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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 545 (317 F1 /2)] l'unità di siffatti autocoscienti pel medio di una loro unificazione, l'assolutezza di quell'unità, una pluralità di dialettiche differenti l'una dall'altra ciascuna delle quali è una delle dialettiche reciprocamente sostituibili che sono state operate nel senso di ognuna delle unificazioni degli intuiti, e infine il rapporto di sostituibilità che vinca [[??vincoli??]]da un lato la totalità delle dialettiche all'unità delle porzione(i) dall'altro una di queste dialettiche a una delle porzione(i) in cui l'unità è disarticolabile, ma non scopre affatto né un ontico autocosciente che sia assoluto e che sia predicato, ossia identificato senza per questo perder nulla della sua assolutezza, a una porzione di un tutto autocosciente indipendentemente da qualsiasi rapporto in cui l'autocosciente assoluto, la porzione, il tutto entrino con qualcosa d'altro, né che la predicazione o identificazione-sostituibilità si diano entro due autocoscienti e due soltanto, l'assoluto in sé e l'assoluto in quanto porzione, fuori e al di là dell'intervento di un terzo autocosciente che è l'unità di tutte le porzioni di cui l'assoluto come pporzione è una; e allora, se il punto di partenza dell'analisi che deve sfociare nella formula o forma pura del dictum de omni è uno spostamento d'attenzione rilevante la sostituibilità di una serie di dialettiche a un autocosciente che è o è trattato come unità, e non uno spostamento d'attenzione da un autocosciente in sé al rapporto in cui esso si pone con un altro autocosciente, la riflessione su siffatto punto di partenza dà il diritto solo di scoprire l'estensione della sostituzione-identità della totalità delle dialettiche all'unità delle porzione(i) ogniqualvolta questa si dia con autocoscienza e quindi in tutte quelle unificazioni di aggregati intuiti in cui l'autocoscienza dell'intero gruppo di dialettiche ha consentito di separare dal tutto l'unità delle porzioni e insieme di rilevare la giustezza della pretesa di operare siffatta estensione anche sulla base dell'autocoscienza di una sola dialettica del gruppo entro un'unificazione di intuiti, una volta però che sia autocosciente l'immanenza nell'unificazione dell’ unità delle porzioni, ma esclude la liceità di ridurre il gioco dialettico a tre biffe, come la prima formulazione del dictum vorrebbe, ossia all'autocosciente assoluto in sé, allo stesso in quanto porzione di un tutto o predicato a un soggetto tutto, allo stesso in quanto porzione-predicato di un tutto-soggetto a sua volta porzione-predicato di un ulteriore tutto -soggetto; quel che la prima formulazione del dictum de omni pretende è che lo spostamento d'attenzione sia da un autocosciente ad un altro secondo un rapporto per cui il secondo autocosciente accoglie in sé il primo, che ciononostante non perde per questo il diritto a godere di autocoscienza in sé e da sé, in modo che l'immanenza di questo in esso non patisca condizionamento funzionale da parte di qualsiasi contesto dialettico in cui il secondo autocosciente sia costretto ad entrare, con la conseguenza che qualora lo spostamento d'attenzione da questo secondo autocosciente ad un altro renda autocosciente il nesso da parte a tutto da cui quello è stretto a questo, l'indipendenza funzionale dell'immanenza del primo autocosciente nel secondo e il nesso di parte a tutto fra questo e il terzo conduce necessariamente allo spostamento d'attenzione dal primo al terzo come da immanente a contenente; [pag 546 (317 F2 /3)] sicché basta fare di ciascun autocosciente un uno semplice assoluto ricco di intelligibilità per tradurre quel gioco di rapporto in quella pioggia di intelligibilità dal primo al secondo e dal primo al terzo pel medio del secondo, che pretende prescindere dai rapporti di immanenza di ciascuno dei due primi nel terzo e che pretende ridurre la forma del dictum a un mero gioco di predicazioni; anche l'illiceità della seconda descrizione o formulazione della struttura formale qui in esame, a parte che non dipende affatto dalla sua inadeguatezza alla struttura del sillogismo, il quale dovrebbe essere o con premessa minore e conclusione particolari o con premessa minore e conclusioni a soggetto individuale, e che non è da inferirsi da una ragione parziale come quella del sillogismo che non è se non una porzione di tutte le dialettiche per cui è utilizzata siffatta struttura formale, va ricercata nell'ignoranza o inautocoscienza delle dialettiche di cui dovrebbe costituire la descrizione della forma: il punto di partenza non è una dialettica con a forma il nesso di predicazione fra un autocosciente e un autocosciente variabile, la cui forma ha la liceità di essere riempita, per dir così, dalla qualità di una serie infinito -numerabile e quindi totale di molteplici ontici autocoscienti, poiché siffatta dialettica non sarebbe da assumersi come principio neppure se ci si fermasse sul piano dei complessi di intuiti simultanei, sul quale a una molteplicità di dialettiche operate entro una molteplicità di intuiti unificati e distinti, grazie a questa unificazione, dal restante del complesso segue una dialettica di sostituibilità-identità di siffatte dialettiche, sicché una dialettica di predicazione che sia un autocosciente primo e che sia un vincolo di predicazione da un ontico autocosciente, che non sia dialettica, a un altro, che pure non sia dialettica, è da escludersi; che se il principio non è una predicazione di un autocosciente ad un altro, predicazione identica e sostituibile con una molteplicità di altre che sono tra lo stesso autocosciente predicato nella prima e autocoscienti altri da quello cui nella prima è riferito il predicato, è illecito inferire la liceità di attribuire ad alcune di esse verità e validità materiali e formali in quanto porzioni di un tutto formalmente e materialmente vero e valido, il quale non è dato entro nessuna delle sfere dialettiche; la seconda formulazione, se evita il falso di ridurre la forma della struttura, quale il dictum pretende, a uno spostamento d'attenzione dall'uno all'altro di tre autocoscienti tale che per almeno due di essi sia indipendentemente da qualsiasi dipendenza funzionale da altro, sfigura tale struttura in quanto salta a piè pari la biffa della dialettica di sostituzione tra l'unità delle porzioni dialettificate in quanto ontico autocosciente in sé ed assoluto e la molteplicità delle dialettiche assumenti le porzioni a biffe, e, se si salvaguarda dall'introdurre un'universalità che non ha ragion sufficiente con l'inferire la legittimità di alcune dialettiche da quella della loro totalità, ignora che siffatta inferenza non è immediata ma passa attraverso due biffe l'una delle quali è il rapporto di sostituibilità che intercorre fra tutte le dialettiche e ne fa una totalità e un insieme unico, l'altra delle quali è quella denotazione da parte di un'autocoscienza hic et nunc dell'unità di tutte le porzioni dialettificate che da un lato consente di ridurre la pluralità delle dialettiche
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