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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 331-32
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[pag 593 (331 F4 / 332 F2)]

è altrettanto vero che nessuna ragione è data per affermare che le modificazioni di tempo spazio dialettica sono concomitanti di una necessaria modificazione di tutti i sensoriali e di tutti i rapporti di sensoriali che si danno secondo il tempo lo spazio e la dialettica; sicché l'unica differenza che distingue l'inferenza sillogistica e induttiva dalla trasposizione di cui godono di fatto e con legittimità le dialettiche di una classe costruita sui fenomenici è che là si parte dai predati ((??predicati??))dialettici di una classe in generale, fra cui quello della distinzione fra porzione privilegiata e conclassari, i quali là si chiamano sussumente e sussunti, dopo averli però arricchiti della denotazione di attributi di intelligibilità formale, e, di conseguenza, della necessità intelligibile, e si ritiene di essersi procurati il diritto di passare dalle denotanti immanenti nel sussumente alle stesse denotanti in quanto immanenti nei sussunti e viceversa senz'altro presupposto che quello dell'autocoscienza dell'immanenza della denotante entro l'autocosciente che è principio dell'inferenza, mentre qui, invece, si escludono l'intelligibilità formale e la conseguente necessità intelligibile e con ciò si subordinano le due operazioni di trasposizioni alle condizioni che le presuppongono e ai limiti entro cui è racchiusa la classe; d'altro canto, quando una certa classe è annullata e sostituita da un'altra o da più altre, quando cioè le unificazioni di sensoriali che son conclassarie in forza di certe dialettiche di sostituibilità o restano conclassarie entro la stessa unità dialettica ma per dialettiche di sostituibilità altre dalle precedenti o entrano a far parte alcune di questa classe altre di quest'altro per differenti gruppi di dialettiche di sostituibilità, se questa successione che è anche esclusione dell'antecedente dalla sfera delle dialettiche legittime ha la sua condizione necessaria e sufficiente nel costante modo di problematicità in cui la sfera dialettica di condizione umana mantiene la predicazione degli attributi di intelligibilità formale alle dialettiche costitutive di una classe e se siffatto modo di problematicità non è la conseguenza di una certa teoria globale della conoscenza ma è l'attributo che la sfera stessa mantiene come dimostrano i comportamenti spontanei della condizione umana in generale [[Nota a matita dell'autore:”nell'agire quotidiano siam sempre pronti a cambiare le classificazioni”]], l'annullamento della classe esclusa dai legittimi non è esclusione dall'autocoscienza alla quale la classe con tutte le sue dialettiche continua ad accompagnarsi; e poiché in questo permanere nell'autocoscienza è data la liceità di disarticolarla nelle sue denotanti o componenti fra cui compare sempre quell'insieme delle due trasposizioni che costituisce nella sua genericità il dictum de omni, questo deve ritenersi una delle forme che immangono necessariamente in una classe in quanto autocosciente in genere - è ancora oggi lecito rifarsi alla classe dei corpi celesti secondo le dialettiche di sostituibilità assunte da Aristotele a principio della classificazione e valersi delle due trasposizioni ossia del dictum de omni per arricchirla di nuove dialettiche ossia di nuovi ontici autocoscienti entranti come biffe o come forme nelle dialettiche costituenti la classe -; c'è dunque una necessità, nel senso intelligibile del termine, in quel particolare modo che è il dictum de omni della classe in genere, in quanto il dictum con le dialettiche che lo costituiscono in generale compare necessariamente


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[pag 594 (332 F1 /2)]

come denotante di una classe in quel che la classe è in generale, cioè una certa serie di dialettiche e in quanto questo suo darsi è indipendente sia dalle relazioni di spazio di tempo d'attenzione entro cui e con cui le dialettiche si son operate sia dalle qualità e dalle modalità formali dei sensoriali che le dialettiche nella classe hanno utilizzato a biffe e dei rapporti dei sensoriali entro le unificazioni che le stesse dialettiche hanno utilizzate a forme, sicché tra classe in genere e dictum passa lo stesso rapporto che lega una dialettica e certe sue condizioni formali che debbon esser date perché la dialettica sia tale, il che tuttavia non prova affatto l'intelligibilità in generale né della dialettica né della classe, ma soltanto che la sfera delle dialettiche di condizione umana alberga sempre delle componenti di intelligibilità formale che non si vede come riescano a non essere apriori; quanto poi al fatto che questo dictum non sia un principio di intelligibilità del sillogismo e a maggior ragione di una classe, questo è vero se per principio di intelligibilità si intende un ontico autocosciente che non solo è ragione della struttura formale di un altro autocosciente, ma anche della sua verità e validità materiali e formali: infatti, il dictum de omni, o che sia per un sillogismo o che sia per una classe di fenomenici, non depone nulla a favore della verità e validità dei due, in quanto non è un modo primo in seno alle dialettiche costitutive del sillogismo o della classe ma è un modo inferito da un buon numero di dialettiche che esso presuppone a suoi principi; nel sillogismo dev'essere dato il rapporto di sussunzione e insieme dev'essere data l'intelligibilità materiale e formale del sussumente, e dei sussunti in quanto ontici autocoscienti reciprocamente irrelati e del rapporto di sussunzione che li dialettifica perché il dictum de omni scatti, mentre nella classe questo scattare è l'effetto delle dialettiche di costituzione della classe stessa; ad esso né nell'uno né nell'altro caso non è lecito venir meno in quanto effetto di certi antecedenti che sono ontici, ma né nell'uno né nell'altro caso è lecito farsi principio di intelligibilità perché esso nulla pone che sia ragione dell'intelligibilità degli ontici e del loro rapporto di sussunzione nel sillogismo, e nulla pone che sia ragione entro la classe della verità e validità delle dialettiche in seno a ciascuna unificazione e delle dialettiche di sostituzione in seno alla molteplicità delle unificazioni; in seno al sillogismo il dictum de omni limita la sua funzione di principio di validità ai rapporti in cui i tre presunti intelligbili son reciprocamente posti, rapporti che son tenuti a verificare il dictum stesso e di conseguenza a modulare la loro forma sul binario dei rapporti di sussunzione materiale in cui i tre presunti intelligibili si collegano; che se questa aderenza del formale al materiale è data, il dictum scatta, ossia il sillogismo si costituisce; e così dicasi, mutatis mutandis, per la classe; il dictum de omni, dunque, non si pone come norma peculiare o modo formale peculiare della sfera degli intelligibili, anche se in questa entra a far sentire la sua presenza; la classe, come serie primaria di tutte le operazioni con autocoscienza che sian consentite, è il primo ontico autocosciente a comprenderlo come suo modo, e a trasmetterlo a tutti gli altri complessi dialettici che ne utilizzino le conseguenze; e poiché molte delle dialettiche che fan parte di un complesso dialettico,


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[pag 595 (332 F3 /4)]

o classe o sillogismo o induzione che sia son appunto sue conseguenze, il dictum ha tutta la liceità di esser trattato e di esser definito o descritto come un principio e quindi di esser colto in ciò che esso è con piena distinzione dalle sue conseguenze; in questa veste esso appare come un insieme di relazioni fra molti autocoscienti le quali instaurano tutte un unico nesso di unificazione fra molti altrimenti discontinui, sicché nel suo aspetto meramente formale esso si pone come la modalità formale generica denotante la forma di dialettiche che, assumendo a biffe autocoscienti disarticolati, ripristinano pel tramite dell'unificazione l'unità o individualità originaria in cui i disarticolati son dati: e questa modalità formale è l'immanenza di ciascun disarticolato entro l'unità o individualità di un autocosciente disarticolato e quindi disarticolabile, o, se si vuol essere più precisi, la sostituibilità di un autocosciente, in quanto discreto ed assoluto, a uno dei disarticolati in cui un autocosciente uno o individuo si è disgregato, in quanto però pensato correlato da certi nessi e da certe funzioni al resto dei disarticolati; in questa sua descrizione, il dictum si pone come un assioma, o che per assioma s'intenda un autocosciente che trae la propria verità e validità formali e materiali dalla totalità individua delle sue materie e delle sue forme e che con ciò pone sé nella sua interezza come ragione immediata omogenea di se stesso nella sua interezza, o che per assioma s'intenda l'autocosciente che è trattato come tale e che ha la liceità di esser trattato come tale perché si è accuratamente badato ad escludere ogni contraddizione fra i disarticolati della sua interezza; infatti, da un lato questa modalità formale generica è la descrizione o se si vuole la costruzione secondo unificazione dell'unità individua di una dialettica che da un lato pone una serie di autocoscienti disarticolati ma conservanti qualcosa dell'unità o individualità originaria dell'autocosciente dalla cui disgregazione sono insorti all'autocoscienza in forza dell'affermazione, se non dell'autocoscienza, dell'ontità dei nessi relazionali-funzionali che intercorrono a connetterli, dall'altro pone un autocosciente irrelato discreto ed assoluto, e instaura la forma della sostituibilità fra questo e uno degli autocoscienti della serie; ora, nell'unità di questa dialettica non c'è disarticolato che contraddica a un altro disarticolato della stessa unità e neppure che contraddica a un'unità o a un disarticolato di un'unità autocosciente entro la sfera degli autocoscienti e inescludibile da essa, ma c'è soltanto una deficienza, e precisamente l'incapacità della forma di sostituibilità a porsi di per sé, per quel che essa è in genere e per quel che essa è come momento dell'unità di questa dialettica, sotto il principio di ragione, con la conseguenza che essa è tenuta ad appellarsi ad altro dalla dialettica stessa e dai suoi momenti per ricevere la ragione della sua verità e validità, essendo questo altro la verifica, effettuata in uno o in altro modo e dopo e con questa o dopo e con queste altre operazioni, della sostituibilità all'autocosciente disarticolato e relato dell'autocosciente discreto ed assoluto; che se si pone come effettuata siffatta verifica e con ciò si complica la dialettica con l'autocoscienza delle altre dialettiche che ne riempiono la deficienza, l'assioma come un non contraddittorio che offre l'intera sua individualità a ragione della propria validità e verità è posto;




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