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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 306
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[pag 509 (306 F1 /2)]

e con ciò di contraddirsi non solo nel giustapporre tale presupposto all'altro diverso da cui son partite che gli attributi formali dell'intelligibilità debbono variare di equipollenza in funzione dell'ontica variazione di cui l'autocoscienza deve prendere atto, ma anche nel giustapporre alla deduzione dell'intelligibilità esclusivamente dalla sintesi intelligibile del materiale e del formale l'altra deduzione dell'intelligibilità, quella dalla mera ontità autocosciente del formale; quindi non necessariamente una logica platonico-aristotelica aggiunge alle aporie ereditate da Parmenide le altre che nascono quando si tratti un diverso come un contraddittorio in sé; dipende dall'autocoscienza che prende della soggettività di questo, ossia della sua mera condizione umana, e quindi dalla libertà con cui si slega da Parmenide, che è orientata verso uno sgancio tanto più grande possibile in Aristotele quanto maggiore è in Platone lo sforzo a perdere il meno possibile di Parmenide, e per questo Aristotele resta con la sua logica il più vicino alla intuitività delle dialettiche; ora anche per Hegel è lecito tenere un discorso identico: una volta attribuita ontità al fenomenico e insieme il diritto a farsi termine di un'attenzione che su di esso si concentra ed entro esso si sposta coincidendo con dialettiche privilegiate o intelligibili, vien meno la liceità di muovere dagli attributi formali come da altrettanti equipollenti rispetto alle rispettive funzioni e di giocare fra le qualità e l'unicità -unità come fra due autocoscienti che si scambiano l'azione di condizionamento esercitata l'uno sull'altro, con la conseguenza che il qualitativo cessa di essere un uno-unico onde esercitare la sua azione di principio di intelligibilità e l'unità-unicità l'esercita alla condizione di farsi un qualitativo; in un universo in divenire i qualitativi devono essere molteplici e per essere tali devono entrare in un rapporto di negazione e contraddizione reciproca; che se poi i qualitativi debbono essere appaiati in siffatto rapporto, la contraddizione si fa contrarietà ed opposizione;ma si tratta, in prima istanza, di stabilire se nelle dialettiche di sostituibilità in generale, ossia nei rapporti che intervengono a connettere una dialettica in generale a un ontico autocosciente uno ed unitario in quanto biffe sostituentisi a vicenda, l'ontico autocosciente sia un arbitrario, ossia un problematico destinato a restare tale in quanto scelto dall'attenzione e quindi dal soggetto dialettificante fra i molti autocoscienti che hanno la liceità di esser predicati dall'unità e dall'unicità senza che nulla intervenga a parte obiecti a imporre tale scelta, e se siffatta scelta, una volta avvenuta sotto la sollecitazione della struttura materiale e formale dell'ontico e della dialettica con esso dialettificata, coinvolga od escluda la necessità di correlare in sostituibilità con il medesimo autocoscienza molte dialettiche che son l'una la modificazione dell'altra; si tratta cioè di vedere se anche, assumendo a principio della delimitazione dell'area dell'intelligibilità una concentrazione d'attenzione sull'ontico autocosciente da farsi biffa di sostituzione con dialettiche e da farsi coincidere con un diveniente, permangano quelle distinzioni fra dialettiche problematiche destinate a tradursi in dialettiche ontiche come quelle che non verificano l'insostituibilità reciproca delle dialettiche in esse dialettificate con l'autocosciente uno in forza della riduzione ad uno di queste dialettiche dialettificate


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e quindi in forza dell'esclusione dall'uno del contraddittorio, e dialettiche problematiche destinate a tradursi in dialettiche ontiche come quelle che, pur essendo denotate da un'autocoscienza hic et nunc, dialettificano con l'uno autocosciente molte dialettiche che son l'una modificazione dell'altra, e riempiono l'uno di contraddizione, e dialettiche problematiche destinate non solo a restare nella loro problematicità ma anche a fuoriuscirne solo per entrare nell'impossibilità o assenza di autocoscienza hic et nunc come denotante coincidente con la loro autocoscienza in generale in forza della costante inautocoscienza in cui giace l'autocosciente uno cui dovrebbe sostituirsi la dialettica che in esse è seconda biffa, il che suona che si tratta di vedere se anche in Hegel si dia una distinzione tra sfera delle dialettiche intelligibili e privilegiate, sfera delle dialettiche inette ad attingere intelligibilità e privilegio, sfera delle dialettiche che mai saranno tali a parte obiecti ma solo a parte subiecti; che, una volta presupposta la obbligatorietà di connettere l'intelligibilità all'esperienza in quanto divenire, si riesca ad assorbire nelle forme delle dialettiche che restano in rapporto di sostituibilità col divenire anche quelle delle dialettiche che si fan sostituibili al divenire, che muovendo dallo stesso presupposto abbia o ragione o torto Hegel e quanti lo seguono ad inferirne l'obbligatorietà di dialettificare con le dialettiche sostituenti un solo ontico autocosciente coincidente con la totalità di tutta l'esperienza per un'autocoscienza in generale, che lo stesso presupposto meni all'obbligatorietà per le dialettiche sostituenti di strutturarsi in funzione di una disarticolazione del solo ontico autocosciente nella successione triadica del qualitativo semplice della totalità e delle due qualificazioni che ne rompono l'unità e semplicità, che il presupposto di un'identità dell'autocosciente biffa di sostituzioni con un divenire escluda o coinvolga la sostanzialità, la natura di cosa del diveniente o che piuttosto l'esclusione o l'immissione di questa sostanzialità dipendano dall'accettazione o dal ripudio dell'interpretazione che della sostanza si deve fare sul piano della logica di Aristotele e non da quel sottofondo generale che si cela sotto la sostanza di Aristotele e che neppure Hegel ha la liceità di rifiutare e di fatto neppure lui rifiuta, qui non s'intende né verificare né discutere; qui importa accettare Hegel e le sue affermazioni a) che in qualsivoglia dialettica problematica, la quale, sulla base della sostituibilità di una dialettica a un ontico autocosciente, dà il via a una serie di dialettiche conseguenti destinate a costituire una sfera dialettica privilegiata e con ciò intelligibile, la biffa dell'ontico autocosciente è data dall'universo che è un diveniente secondo un certo modo del divenire, nel che di ontico cui è giustapponibile un'autocosciente in generale coincidente con un qualsiasi atto di autocoscienza hic et nunc, ossia di costantemente ammissibile, c'è che l'ontico-biffa è un uno, un unico, un disarticolabile e con ciò un sostituibile da dialettiche, b) che nella posizione dell'uno autocosciente da sostituirsi con dialettiche l'autocoscienza hic et nunc non ha la liceità di farsi denotante di un'autocoscienza in generale che sia nota di un ontico qualitativo variabile, e che quindi il qualitativo che, in quanto problematico, ha in giustapposizione un'autocoscienza in generale trae da sé il diritto a farsi biffa di una sostituzione da parte di dialettiche


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[pag 511 (306 F3 /4)]

e non dalle autocoscienze o generica o hic et nunc che l'accompagnano, con la conseguenza che la sfera delle dialettiche intelligibili si costruisce su di un solo ontico che necessariamente è e necessariamente ha la funzione di principio di intelligibilità, indipendentemente dall'autocoscienza che gli è denotante la quale tutt'al più consente all'intelligibilità dell'ontico di tradursi in dialettiche pel medio delle sue disarticolazioni, così come dialettiche e disarticolazioni han la sola funzione di erigere all'autocoscienza la disarticolazione, l'unificazione, e quindi l'intelligibilità dell'ontico, il che in sintesi null'altro significa se non che la definizione dell'intelligibilità e della scelta dell'ontico qualitativo di farsi biffa di una dialettica di sostituibilità è a parte obiecti, c) che, per vari fattori che sarà compito di una logica hegeliana indicare e insieme giustificare nel senso di una totalità intelligibile, è sempre data la liceità di sostituire alla scelta dell'ontico qualitativo intelligibile in sé un ontico che tale non è e che, per questo, avrà a sostituti e sostituibili dialettiche inette ad entrare nella sfera dell'intelligibilità, d) infine, che le dialettiche sostituibili debbono articolarsi in funzione della disarticolazione necessariamente e oggettivamente triadica dell'autocosciente qualitativo che è loro biffa; di qui varie conseguenze: l'intelligibilità, oggettività, disarticolazione in una triade qualitativa dell'autocosciente uno comportano la separazione e differenziazione di tre ontici qualitativi, l'uno dei quali, quello semplice della totalità dell'autocosciente, dovrà coincidere con la modalità ontica di un divenire che ha esaurito se stesso o che è posto quasi che ad una certa sua tappa si abbia il diritto di assumerlo come tale da aver esaurito se stesso, mentre gli altri due dovranno coincidere con i due ontici qualitativi che il divenire è tenuto ad attuare nella propria ontità al fine di dare ontità a quel modo qualitativo che è il segno del suo esaurimento o piuttosto è il suo stesso esaurirsi; è necessario, allora, anzitutto stabilire se questo qualitativo semplice, della sintesi dice Hegel, della complicazione del tutto direi io, sia oggetto giustapposto ad un'autocoscienza o solo giustapponibile ad un'autocoscienza, avendosi nel primo caso di esso solo un concetto problematico, identico in quanto problematico al concetto della qualità semplice che è l'unità dei molteplici qualitativi di un intelligibile alla Platone-Aristotele uno e in sé, essendo offerta nel secondo l'ontità autocosciente di un qualitativo che è altro dagli altri due non per mera ontità formale ma per ontità materiale, compito questo che lasciamo alla logica di Hegel, poi connotare i singoli qualitativi in tutto ciò che essi sono: per questo Hegel è tenuto a dire di ciascuno che è quel che esso è e non è quel che sono gli altri due e che ha la funzione che ha e non ha quella degli altri due, è tenuto cioè a fare dei due qualitativi che son medi fra l'unità del tutto e la sua disarticolazione dei contraddittori e a inserire la stessa contraddittorietà fra la coppia dei qualitativi medi, unificabili in questo rapporto se non altro per la loro comune funzione di medi che hanno sotto il precedente punto di vista, e il qualitativo semplice del divenire totalmente esaurito, o assunto come tale; dell'uno della coppia ci dice, quindi, che esso è questa qualità e non è la qualità dell'altro, che ha questa funzione e non ha la funzione dell'altro,




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