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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 320
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[pag 555 (320 F1/2)]

degli aggregati sostituibili o di uno solo dei gruppi di dialettiche della serie-insieme dei gruppi dialettici sostituibili identici o di una sola delle dialettiche di uno di questi gruppi è ragione sufficiente perché insorgano con uno stesso e simultaneo atto di autocoscienza hic et nunc rispettivamente o la totalità delle dialettiche di quel gruppo di dialettiche che si è fatto serie-insieme in simultaneità col farsi serie-insieme degli aggregati di intuiti o l’intero gruppo di dialettiche che entra nell’insieme- serie delle dialettiche sostituibili o l’aggregato di intuiti che fa serie-insieme simultaneamente con queste o alcune delle dialettiche del gruppo o alcuni degli intuiti dell’aggregato, anche nessuna sensazione si faccia contemporaneamente ontico autocosciente assieme all’ontità di quel solo aggregato o di quel solo gruppo di dialettiche o di quella sola dialettica del gruppo alla quale si giustappone l’autocoscienza hic et nunc; è lecito a questo punto offrire come ragione di questa estensione dell’autocosciente((autocoscienza??)) hic et nunc ad ontici la cui intuitività sensoriale e immediata non è un ontico appunto perché non è con un atto di autocoscienza hic et nunc, l’intervento sussidiario della memoria, ossia una sorta di cooperazione, fra attività con autocoscienza hic et nunc ed attività prive di autocoscienza hic et nunc ma ricche dell’attitudine a generarla, per la quale, grazie a un intervento di rapporti associativi immanenti con inautocoscienza entro la sfera del complesso autocosciente degli intuiti e delle loro dialettiche, il darsi con autocoscienza di un solo ontico dell’intero complesso associativamente concatenato, di cui son membri inanellati a vicenda gli intuiti sostituibili, gli aggregati sostituibili di intuiti, le dialettiche operate entro gli intuiti di questo aggregato, le dialettiche sostituibili operate entro gli intuiti sostituiti di aggregati sostituibili, è ragione o causa capace di sollevare all’autocoscienza il restante del complesso associativamente concatenato e quindi di riprodurre con autocoscienza l’intero quadro degli unificati-insiemi quale la prima serie delle operazioni di dialettiche di sostituibilità-identità l’ha costituito; ma, a parte che siffatta emersione dall’inautocoscienza non è un ontico autocosciente che entri come biffa nella sfera delle dialettiche di sostituibilità operate in complessi di intuiti, a parte cioè che l’ontità autocosciente di una percezione, ad esempio, che, datasi autocosciente in un complesso anteriore di intuiti o nello stesso complesso di intuiti simultanei e unificata assieme con le dialettiche operate sugli intuiti che la compongono in un tutto insieme di altre percezioni dialettificate con essa in un rapporto di sostituibilità-identità relativamente ad alcuni dei rispettivi intuiti dialettificati in sostituibilità-identità e relativamente alle dialettiche sostituibili-identiche operate su questi intuiti, s’unisce simultaneamente all’ontità autocosciente sia della sua appartenenza al suo insieme sia dell’appartenenza di certi suoi intuiti-porzioni al loro insieme sia dell’immanenza in essa di una o alcune o tutte di quelle certe dialettiche sia dell’appartenenza di queste al loro insieme, verificandosi siffatta simultaneità non solo con l’esclusione dell’autocoscienza di alcune di quelle ontità che si danno in simultanea autocoscienza o addirittura di tutta, ma anche con l’esclusione della reminiscenza di tutte le operazioni che si son dovute compiere perché fosse data l’autocoscienza di ciascuno degli insiemi e quindi con l’esclusione dell’autocoscienza delle ragioni in forza delle quali la percezione coi suoi intuiti è arricchita di modalità e qualificazioni di cui l’ontità della sua autocoscienza non è ragione sufficiente, c’è un certo fenomeno che è ragione sufficiente per escludere siffatta liceità: infatti, è sufficiente che o nel complesso di intuiti in simultaneità che si dà con autocosciente hic et nunc o in più di siffatti complessi in diacronia si dia l’autocoscienza o di una percezione o di un aggregato di intuiti o di uno o più intuiti o di una o più dialettiche fra intuiti, i quali vengano dialettificati con autocoscienti formalmente identici in un rapporto di sostituibilità -identità il quale o sia un vero e valido formalmente e materialmente o sia un problematico assunto per tale, basta questo, ripeto, perché o la percezione o l’aggregato o l’intuito o la dialettica vengano inseriti come membri del rispettivo insieme già dialettificato e a ciascuno venga attribuita l’ontità autocosciente di quel che in esso non è ontico autocosciente ma è ontico autocosciente dell’insieme in cui è introdotto in forza di quella dialettica di sostituibilità-identità; e qui evidentemente non è lecito introdurre a sussidiario o strumento l’intervento della memoria ossia della traduzione dall’inautocosciente, già autocosciente, a un’autocoscienza hic et nunc di ciò che mai è stato con autocoscienza hic et nunc; dunque, un atto di autocoscienza hic et nunc, in unità acronica o diacronica con una concentrazione d’attenzione e con gli spostamenti dialettici che ne son consentiti, si unifica come denotante da un lato alla reinsezione di una percezione, con i suoi intuiti che vi si unificano e con le dialettiche che hanno a biffe essa e gli intuiti in essa unificati, nella serie delle percezioni coi loro intuiti e le loro dialettiche che si sono unificate in insieme per sostituibilità reciproca senza che simultaneamente atti di autocoscienza reinsorgano a denotare le operazioni dialettiche con le quali l’isieme è stato costruito  


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[pag 556 (320 F3/4)]

e le materie e le forme che si son fatte ragioni-principi della legittimità delle operazioni e della serie-insieme che ne è conseguita, dall’altro all’inserzione di una percezione, con i suoi intuiti componenti e con le dialettiche su di essa e su questi, entro una serie  di percezioni che già pel medio di antecedenti operazioni di sostituibilità è stata resa un insieme, senza che nel novero di queste operazioni siano entrate quelle dialettiche che l’inserzione di quella percezione nell’insieme rende necessarie e con ciò lecite, e, di conseguenza, senza che sia consentita la ripetizione della sintesi di un’autocoscienza e di un complesso di dialettiche di sostituibilità appunto perché siffatta sintesi ha la sua ontità prima ed unica solo all’atto dell’inserzione della percezione nella serie-insieme; sono, più semplicemente, dati di fatto della sfera delle dialettiche con a biffe degli intuiti unificati in percezioni l’autocoscienza dell’appartenenza di una percezione con le sue dialettiche a una serie di sostituibili che sono percezioni, intuiti di percezioni e dialettiche con a biffe le une e gli altri, sia che siffatta autocoscienza sia già stata data in un complesso precedente sia che la stessa autocoscienza non sia ripetizione di nessun autocosciente precedente, e insieme la legittimità di siffatta appartenenza inferita da ragioni che non coincidono affatto con la totalità delle operazioni dialettiche  che sulla base della forma della sostituibilità-identità unificano molti ontici, che son percezioni, intuiti unificati in queste, dialettiche con a biffe quelle e questi, nell’atto unico di una serie-insieme di percezioni sostituibili, sicché una sfera di dialettiche su intuiti ha l’attitudine o a ripetere l’autocoscienza dell’immanenza di una percezione coi suoi concomitanti autocoscienti entro una serie di sostituibili o a innovare l’autocoscienza dell’immanenza entro questa serie di una percezione coi suoi concomitanti autocoscienti la quale si pone come una nuova unità che aumenta il numero dei membri sostituibili della serie, e non dialettifica siffatta attitudine  con l’attitudine o a rinnovare la moltitudine delle dialettiche costruttrici della serie e comprendenti quelle che son state ragioni dell’immanenza della prima percezione nella serie o ad aggiungere a questa moltitudine rinnovata tutte le dialettiche che son necessarie al fine di fare della seconda percezione il membro nuovo della serie; ora, questi dati di fatto escludono non solo che la sfera delle dialettiche autocoscienti con a biffe e forme degli intuiti abbia a sua unica struttura formale il complesso unificato delle forme pure assumendo le quali una molteplicità di dialettiche eleva all’autocoscienza hic et nunc l’ontico del molteplice fenomenico in generale, ossia da un lato la pluralità della serie di intuiti, o percezioni o sensoriali semplici, che in forza della sostituibilità-identità costituiscono una classe-insieme,   dall’altro la pluralità degli intuiti che per sostituibilità-identità sono membri o biffe di una classe-insieme, e dall’altro ancora la molteplicità per eterogeneità delle serie-insiemi degli intuiti sostituibili e quindi di tutti gli intuiti in generale in quanto assoluti discreti sia come membri sostituibili di uno stesso insieme sia come membri insostituibili di due insiemi insostituibili, e quindi non solo che sia dato il diritto di trattare la sfera delle dialettiche su intuiti come l’unico ontico autocosciente a siffatta materia, ma anche che questa sfera sia ragion sufficiente di se stessa e di tutte le dialettiche che ne son biffe o membri dialettificabili, anche quando ad essa si aggiunga come sussidio la memoria o attitudine a reinvestire di autocoscienza ontici già denotati di autocoscienza e a riassumerli entro il complesso degli ontici ad autocoscienza ((ti??)) hic et nunc con le stesse funzioni, che già hanno esercitato in precedenti complessi; e quindi le dottrine logiche in generale quando distinguono e contrappongono l’una all’altra due sfere dialettiche non fan altro che prendere atto di un ontico che è con autocoscienza hic et nunc, anche se poi pretendono di dotarlo di qualificazioni per la cui legittimità è dubbio sia sufficiente la mera ontità di cui si prende atto; dell’ontità e modalità di questa seconda sfera di dialettiche, se si pretendesse inferirle unicamente dall’impossibilità di rendere ragione, assumendo ad unico autocosciente principio dell’inferenza il complesso delle forme pure delle dialettiche operate immediatamente su intuiti, arricchito del sussidio della memoria, dell’ontità della reinserzione di una percezione, già unificata con altre in una serie-insieme di molti intuiti sostituibili, entro la stessa serie, ossia di quella dialettica immanente nella sfera delle dialettiche di costruzione immediata sull’intuito che per comodo chiamiamo operazione uno, e dell’ontità dell’inserzione di una percezione, come nuovo intuito sostituibile di una serie, entro questa stessa, ossia  di quella dialettica della sfera delle dialettiche immediate che per comodo chiamiamo operazione due, si finirebbe per offrire un concetto meramente problematico, come quello la cui struttura formale indefinita e la cui funzione definita di principio dell’operazione uno e dell’operazione due sono apodittici, ma la definizione della cui struttura formale e materiale e del cui nesso di ragione a conseguenza con siffatte operazioni è destinata ad essere indotta dalle operazioni stesse e a restare costantemente fuori da una presa di autocoscienza hic et nunc; se cioè il discorso fin qui condotto intorno all’illiceità di unicizzare la sfera delle dialettiche avesse a suo fondamento la mera impossibilità di inferire da essa tutto ciò che vi compare e in particolare le operazioni uno e due, e avesse a suo fine quello di affermare l’ontità in generale di una seconda sfera di dialettiche altra dalla prima 




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