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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 314
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- 535 -


[pag 535 (314 F1 /2)]

hanno il diritto di appellarsi al rapporto di identità non in sé ma in quanto costantemente verificato e hanno il diritto solo di porsi come finite, aspirando all'infinitezza solo in quanto questa sia una successione finita a progressione costante e verificata, in questo suo modo, fino all'atto dell'autocoscienza hic et nunc; ora in siffatta sfera di dialettiche, la legge suprema dell'intelligibilità o principio di identità si riduce al dato di fatto della sostituibilità reciproca di più dialettiche, e quindi delle loro porzioni, biffe forme funzioni, in quanto tali, della quale è ragione la loro sostituzione reciproca di fatto e di diritto ritrovante a sua volta la propria ragione nella sostituzione-sostituibilità di ciascuna all'unica unificazione sensoriale di cui una almeno di esse si è data già come sostituto-sostituibile; in quanto tale, nella stessa sfera il principio di identità non ha la funzione né di segno né di effetto della necessità dell'ontità e modalità ontiche dell'unificazione in quanto unità e in quanto disarticolabilità, in quanto non rimanda affatto a una qualificazione dell'uno e dei disarticolati che sia e abbia da sé la ragione di essere, il che è provato non tanto dal fatto che nessun qualitativo di sensoriale è tale, quanto da questo che, se il qualitativo fosse ragione di sé, sarebbero esclusi il bisogno e la coazione di verificare l'identità delle dialettiche la quale promanerebbe indirettamente pel medio di una necessità scaturente da ogni dialettica, con la conseguenza che chi in tale sfera fa del principio di identità una legge agente sulla ed entro la materia dialettificata e assegna al temine di legge la stessa portata che ha nelle scienze naturali di modo ontico unico ed univoco in concomitanza con altri modi ontici la cui variazione non provoca su di esso nessuna dipendenza funzionale, si lascia sfuggire che questo rapporto fra la modalità della legge e le restanti modalità del tutto non immane nelle dialettiche a materia sensoriale, mentre chi, facendo dello stesso principio una legge, assegna a questo termine la portata di indice di una modalità-modello cui le dialettiche debbono uniformarsi, si avvicina alle condizioni umane purché svuoti il modello di qualunque necessità in rapporto a questa o quella qualificazione determinata, per lasciarsi solo la funzione di stampo entro cui un qualunque qualitativo ha il diritto di entrare e la liceità di rimanervi senza che in esso nulla si dia che si ponga a ragione immutabile di entrambi; la verità è che il principio di identità non va confuso qui con qualcosa che abbia che fare con l'unicità di ontico, il quale appunto per essere apoditticamente unico qualora entri in rapporti molteplici ed eterogenei con altri molteplici ed eterogenei, perde fenomenicamente l'immediatezza della sua unicità e acquista il fenomeno di una ontità multipla, cui tuttavia si sottende l'essenziale unicità manifestata dall'identità reciproca dei molti, la quale si fa necessaria come manifestazione di un necessario; se sul piano dell'intuitivo sensoriale l'unicità non è un ontico ma l'effetto di un certo trattamento cui alcuni autocoscienti vengon sottoposti allorché si danno secondo certe condizioni che trovan proprio la loro ragione nella pluralità di ontità degli autocoscienti, il principio di identità non ha la liceità di rifarsi a nessuna unicità e a nessuna necessità e assume l'unica fisionomia che gli spetta, quella di una certa modalità che un certo rapporto fra molti assume.


- 536 -


[pag 536 (314 F3 /4)]

e la cui ontità è principio o ragione dell'uso e dei privilegi che di quei molti si fa e che ridondano sul tutto di cui son parti; esso trova la ragione della sua ontità da un lato nella condizione umana di molteplici contesti sensoriali e dialettici in perenne mutamento parziale e con la pretesa di identificarsi tutti l'uno con l'altro e quindi di esser assunti come una sola e stessa cosa nonostante la loro pluralità e la loro eterogeneità parziale, dall'altro nelle conseguenti utilizzazioni che di tali contesti si pretende fare proprio sulla base di quella loro pretesa; che se quella pretesa prima e fondamentale si rifa al dato che una o più dialettiche entrano nei differenti contesti sotto una veste differente ma con un corpo uno ed unico, poiché nessuna ragione dell'unità e unicità promana né dai contesti che son differenti né dalla o dalle dialettiche che son eterogenee l'una dall'altra se non altro in qualche loro porzione, non resta che sostituire all'inesistente dato l'altro di una sostituibilità reciproca della o delle dialettiche varie, cioè del loro ossequio al principio di identità, che le lascia distinte, discrete, irriducibili all'uno e all'unico, ma consente di trattarle come se tali fossero e quindi di convalidare, agli effetti pratici, la prima pretesa e l'altra che ne deriva; ora, lo stesso principio non pare che riceva definizione differente anche in dottrine logiche all'Aristotele o alla Platone; abbia ontità una sfera di dialettiche autocoscienti alcune porzioni delle quali sono in rapporto di sostituibilità con ontici autocoscienti che sono intelligibili uni unitari e a qualificazione semplice e le quali quindi hanno di diritto, per sé per le biffe che son loro materia e per le loro forme, l'insieme degli attributi costituenti intelligibilità; sia siffatta sfera di condizione umana, non già nel senso che in essa insorge l'errore e la conseguente contraddizione, ma da un lato nel senso che da essa esula la simultaneità acronica in quanto lo spostamento d'attenzione da biffa a biffa in una dialettica e da dialettica a dialettica in quanto biffe è secondo una diacronia per la quale si deve parlare di successione come ontità di autocoscienza hic et nunc e di concentrazione d'attenzione sull'una biffa e concomitante inautocoscienza e manco di attenzione per l'altra e viceversa, dall'altro nel senso che ogni biffa che fa da materia di una dialettica ed ogni dialettica che fa da biffa a uno spostamento d'attenzione a un'altra dialettica acquistano autocoscienza hic et nunc in tempi secondo rapporti e secondo funzioni che sono costantemente differenti, dal momento che mai si dà che due dialettiche, ciascuna con le stesse biffe con la stessa forma con le stesse relazioni funzionali di ciascuna delle biffe dell'altra, siano la riproduzione perfetta l'una dell'altra se non altro perché il rapporto in cui direttamente o indirettamente l'una entra con altre dialettiche o non è quello dell'altra per il mutare delle dialettiche con cui questa si dialettifica o se è lo stesso la riempie di funzioni differenti per lo stesso mutare delle dialettiche con cui l'altra si dialettifica; dunque le modalità proprie di una sfera di dialettiche di condizione umana sono di costituire una totalità in un perenne mutamento che è quantitativo come quella in cui entrano come biffe intelligibili che acquistano autocoscienza hic et nunc ad un certo momento




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