se proprio ci tiene a tradurre quella dialettica problematica sul piano dell'ontità, o muove dall'ontità di intelligibili per consentire uno spostamento d'attenzione alla sfera come ontico autocosciente e assume a ragione di quella sua giustapposizione di partenza l'ontità e autocoscienza in generale della sfera, o muove dall'ontità della sfera per promuovere lo spostamento d'attenzione verso l'ontità e autocoscienza hic et nunc degli intelligibili, garantendo però quel suo punto di partenza con l'ontità e autocoscienza in generale degli intelligibili; che se poi vuol liberarsi di quanto di problematico e quindi di viziosamente circolare viene introdotto sul piano dell'ontico, è tenuto ad ammettere la coincidenza fra sé e l'autocoscienza in generale là dove questa è stata introdotta, sicché dà vita a uno spostamento d'attenzione con autocoscienza hic et nunc che dagli intelligibili si porta sulla sfera e a uno spostamento a direzione opposta e a fare di ciascuno dei due la ragione dell'altro; e questo non capita solo a Parmenide, il quale, una volta trasferita la sostanzialità-necessità all'intelligibile in generale e a tutto ciò in cui questo si disarticola, ivi comprese le denotanti dell'unità e unicità, dall'ontità dell' einai come intelligibile con autocoscienza hic et nunc deduce l'intelligibilità di alcune solo delle dialettiche della sfera privilegiata e precisamente quelle che hanno a loro soggetto l' einai, a loro predicato gli intelligibili denotanti l' einai e a loro forma l'immanenza degli uni nell'altro e dall'intelligibilità di queste dialettiche con autocoscienza hic et nunc inferisce l'ontità unica ed una dell' einai, e che si trova poi costretto a ignorare come in unicità assoluta di un'intelligibilità sostanziale si dia la sostituibilità intelligibile e ad autocoscienza hic et nunc di due diversi, un uno semplice e un uno unificato, ma capita anche a tutti i logici alla Platone-Aristotele e perfino ai logici alla Hegel, che dagli altri si discostano molto meno di quel che si afferma appunto perché come essi partono dal comune presupposto parmenideo della dimostrazione ancipite dell'intelligibilità dialettica da quella sostanziale e dell'intelligibilità sostanziale da quella dialettica:
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