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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 332-333
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[pag 596 (332 F4 /333 F1)]

d'altra parte, la stessa modalità è la descrizione di un momento di tutte le dialettiche di predicazione le quali, indipendentemente dal qualitativo delle biffe che utilizzano e indipendentemente dalla qualificazione della forma e della funzione secondo cui l'autocosciente predicato è unificato alla totalità indivisa-divisa dell'autocosciente soggetto, son tenute a distinguere il primo come un in sé, assoluto e irrelato, dal secondo come un individuo disarticolato e disarticolabile e quindi pluralizzato in una moltitudine di autocoscienti relati, e poi a procedere all'unificazione dei due distinti pel medio dell'identità e perciò sostituibilità di quello a uno degli autocoscienti relati di questo, con la conseguenza che la descrizione data dalla modalità formale generica del dictum non è che una dialettica di predicazione in quanto rapporto di sostituibilità di un autocosciente discreto ed assoluto, la nostra modalità formale generica, a uno degli autocoscienti disarticolati in cui l'individualità di una dialettica di predicazione si disgrega, senza tuttavia quella deficienza di cui questa patisce, perché la ragion sufficiente della verità e validità della forma di sostituibilità per ottener la quale un rapporto di predicazione è tenuto ad appellarsi a dialettiche altre da se stessa, è qui fornita simultaneamente in forza del fatto che la modalità formale generica predicata alla dialettica di predicazione è autocosciente assieme all'autocoscienza della sua evinzione dalla individualità disgregata della dialettica di predicazione stessa; e sotto questo punto di vista la definizione del dictum si pone ancora come un assioma, con l'unica differenza che il dictum pretende qui di godere di assiomaticità al difuori di una verifica di questa sua pretesa, al di fuori cioè del controllo della sua sostituibilità a uno dei disarticolati di ogni dialettica di predicazione, verifica e controllo illeciti per esclusione di autocoscienza da tutti i rapporti di predicazione ontici e problematici, sicché per legittimare la pretesa non gli resta che assumere a suo principio l'immutabilità ossia l'intelligibilità formale di tutti gli ontici autocoscienti che sono forme con un contenuto materiale meramente formale e quindi quell'inalterabilità del razionale in quanto formale che nessuna dialettica esclude pena l'impossibilità di un discorso qualsiasi vero e valido materialmente e formalmente [[Nota a matita dell'autore:”importante: dimostro come la teoria degli assiomi moderna non si differenzi in molto dall'antica”]] e che neppure l'altro modo di assiomaticità di cui il dictum si riveste esclude, dal momento che, se è vero che la funzione di principio e quindi di assioma che un autocosciente assume quando non è contraddittorio e quando è affermato, senza ragion sufficiente, come assioma e quindi come ragione, nella sua interezza, della sua interezza, non esclude l'esclusione di siffatta funzione da questo autocosciente e l'assunzione di un altro autocosciente nelle stesse funzioni purchè queste, ancora senza ragion sufficiente, gli siano attribuite grazie alla sua non-contraddittorietà, è altrettanto vero che la ragione di siffatta assunzione di un assioma, ossia l'assenza di ragioni di un'assiomaticità oggettiva ed assoluta di questo, è valida per tutti gli autocoscienti che han la liceità di esser principi all'infuori di quelli razionali formali perché per questi non è data l'esclusione della funzione di assioma e la trasposizione della stessa funzione ad altro, pena l'impossibilità di unità nella sfera degli autocoscienti;




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