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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 561 (322 F1 /2)] fra le note in cui l'intelligibile si è disarticolato, ma si danno anche fra le dialettiche fra nota e nota in modo da ricostituire, attraverso l'autocoscienza dei rapporti funzionali connettenti note a note a gruppi unificati di note alle note da unificarsi ai gruppi, l'unificazione asintoto dell'unità dell'intelligibile, mentre nella dialettica fra l'unificazione della percezione e la totalità delle dialettiche mai è data una dialettificazione tale delle dialettiche che unifichi le singole dialettiche sino a farne l'asintoto dell'unificazione immediatamente intuita, a meno che per siffatta dialettificazione non si voglian prendere le dialettiche di parte a tutto da singolo sensoriale a unificazione dei sensoriali, le quali però son la presa di coscienza dell'unificazione e non la ricostruzione dell'unificazione dirotta; dunque, ad ogni percezione s'accompagna costantemente una dialettica fra l'unificazione stessa della percezione e la totalità delle dialettiche, ma la sua forma non è quella della dialettica della seconda sfera; d'altra parte che questa non appartenga alla sfera di quelle immediatamente costruite sull'intuito è provato dal fatto che onde si giunga da un lato all'unificazione di una parte sola degli intuiti entro l'unificazione di una percezione e dall'altro alla sostituibilità a siffatta unificazione di una serie di dialettiche operate sugli intuiti unificati debbono esser date le dialettiche di sostituibilità -identità operate entro la sfera dalle dialettiche di immediata costruzione sugli intuiti: solo quando sian date con autocoscienza molte unificazioni per percezione o per nessi tra percezioni come conseguenza della simultanea azione di ragione esercitata su ciascuna delle unificazioni da due gruppi di dialettiche, quelle che dialettificano degli intuiti secondo alcuni dei nessi che son forme di dialettiche e quelle che dialettificano ciascun intuito o gruppi di intuiti all'aggregato in quanto individuo secondo la forma di parte a tutto, e solo quando la dialettificazione assumente a biffe due per due rispettivamente la serie delle dialettiche del primo gruppo e la serie degli intuiti che son biffe di queste secondo la forma della sostituibilità -identità al duplice fine di fare delle prime molte serie-insiemi di unificati in quanto reciprocamente sostituibili e dei secondi molte serie-insiemi di unificati se non altro in quanto porzioni di ontici reciprocamente sostituibili, solo allora è posta la liceità e insieme l'autocoscienza di unificare l'una e l'altra molteplicità di insiemi in due sole serie-insiemi nell'una delle quali si danno in successione i gruppi delle molte dialettiche di ciascuna delle serie in modo che per ciascun gruppo sia posta la forma di sostituibilità-identità con un qualsivoglia altro della serie, nell'altra delle quali si succedono in ugual modo i gruppi degli intuiti già suddivisi nei molti insiemi di sostituibili sì che ciascuno di essi entri in rapporto di sostituibilità con un altro qualsiasi della serie; se queste ultime seriazioni sono ((è??)) ragione della liceità di trattare le molte unificazioni, entro le quali immangono i gruppi di dialettiche reciprocamente sostituibili e gli aggregati di intuiti reciprocamente sostituibili, come una serie insieme a cui si trasfonde lo stesso rapporto di sostituibilità -identità tra unificazione e unificazione che è tra le porzioni delle unificazioni e la stessa unificazione di unificazioni che è dei gruppi di porzioni che son o dialettiche o intuiti dialettificati, [pag 562 (322 F2 /3)] se cioè da quelle seriazioni si muove con uno spostamento d'attenzione che conduce a fare di una molteplicità di unificazioni una classe-insieme, le stesse seriazioni conseguono questo ruolo di ragioni-principi di un'unificazione di unificazioni, percezioni o rapporti di percezioni che siano, di intuiti, altrimenti eterogenee e discrete e irrelazionabili in sostituzione-identità, alla condizione che dalle singole unificazioni delle percezioni o dei rapporti tra percezioni vengano distinti da un lato i singoli aggregati di intuiti dialettificati come biffe delle dialettiche esercitate su di essi e successivamente, in forza di questa loro funzione, dialettificati reciprocamente nella loro correlazione di aggregati come biffe di forme di sostituibilità, dall'altro i singoli gruppi di dialettiche correlanti gli intuiti degli aggregati e correlate da forme di sostituibilità reciproca; ma, una volta operata questa separazione e una volta distinta la serie-insieme delle unificazioni-percezioni reciprocamente sostituibili nonostante la loro eterogeneità almeno parziale dalla coppia delle serie-insiemi degli aggregati di intuiti legittimamente sostituibili l'uno all'altro per una certa loro omogeneità o diretta o indiretta e delle serie-insiemi dei gruppi di dialettiche operate sugli intuiti degli aggregati legittimamente sostituiti l'una all'altra per una certa loro omogeneità diretta, è esclusa la liceità per questa coppia di serie-insiemi di farsi ragione-principio della legittimità della prima, tranne che tra le due non venga inserita come medio un'ulteriore dialettica che ritrovi nella coppia di serie -insiemi la propria ragione e quindi il diritto a farsi ragione dell'unificazione delle percezioni o dei rapporti tra percezioni in una serie-insieme di sostituibili, dal momento che il fatto che in molteplici eterogenei che son percezioni insostituibili l'una all'altra immangano porzioni che son aggregati di intuiti costitutivi delle percezioni e gruppi di dialettiche operate su questi intuiti e che sono entrate in reciproco rapporto di sostituibilità non è bastevole a elidere l'assolutezza di ciascun aggregato e di ciascun gruppo in quanto immanenti in ontici eterogenei l'uno dall'altro e con ciò ricchi di una molteplicità di vincoli funzionali con altro da essi, che è o la percezione cui appartengono o il complesso degli ontici con cui si relaziona la loro percezione, molti dei quali debbono essere estromessi dalla concentrazione d'attenzione onde si proceda alla forma della loro sostituibilità, con la conseguenza che da un lato l'incapacità dell'omogeneità, sulla cui base aggregati di intuiti e gruppi di dialettiche si fanno biffe di sostituibilità -identità, a elidere l'eterogeneità da cui aggregati e gruppi restano affetti e quindi la loro ontità irriducibile all'unicità, dall'altro l'impossibilità a unicizzare i rapporti di immanenza di ciascuno degli aggregati di intuiti e di ciascuno dei gruppi di dialettiche con quanto di intuiti resta fuori di essi in seno a ciascuna delle percezioni in cui immangono, pongono l'illiceità a correlare immediatamente la coppia dell'insieme degli aggregati di intuiti sostituibili e dell'insieme dei gruppi sostituibili di dialettiche con la serie delle unificazioni di cui ciascun aggregato e ciascun gruppo è porzione in una dialettica che faccia della prima la ragione della seconda; è vero che quando è data l'autocoscienza della unificazione in serie di reciprocamente sostituibili di molte percezioni [pag 563 (322 F3 /4)] simultaneamente son date l'autocoscienza di una dialettica, a forma sua peculiare, tra un aggregato unico di intuiti e un gruppo unico di dialettiche e l'autocoscienza di una dialettica, con a forma un rapporto di ragione, tra questa dialettica e quell'unificazione di percezioni nella totalità di intuiti unificati di ciascuna delle quali è data l'autocoscienza dell'immanenza della dialettica tra l'aggregato unico di intuiti e il gruppo unico di dialettiche, ma è altrettanto vero che nessun ontico autocosciente è ragione né della apoditticità dell'autocoscienza della dialettica tra aggregato di intuiti e gruppo di dialettiche e dell'autocoscienza della forma di ragione a conseguenza tra questa dialettica e quella unificante in sostituibilità reciproca le molte percezioni né dell'illiceità di trattare questi due ontici autocoscienti come due problematici introdotti a posteriori al fine di offrire una ricostruzione del corpo di dialettiche autocoscienti la quale aprioristicamente miri a presupporre un sistema meccanico di spostamenti d'attenzione che sia avvio a una dimostrazione dell'intelligibilità come dato di fatto immediatamente intuito entro la sfera delle dialettiche di condizione umana e si guardi bene dal tener fede al canone dell'aposteriorità o descrizione delle cose [pag 564 (322 F3 /4)] della nostra autocoscienza così come sono in sé e da sé; la presa di autocoscienza con una dialettica, con una certa sua forma, tra quella porzione di una percezione, che le dottrine della liceità dell'intelligibilità chiamano essenza o forma e che noi ci limitiamo a chiamare aggregato di intuiti in rapporto di sostituibilità-identità con un altro qualsivoglia di un insieme di aggregati di intuiti, e con quell'altra porzione della stessa percezione che tali dottrine chiamano intelligibilità della percezione e che noi ci limitiamo a chiamare gruppo di dialettiche immediatamente operate sugli intuiti dell'aggregato e insieme sostituibili a un altro a piacere di un insieme di gruppi di dialettiche, e la presa di autocoscienza della funzione che tale dialettica acquista nei confronti della percezione facendosi ragione della sostituibilità di questa ad un'altra qualsivoglia di un insieme di percezioni in forza della sua immanenza in tutte le percezioni dell'insieme, non trovano né in se stessa né in altro da sé, una volta che si sia partiti dall'attribuzione ad essa dell'ontità autocosciente immediata ossia dal fatto che sono degli ontici di diritto e di fatto immanenti nella sfera delle dialettiche di condizione umana, nessun ontico autocosciente che assegni loro il diritto di essere quel che pretendono di essere, perché quando si parte da tale attribuzione resta costantemente dubbio che entrambe le prese di autocoscienza, invece di essere il frutto di una concentrazione d'attenzione e di una serie di spostamenti d'attenzione operati immediatamente su quel complesso di autocoscienti che sono le dialettiche spontaneamente o, si permetta, automaticamente raggiungenti l'ontità come spostamenti d'attenzione e con ciò simultaneamente e apoditticamente vincolantisi ad autocoscienza per la loro coessenzialità con queste, siano di fatto e di diritto delle dialettiche, immaginate e con ciò sintesi fra ontici artificialmente dialettificati e atti di autocoscienza, le quali entrano nella sfera delle dialettiche tutt'al più come degli autocoscienti problematici la cui autocoscienza non è coessenziale all'apoditticità del rapporto tra le loro biffe reso autocosciente dallo spostamento d'attenzione che necessariamente deve seguirlo come falsariga, ma è un mero sovraggiunto a un ontico che è un rapporto la cui apoditticità non scaturisce dalla qualificazione dalle((delle??))biffe, ma da una certa problematica rappresentazione della totalità della sfera della dialettica di cui il rapporto è conseguenza necessaria e necessariamente imposta alle biffe onde esse si faccian porzioni legittimamente immanenti in tale rappresentazione totale; e, allora, l'unica liceità offerta per sfuggire alla modalità meramente problematica di certe dialettiche che pur godono di autocoscienza hic et nunc è di prendere autocoscienza delle dialettiche che sono ontici autocoscienti non solo immediati, ma, quel che più conta, montati primariamente entro la sfera delle dialettiche, fra i quali stanno appunto quelli operati simultaneamente fra certi intuiti e fra ciascuno di questi o ciascun gruppo di questi e una certa loro totalità indivisibile, quelli operati simultaneamente fra più aggregati di quei certi intuiti e più gruppi di dialettiche operate sugli intuiti degli aggregati, quelli operati fra molte totalità indivisibili entro cui immangano i molti aggregati di intuiti e i molti gruppi di dialettiche; l'autocoscienza di queste dialettiche è insieme autocoscienza dell'unificazione degli intuiti
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