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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 367
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[pag 701 (367 F1 /2)]

perché, se è vero che essi escludono tale sostituibilità, è altrettanto vero che essi al posto di questa pongono una sostituibilità mediata come quella che fa dell'ontico autocosciente da trattarsi per vero un sostituibile a un ontico in sé il quale, essendo modificazione, non sarà sostituibile a un ontico assoluto, ma sarà pur sempre sostituibile a quanto di modificabile l'ontico in sé assoluto è atto ad accettare nella sua struttura, la quale diviene in tal modo identica indirettamente all'ontico autocosciente da trattarsi per vero, sicché ci ritroviamo di fatto ricondotti alla tradizionale rappresentazione del conoscere; che se poi ci chiediamo di quale ragione essi si valgano per distinguere gli ontici autocoscienti che godono di tale proprietà dagli altri che saranno dei falsi, non resta per essi se non lo stato di un ontico autocosciente in cui ciò che nella sua connotazione è altro da ciò che in essa è per il pensiero di condizione umana sia per l'ontico in sé e non per il pensiero, cioè la datità od autocrazia cognitiva; e tutto ciò, senza tener conto del fatto che l'interpretazione che questi pensatori danno dell'autocosciente dotato di datità è tenuta ad arricchirsi di una successione dialettica la quale sia ragion sufficiente sia del fatto che la dialettica con cui nel pensiero di condizione umana siffatto autocosciente è connesso a quella biffa che dovrebbe sottolinearne il particolare volere di cui la sua modalità lo dota in seno alle dialettiche, è sempre un rapporto tra esso e un ontico autocosciente trattato come ontico in sé e questo rapporto è sempre una forma di sostituibilità, senza che risulti che siffatta dialettica è per dir così una sovrastruttura calata sulle ontiche modalità spontanee delle dialettiche da certi modi di alcune di esse che si son date nel tempo o nella storia, sia del fatto che la dialettica che correla l'autocosciente a datità con una modificazione del reale che è sempre un ontico autocosciente esso pure a datità, non pare che venga posta a conseguenza e non a principio dell'altra in forza di una inversione artificiale e artificiosa del naturale con delle dialettiche di condizione umana; quel che resta certo dopo tutte queste considerazioni è che per il pensiero di condizione umana conoscere è sempre, sia nelle dialettiche che diciamo spontanee come quelle che insorgono dalle istanze per dir così biologiche quotidiane e non dalle esigenze di certezza o legittimità che insorgono quando le prime non risultano sempre fonti di dialettiche valide e vere materialmente e formalmente e con ciò ragioni di conseguenze che siano autocoscienti ad autocrazia cognitiva, liceità di trattare un autocosciente come un sostituto simmetrico di un ontico in sé e che ontico in sé è ogni ontico la cui denotazione ad opera dell'autocoscienza stabilisce l'indipendenza di ciò che nella sua connotazione è altro dalla denotazione di autocoscienza e dalle sue conseguenze, da(l) pensiero di condizione umana; e resta certo anche che quando si va in cerca di dialettiche che fondino siffatta liceità e pongano come vera e valida materialmente e formalmente la sostituibilità di un autocosciente a un ontico in sé, si trova che tali dialettiche non sono tenute se non a concludere che quest'ontico in sé è dotato di ontità effettiva ed è qualificato da certe modalità; ora, a parte che non pare che la serie delle dialettiche che son tenute a siffatta conclusione riesca ad essere una ed univoca e inoltre abbia la liceità di sottrarsi,


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[pag 702 (367 F2 /3)]

in tutte le forme che assume e in tutte le varie conclusioni cui sfocia nelle sue varie forme, a petizioni di principio o a circoli viziosi, a parte che in nessuna dialettica si dà una biffa che non sia un ontico con autocoscienza e quindi un ontico per un pensiero di condizione umana sicché nessun spostamento d'attenzione pare sia capace di darsi da un ontico autocosciente a un ontico che dovrebbe essere in sé e quindi per altro che per le condizioni umane del pensare e che sia di fatto tale in quanto quest'ontico è sempre un ontico il cui darsi per altro dalle condizioni umane del pensare è in funzione di siffatta condizione - e d'altra parte quest'ultima considerazione è irrilevante perché la condizione di questo autocosciente di essere per un pensiero di condizione umana non pregiudicherebbe la sua ontità per altro e per un altro che sarebbe lecito essere lo stesso ontico, quando fosse data l'unicità e univocità della serie dialettica che provasse essere tale la connotazione in sé dell'autocosciente -, la considerazione della perfetta identità che passa tra la datità di un ontico autocosciente e la sua funzione di autocosciente che è di diritto e di fatto conoscenza ossia la sua natura di biffa di uno spostamento d'attenzione che da esso muove per stabilirne la sostituibilità con un autocosciente di cui qui si ammette la validità dell'ontità in sé nonostante il darsi di questa come connotazione denotata dall'autocoscienza, induce ad elidere del tutto la nozione di conoscenza come sostituibilità di un ontico autocosciente a un ontico in sé, e a disgiungere la datità di un autocosciente dalla sua funzione di biffa in questa sostituibilità; infatti, da un lato conoscere sotto un certo punto di vista è la parola - indice di una dialettica che ha a prima biffa uno degli ontici autocoscienti e a seconda biffa un ontico autocosciente trattato come ontico in sé - e or ora s'è visto in che consista questo trattamento - essendo la sostituibilità la forma o rapporto funzionale tra i due, ma sotto un altro punto di vista è la parola-indice dell'illiceità di adottare l'ontico autocosciente che è prima biffa come elemento di dialettiche che pretendano di darsi indipendentemente da quel che tale sostituibilità comporta e cioè in modo da non rispettare nella loro struttura la struttura materiale e formale di quell'autocosciente e in modo quindi da farsi ontici autocoscienti di cui questa struttura è principio e falsariga e la liceità e legittimità solo di quelle dialettiche che, costruendosi secondo certe forme connettenti certe materie, inferiscono le une e le altre da ciò che nella connotazione di quell'autocosciente è per l'autocosciente stesso e non per altro; il che vale non solo per gli autocoscienti intelligibili che mentre son assunti come denotati dagli attributi di intelligibilità pura sono anche predicati con l'attributo di conoscenza o di fonti del conoscere, ma anche per quegli autocoscienti fenomenici o sensoriali che, pur assunti del tutto privi di intelligibilità e insieme tali che la loro sostituibilità ad un ontico in sé è solo pel medio di una alterazione che l'ontico in sé patisce quando da in sé si fa ontico per un'autocoscienza di condizione umana, vengon trattati, rispetto alle dialettiche che si costruiscono direttamente o indirettamente con essi e su di essi, allo stesso modo degli altri, cioè come degli autocoscienti la forma e la materia della cui connotazione una volta fattesi biffe di dialettiche debbono rimanere




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