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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 544 (316 F4 /317 F1)] , con la conseguenza che in forza della legittima sostituzione -identità dell'ontico autocosciente con tutte le porzioni, che sono anch'esse una molteplicità infinito-numerabile, di tutti gli unificati membri dell'unificazione infinito-numerabile, la sostituzione -identità dell'ontico-autocosciente è legittima sia con una porzione delle porzioni infinito-numerabili sia con una sola di queste,[[Nota a matita dell'autore:”ci si riferisce alla formula di Pfander del Dictum de omni: Quidquid de omnibus valet, valet etiam de quibusdam et singulis”]], c) e neppure, infine, esser lecito identificarla con una dialettica di predicazione, ossia di sostituibilità identità, di tre ontici autocoscienti, ciascuno dei quali, in sé in quanto assoluto, è una totalità, o qualitativo assunto come uno tutto indipendentemente dalla liceità o illiceità di una sua decomposizione in qualitativi disarticabili((??disarticolabili??)) e ricondotti ad unità pel medio di dialettiche unificatrici, e insieme ha liceità di entrare come porzione disarticolabile e dialetticamente unificabile sia di un ontico autocosciente della cui unità e totalità è un denotante sia di un ontico autocosciente che ha a denotanti della sua unità e totalità sia l'ontico autocosciente preso e assolutamente e come porzione dell'ontico autocosciente di cui è denotante sia l'ontico autocosciente di cui l'ontico autocosciente assoluto è denotante [[Nota a matita dell'autore:”ci si riferisce al dictum de omni et nullo nella formula del Doppo: Pars Partis est partis totius”;]]; l'illiceità della prima descrizione della forma del dictum de omni non si ricava dall'ambiguità del vocabolo soggetto, che nella formula descrittiva è identificato coll'ontico autocosciente in cui l'ontico autocosciente sussumente è ripetuto come denotante e a cui è riferito come predicato mentre al tempo stesso deve essere identificato con l'ontico autocosciente entro cui immane come denotante e quindi cui è inferito come predicato l'autocosciente di cui l'autocosciente sussumente è denotante e predicato, e infatti, a parte che siffatta confutazione si regge sull'erezione del dictum de omni a principio di un sillogismo e ignora che lo stesso dictum de omni fa sentire la sua forza di ragione sulla totalità delle dialettiche che aspirano all'intelligibilità, ossia a quella certa connessione con la sfera delle dialettiche operate entro il complesso simultaneo degli intuiti, e delle quali il sillogismo non è che un modo o una forma, quel che la confutazione non innalza all'autocoscienza è che nella struttura formale della dialettica di cui il dictum de omni dovrebbe essere l'erezione ad autocoscienza hic et nunc non è data la predicazione universale di un autocosciente ad un altro né come ontico autocosciente in sé né a maggior ragione come condizione della predicazione dell'autocosciente predicato ad un autocosciente altro da quello cui precedentemente è predicato; infatti, nella struttura formale in esame la riflessione, come denotazione ad opera di un'autocoscienza hic et nunc consentita dagli spostamenti d'attenzione sulle disarticolazioni della dialettica di sostituzione da cui si pretende partire per unificare in sostituibilità reciproca delle unificazioni di intuiti, pone come decomposti disarticolati un aggregato di autocoscienti che sono porzioni di tutte queste unificazioni di intuiti,
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