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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 619 (340 F2 /3)] da un lato della totalità di ciò in cui immane con se stessa dall'altro di ciascuna parte, in cui questa totalità si disarticola, con se stessa, si dovrebbe verificare che in tutte le dialettiche di quelle originarie ed elementari operazioni della classe ogni biffa si ponesse come il sostituto-sostituibile puntuale e perfetto alla biffa con cui è dialettificata quasi entrambe fossero un unico da cui l'attenzione muove per ripiegarsi poi e ritornare a concentrarsi su esso, dovrebbe cioè verificarsi che le biffe delle due prime dialettiche si ponessero a due a due come una coppia di unici destinata a ridursi all'unità di un solo unico in forza della sostituibilità puntuale e perfetta della seconda dialettica alla prima; ma, anche dopo la predicazione dell'intelligibilità formale, la classe in quelle sue operazioni elementari non tanto non ritrova in sé il diritto di instaurare una dialettica di predicazione dell'unicità a ciascuna coppia di biffe in quanto queste devono restare dei molti e quindi degli essenzialmente diversi, giacché nulla impedisce di conservare alle biffe la molteplicità attraverso la ripetizione e perché la ripetizione, solo relativamente alle condizioni umane delle nostre dialettiche, si accompagna a quell'alterità di rapporti in cui ciascun ripetuto è biffa che impedisce l'immanenza del principio di identità, ma piuttosto è costretta a trasportare anche sul nuovo piano dell'intelligibilità tutto ciò che la costruisce al livello del fenomenico e quindi anche la mera sostituibilità parziale delle sue biffe e l'illiceità di ricondurre questa sostituibilità alla sostituibilità puntuale e perfetta di ontici autocoscienti, data l'esclusione della rottura di un sensoriale in molteplici disarticolati che godano dell'autocoscienza hic et nunc, come denotante di un qualitativo altro da quelli cui si giustappongono atti della stessa autocoscienza, di cui gode la totalità semplice del sensoriale; e se è vero che già al livello del fenomenico le dialettiche di sostituibilità parziali si son costruite sulla base di una problematica sottensione al sensoriale di qualcosa di inautocosciente e di disarticolabile alcune delle cui porzioni dialettificabili per sostituibilità puntuale e perfetta si pongano ((pongono??))a ragione della sostituibilità parziale e delle sue conseguenze, è altrettanto vero che quanto di problematico e quindi di inautocosciente si dà con le dialettiche della classe a livello fenomenico conserva la problematicità e l'inautocoscienza ((evautocoscienza??)) anche quando le dialettiche salgono al livello dell'intelligibile; inoltre, come al livello fenomenico sempre si dà che nuove dialettiche di sostituibilità vengano ad aggiungersi a quelle già autocoscienti nella classe e con ciò modifichino l'intera economia della classe e quindi l'intera connotazione di ciascuna sua dialettica la quale, in seguito a ciò, in quanto porzione del nuovo quadro dialettico che è l'autocoscienza hic et nunc della classe, entra con se stessa, in quanto porzione del quadro dialettico della classe privo delle dialettiche sovraggiunte, entra in un rapporto di sostituibilità solo parziale, così sul livello dell'intelligibile ogni dialettica, che è momento di una classe e che ha una sua connotazione in funzione dell'ambiente qualitativo stabilito dall'intero fascio unitario di tutte le dialettiche della classe, conserva con la sua omologa, che è momento della stessa classe in quanto però fascio di un numero di dialettiche o inferiore o superiore, una sostituibilità solo parziale, [pag 620 (340 F3 /4)] e se, nonostante la parzialità della sostituibilità, le due dialettiche omologhe son trattate, al livello del fenomenico, come un unico in forza della problematica e inautocosciente sottensione ad entrambe di qualcosa di unico, quantunque tutto questo non muti la alterità apodittica dell'una dialettica con la sua autocoscienza hic et nunc denotante il qualitativo della sua connotazione dall'altra dialettica con la sua autocoscienza hic et nunc denotante il ben differente qualitativo della sua connotazione, la classe anche a livello intelligibile conserva la stessa alterità apodittica delle due dialettiche omologhe, le quali, quindi, in quanto ontici apodittici con le rispettive autocoscienze hic et nunc, non verificano certo immediatamente il principio di identità e si mettono nella condizione di accettarne la predicazione solo alla condizione di rifarsi a un qualcosa di sotteso ma inautocosciente e insieme problematico e inqualificato quando pretende di farsi autocosciente, qualcosa che è posto esso come un contenente il principio di identità, e quindi di far ragione della loro unicità, nonostante la sostituibilità parziale, la sostituibilità puntuale e perfetta del sotteso inautocosciente in quanto unico che al tempo stesso è ragione della sostituibilità parziale; infine, se al livello fenomenico la classe, dal momento che è legata alla molteplicità dei suoi conclassari, procede dialetticamente dall'autocoscienza della sostituibilità parziale alla autocoscienza del sotteso inautocosciente con la conseguenza che, qualora voglia costituirsi in piena legittimità, è tenuta a porre con autocoscienza per ciascun conclassario tutte le dialettiche di sostituibilità che son degli altri, il che deve operare perché il diritto dei sostituibili puntuali e perfetti a farsi ragione della sostituibilità puntuale e perfetta di sostituibili solo parzialmente ad entrare nell'autocoscienza ha la sua ragione o principio nell'autocoscienza della sostituibilità parziale, la quale con la sua costante alterità esclude l'unicità del sotteso inautocosciente, la traduzione della classe al livello intelligibile e la coincidente dichiarazione di immanenza del principio di identità nella classe in ciascun suo momento, qualsivogliano siano gli autocoscienti che son ragioni della loro legittimità, da un lato non sono in grado di ridurre il sotteso inautocosciente a sostituibilità puntuale e perfetta ad un unico sia perché - e questo è sfuggito a Parmenide -, data l'ontità autocosciente dei molteplici conclassari fatti intelligibili non è lecito darsi con autocoscienza a un qualitativo qualsiasi che sia ragione dell'inferenza da un'unica causa di effetti che son molti per una molteplicità che è per la qualità e non per i meri rapporti spaziali e temporali sicché la riduzione all'uno dell'intelligibile sotteso costituirebbe una dialettica di causa ad effetto da un autocosciente problematico a qualificazione materiale zero a molti autocoscienti a qualificazione materiale di alterità reciproca, la cui unica ragione dovrebbe ricercarsi nell'inintelligibilità dell'autocoscienza, ossia nell'esclusione del principio di intelligibilità dalla serie delle denotanti dell'autocoscienza la quale quindi non solo non sarebbe mai biffa di nessuna dialettica con denotanti che siano intelligibili formali e non solo dovrebbe privare di intelligibilità tutti i qualitativi a cui si giustappone, compresi quelli che son conclassari intelligbili di una classe di intelligibili e gli stessi rapporti spaziali e temporali
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