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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 541 (316 F1 /2)] ma solo che sono trattabili per sostituibili in quanto legittimamente sostituibili a quel o a quegli intelligibili uni e semplici e che grazie a questo i due differenti contesti entrano, nonostante la loro eterogeneità, in un legittimo rapporto di sostituibilità con quel o quegli intelligibili di cui rappresentano il modo per un'autocoscienza di condizione umana; che se si obietta che siffatta nostra definizione della forma del principio d'identità vale per una continuità di un tutto dialettico a differenti contesti entro i quali si diano una o più dialettiche verificanti il reciproco rapporto di sostituibilità per identità, ma non per quella dialettica iniziale che è l'autocoscienza della sostituibilità di una dialettica all'intelligibile uno, sicché si avrebbe l'assurdo che la condizione prima dell'intelligibilità di condizione umana è verificata per tutte le sfere dialettiche tranne quella che è principio di una sfera dialettica in generale, si risponde in primo luogo che non esiste sfera dialettica di condizione umana che sia limitata solo a una dialettica di sostituibilità del tipo di cui sopra e che non prosegua, non appena posta, in una continuità di fasi dialettiche successive, in secondo luogo che evidentemente la verificazione del principio d'identità entro una dialettica di sostituibilità fra un intelligibile uno e una dialettica suo sostituto mai sarà offerta dal mero spostamento d'attenzione dall'intelligibile alla dialettica e dalla dialettica all'intelligibile (,) ma solo da un raffronto fra la dialettica sostituto in quel contesto e la stessa dialettica in un altro e secondo la struttura formale delle operazioni consentite dal duplice e differente uso di tale dialettica; ma allora la formula A è A del principio d'identità ha una sua interpretazione: una dottrina logica alla Aristotele o alla Platone è tenuta a operare entro gli ontici autocoscienti di condizione umana una separazione fra il complesso delle dialettiche che son spostamenti d'attenzione da intuiti fenomenici ad intuiti fenomenici e il complesso degli spostamenti d'attenzione da intelligibile ad intelligibile; a qualsivoglia meccanismo si ricorra al fine di descrivere la trasposizione di una dialettica dall'un complesso all'altro e, con ciò, su qualsivoglia ragione si fondi la legittimità di stabilire un'equazione tra una dialettica del complesso di spostamenti operati sui fenomenici e la dialettica trasportata da questo all'altro complesso di spostamenti operati sugli intelligibili, il meccanismo cognitivo della trasposizione e la ragione della legittima equazione entrano in un nesso di equivalenza con il giudizio che chiamiamo principio del dictum de omni e che non è se non una certa dialettica fra certi autocoscienti; se per comodo semplifichiamo privando la totalità dei sensoriali giustapposti del divenre e dei mutamenti di alcune o di tutte le porzioni fenomeniche che la costituiscono, attribuendole l'unico attributo sensoriale della molteplicità, e immettendo entro i vari molteplici unificazioni di intuiti sensoriali entro i quali sia lecita una serie di dialettiche [[Nota a matita dell'autore:”l’esempio su cui questo discorso è condotto è quello di vari triangoli rettangoli con lati 3 - 4 - p “]] operata entro una unificazione, da intuito a intuito o da gruppi di intuiti a intuito o da gruppi di intuiti a gruppi di intuiti, la forma di ciascuna delle quali è sostituita e quindi sostituibile e identica a quella di una delle dialettiche operata entro ciascuna delle altre unificazioni, all'insieme di siffatte dialettiche si aprono due strade, quella di rendere se stesse tutte autocoscienti [pag 542 (316 F2 /3)] per poi dialettificarsi a vicenda al fine di offrire all'autocoscienza la loro sostituibilità-identità e quindi la sostituibilità -identità di alcune delle porzioni che son parti di ciascuna delle molte unificazioni di intuiti, oppure quella di arricchire di un atto di autocoscienza hic et nunc l'unità di tutte quelle porzioni per poi correlare((correlarle??)) in una dialettica di sostituibilità-identità l'insieme delle dialettiche; il primo processo non serve che a unificare, pel medio del nesso di sostituibilità, una molteplicità dispersa e discreta di autocoscienti intuiti e di dialettiche autocoscienti e quindi a separare il complesso di sensoriali in simultaneità in due sfere, l 'una del ripetuto ossia del sostituibile la quale in sé non ha alcuna ragione di ritenersi chiusa e finita e tutt'al più la ricava dalla circoscrizione finita del complesso sensoriale, l'altra dei sensoriali e delle loro unificazioni che non entrano in una successione di ripetuti-sostituibili o perché la sostituibilità delle dialettiche su di essi condotte è esclusa dall'autocoscienza o perché son rimaste fuori dall'autocoscienza spostamenti d'attenzione in genere operati su di essi; l'altro processo invece, mentre porta all'autocoscienza la dialettica di sostituibilità fra l'unità delle porzione e ciascuna delle dialettiche che si son date sostituibili l'una all'altra entro il complesso fenomenico, provoca un rapporto o dialettica di sostituibilità dell'intero gruppo delle dialettiche, ritrovate sostituibili all'unità delle porzioni, a ciascuna delle molte unificazioni di sensoriali che si son date l'una all'altra sostituibili in forza della sostituibilità reciproca di ciascuna dialettica operata entro l'una unificazione ad una delle dialettiche operate entro ciascuna delle restanti unificazioni del gruppo, con la conseguenza che, muovendo da quell'unità di porzioni e da quella sostituibilità dell'intero gruppo di dialettiche, si fornisce la liceità di assumere un'unificazione di sensoriali come quella in cui si danno tutte quelle porzioni e tutte le dialettiche del gruppo e come quella che entra, assieme alle dialettiche che le sue porzioni consentono, in rapporto di sostituibilità con tutte le altre unificazioni già riscontrate sostituibili alla sola condizione che una sola delle dialettiche del gruppo sia stata ritrovata ossia dotata di autocoscienza hic et nunc entro di essa e senza il bisogno di ritrovare ossia di dotare di autocoscienza hic et nunc il resto delle dialettiche del gruppo; ma l'altra conseguenza cui questo secondo processo conduce è l'apertura all'infinito dell'unificazione per sostituibilità di tutte le unificazioni di intuiti, che si diano in un qualsivolia complesso di intuiti giustapposti in simultaneità il quale succeda diacronicamente a quello finora considerato, sulla base dell'autocoscienza di almeno una delle dialettiche del gruppo operata ed operabile entro gli intuiti di ciascuna unificazione; la struttura formale del nesso dialettico che vincola l'unificazione all'infinito per sostituibilità dei gruppi unificati di intuiti alla dialettica per sostituibilità dell'unità delle porzioni dialettificabili con il gruppo delle dialettiche operate ed operabili sulle porzioni, abbiamo già altrove visto a) non esser lecito identificarla con la forma tradizionale della sussunzione per estensione per la quale ogni ontico autocosciente che sia predicato con portata universale ad un soggetto e con ciò sia posto sia come legittimamente identico [pag 543 (316 F3 /4)] con una porzione di un ontico autocosciente indipendentemente da ogni rapporto in cui l'ontico e la porzione si legano ad altro sia come un ontico autocosciente in sé che s'identifica con siffatta porzione in quanto per dir così si sdoppia in due ontici autocoscienti perfettamente sostituibili l'uno dei quali è in sé ed è quel che è indipendentemente da qualsivoglia rapporto con altro da sé e l'altro è quel che è il primo ma come porzione di un tutto in una relazione con altre porzioni dello stesso tutto la quale tuttavia non esercita nessun condizionamento funzionale né sulla sua ontità né sulla modalità di questo, è al tempo stesso predicato di un soggetto cui il primo soggetto sia predicato, e con ciò, se da un lato permane legittimamente identico alla stessa porzione dell'ontico autocosciente anche quando questo sia porzione di un altro ontico autocosciente, dall'altro per dir così si triplica in tre ontici autocoscienti, il primo dei quali è in sé ed è quel che è in assoluto e indipendentemente da qualsiasi relazione con altro, mentre ciascuno degli altri due al tempo stesso che si fa porzione di altri due ontici autocoscienti l'uno dei quali è porzione dell'altro conserva una perfetta identità col primo e non patisce nessuna modificazione in funzione dei nuovi rapporti in cui deve inserirsi a seconda che si connetta come porzione con le porzioni di questo o di quello delle due totalità autocoscienti,[[Nota a matita dell'autore: “ci si riferisce al Dictum de omni nella formula:quidquid universaliter dicitur de aliquo subiecto, dicitur de omni quod sub tali subiecto continetur”]], b) né esser lecito identificarla con una dialettica di predicazione, ossia di sostituzione -identità di un ontico autocosciente con un autocosciente che è porzione identica e sostituibile con una serie di porzioni, giacenti tutte tra loro e ciascuna con la prima in nesso di sostituzione-identità, di una pluralità di ontici autocoscienti, non solo raccolti in un'unificazione per sostituibilità reciproca di molteplici unificati in sé in forza di siffatta-sostituzione -identità di una certa loro porzione, ma costituenti, una totalità assoluta ossia una molteplicità infinito-numerabile, al numero dei cui membri, grande a piacere, non è dato aggiungere nessun nuovo membro,
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