Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
[pag 649 (349 F1 /2)] nell'autocoscienza del primo; [[Nota a matita dell'autore “controllare tutto il seguente discorso altamente discutibile”]]; accettiamo per ora come vuota di aporie l'assimilazione o identificazione di questo processo quando ha luogo tra ontici autocoscienti che stanno tra loro nella relazione di denotato a denotante, con lo stesso processo quando ha luogo tra ontici autocoscienti che stanno tra loro in una relazione che è di principio a conseguenza, senza rilevare quindi che nel secondo processo la successione dei tre spostamenti d'attenzione segue rigorosamente l'ordine in cui i tre ontici debbono essere scalati come biffe di un qualsivoglia spostamento d'attenzione - infatti se sul piano della qualificazione reciproca i tre concetti si susseguono nella scala di principio di spostamento, di mediano nello spostamento e di termine dello spostamento, e se sul piano delle ragioni dell'ontità dell'autocoscienza l'ordine è capovolto e principio di spostamento diviene quel che prima era termine e quel che era principio di spostamento si fa termine, conservando l'altro lo stesso grado mediano di prima, negli spostamenti d'attenzione che consentono le due dialettiche dal primo al terzo attraverso le quattro dialettiche dal primo al mediano e dal mediano al terzo, lasciando inalterati i gradi di ciascuno per cui quel che è primo nei rapporti di qualificazione in sé resta primo nei rapporti di qualificazione utilizzati in vista di qualificare il primo mediante il terzo, e per cui quel che è primo nei rapporti di legittimità d'autocoscienza in sé è pure primo negli stessi rapporti in vista di legittimare l'autocoscienza del terzo dall'autocoscienza del primo - mentre invece nel primo processo la serie degli spostamenti d'attenzione che si rifanno all'ordine scalare in sé dei tre ontici autocoscienti al fine di ricavare da esso il diritto di correlare secondo le due forme il primo al terzo e il terzo al primo, capovolge siffatto ordine per conseguire il suo scopo -, infatti, se nell' ordine scalare in sé un primo ontico è posto come ragione dalla necessità dell'autocoscienza del mediano e questa come ragione della necessità d'autocoscienza del terzo e se nello stesso ordine scalare in sé quel che è ultimo nel precedente ordine e quel che nel precedente ordine è primo divengono rispettivamente primo ed ultimo quando si tratti di valersi di ciascuno di essi al fine di qualificare l'altro, restando quel che è mediano là, mediano anche qui, la serie degli spostamenti d'attenzione si vale come di principio di qualificazione [di??] quel che nell'ordine assoluto è termine e come di termine nell'ordine della necessità dell'autocoscienza [di??] quel che nell'ordine assoluto è principio, ed è da aggiungersi che in questa strana relazione che intercorre tra il sillogismo categorico e il sillogismo ipotetico son da ricercarsi i problemi e le soluzioni insorgenti nella sfera degli intelligibili in merito alla loro genesi all'autocoscienza e alla loro genesi assoluta -; ma a parte questo, entrambe le serie di dialettiche paiono fondare la loro legittimità sul fatto che il medio non è utilizzato costantemente nella stessa funzione formale, valendo ora da principio ora da conseguenza, se si tien conto del fondamento dell'ontità autocoscienza, o viceversa ora da conseguenza ora da principio, se si tien conto del fondamento della qualificazione; con la conseguenza che parrebbe che la legittimità dell'inferenza dell'ultimo spostamento d'attenzione dai due precedenti dipenda totalmente dalle condizioni che il medio non sia mai né solo principio né solo conseguenza, [pag 650 (349 F2 /3)] che il principio dell'ultimo spostamento d'attenzione rispetto alla legittimità della sua autocoscienza sia solo principio e mai conseguenza, che il principio dell'ultimo spostamento d'attenzione rispetto alla qualificazione sia solo principio e mai conseguenza; in altri termini, pare che lo spostamento d'attenzione dalle prime due dialettiche all'ultima secondo un rapporto che è da principio a conseguenza necessaria sussista solo se in tutte le dialettiche il cui insieme è la serie degli spostamenti l'ontico che è principio della necessità dell'ontità autocosciente dell'altro e che è termine della qualificazione attuata da questo e l'ontico che è principio della qualificazione necessaria dell'altro e che da questo trae la necessità della propria ontità autocosciente conservano la stessa funzione anche negli altri spostamenti nei confronti dell'ontico mediano; principio della condizione sarebbe la necessità della costanza di tutti gli ontici autocoscienti connotanti ciascuno dei due autocoscienti correlati dallo spostamento in tutte le fasi della serie degli spostamenti e quindi anche di quegli ontici autocoscienti che sono le funzioni dei due autocoscienti, allo stesso modo che conseguenza della stessa condizione sarebbe che quell'ontico autocosciente che è il mediano dovrebbe necessariamente modificare una sua funzione, quella di principio e quella di conseguenza, a seconda che venga correlato dialetticamente a questo o a quello dei due autocoscienti; donde risulta la strana situazione in cui tutta la serie dialettica viene a trovarsi, quella per cui la sua verità e validità formali e materiali sono la conseguenza della sussunzione di tutti gli autocoscienti che sono biffe degli spostamenti d'attenzione sotto la legge della invariabilità della loro connotazione materiale e formale, la qual legge tuttavia sarebbe concomitante dell'altra che uno degli autocoscienti almeno deve modificare nel corso dialettico una sua denotante formale- funzionale, sicché due leggi contraddittorie costituirebbero i principi formali della verità e validità materiali e formali di uno stesso processo dialettico; è vero che la contraddittorietà sembra venir meno in quanto i due principi non sarebbero univoci, ma eterogenei come quelli che si pongono in funzione della forma -funzione che ciascun ontico autocosciente ha o di termine primo od ultimo o di mediano, ma è altrettanto vero che questo rapporto ha la liceità di esser capovolto, risultando la differente forma-funzione di ciascun ontico autocosciente la conseguenza della sua sussunzione sotto l'una o l'altra delle leggi; resta comunque il fatto che se si vuole argomentare la validità e verità formali e materiali di questo processo dialettico dalle denotanti meramente formali e funzionali degli ontici autocoscienti dialettizzati e degli spostamenti dialettici che li hanno a loro biffe, se cioè si vuole montare un dispositivo argomentativo che concluda alla verità e validità materiali e formali del termine ultimo della serie delle dialettiche e quindi dell'intera serie delle dialettiche da ontici autocoscienti connotati esclusivamente da denotanti formali e in cui le denotanti materiali siano delle variabili determinate unicamente dalla loro dipendenza funzionale dalle denotanti formali, o si cade nell'aporia di assumere a principi formali due contraddittori, le due leggi suddette, per le quali un ontico autocosciente che è biffa di uno degli spostamenti d'attenzione deve ossequio all'una ma non all'altra e insieme il complesso degli ontici-biffe
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |