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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 373
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[pag 718 (373 F1 /4)]

anche l'assoluta impossibilità di trovare alle dialettiche un principio che non sia esso stesso una dialettica e quindi di fondare la dialettica su qualcosa che non sia tale e, con ciò, l'ineliminabile condizione del pensiero umano o di risalire di dialettica in dialettica ossia da dipendente funzionale dalle condizioni umane a dipendente funzionale dalle condizioni umane, restando costantemente privo del criterio di verità e validità materiali e formali che abbiamo assunto come unico valido per gli autocoscienti di un pensiero di condizione umana, o di assumere una certa dialettica a privilegiata come quella che, pur essendo in dipendenza funzionale dalle condizioni umane, gode di verità e validità materiali e formali a differenza delle altre e sulla base di una certa ulteriore modalità che le differenzia, e con ciò o di entrare nella contraddizione di accogliere e insieme di rifiutare quel criterio, o di sostituirlo con altro criterio; e d'altra parte, la difficoltà diviene ancor più intricata giacché, se è vero che sul piano delle dialettiche tutto ciò si verifica e si dà non solo che, se si vuole uscire dalle aporie che la postazione di un ontico[ha??] in sé, bisogna adottare quel criterio e che questo in fondo non è che quel che di unico, univoco e perfettamente congruente con le istanze formali delle condizioni di validità delle dialettiche, istanze valide per l'immanere in esse degli attributi di intelligibili formale ((farreale??)), si scopre entro tutte le postazioni di ontici in sé e come carattere dei principi da cui esse muovono in quanto assunti da ciascuna come materialmente e formalmente veri e validi, ma anche che, una volta posto il criterio, questo diviene di fatto inottemperabile in una situazione in cui nulla di autocosciente si dà con datità, è altrettanto vero che, almeno sul piano biologico o del comportamento spontaneo, le dialettiche da un lato assumono di fatto quel criterio, dall'altro lo applicano proprio ad ontici autocoscienti che come molteplicità individue e irrelate di autocoscienti intuitivi dovrebbero esser trattate per dialettiche inette a verificare in sé la modalità dell'autocrazia cognitiva, sicché risulterebbe che tutto il discorso che è aporetico sul piano delle dialettiche pure non lo è sul piano della spontaneità, nel senso che il pensiero di condizione umana, che quantunque spontaneamente rigetti, senza riflessione o riproduzione con autocoscienza, tutto ciò che in questa stessa assenza di riproduzione con autocoscienza si dà come aporetico ossia contraddittorio, qui spontaneamente accoglierebbe in quella irriflessività ciò che nella stessa irriflessività si darebbe contraddittorio, viene a trovarsi nella condizione di dover rigettare in fondo tutti gli stati dialettici accolti irriflessivamente validi benché irriflessivamente invalidi, una volta che li ripeta con riflessione e autocoscienza e insieme di non aver la liceità di farlo; a portata di mano abbiamo una soluzione delle difficoltà, per la quale gli intuitivi immediati ad autocrazia cognitiva e a modalità qualitativa semplice si danno con autocoscienza solo in unità con l'autocoscienza di funzioni spettanti peculiarmente a ciascuna e lecite solo come modalità o di indipendenza funzionale e di condizionamento attivo di una sulle altre o di dipendenza funzionale e di condizionamento passivo passivo di ciascuna di queste da quella, sicché l'immediatezza dell'intuizione è simultanea denotazione di autocoscienza sia ai qualitativi semplici che alle loro relazioni,


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[pag 719 (373 F3 /4)]

essendo le dialettiche null'altro se non una ripetizione di quanto già è dato nell'intuitivo immediato; la percezione di Platone e la natura fenomenica come sintesi a priori sono casi particolari di questa soluzione in generale; ora, a parte il fatto che sia la soluzione in generale sia le sue determinazioni non riescono a render ragione del fatto che di siffatte relazioni alcune hanno la liceità di esser trattate per intelligibili ed altre son prive della stessa liceità, lo schema della soluzione deve tener conto di questo che l'immediata denotazione di autocoscienza alle relazioni non priva queste della loro coincidenza con spostamenti d'attenzione che son dialettiche e che in nulla differiscono da quelle dialettiche che son loro ripetizione e che soltanto la successione diacronica distinguerebbe dalle immediate da esse ripetute e deve tener conto di ciò che da questo deriva, che, non essendo di autocoscienza immediata una relazione se non si struttura secondo una dialettica ed essendo una dialettica il medio dell'erezione a denotato da autocoscienza di un rapporto, riesce tanto difficile distinguere la dialettica che coincide con il medio dell'erezione ad autocoscienza di un rapporto ad autocoscienza immediata e quindi con una dialettica immediata dalla dialettica che è sua mera ripetizione, che, a parte il fatto che non mi pare che un pensiero di condizione umana riflettendo su di essa sia capace di cogliere nell'atto immediato dell'intuizione di un complesso fenomenico la simultaneità assoluta o acronica tra l'autocoscienza degli intuiti a qualificazione semplice e l'autocoscienza delle loro relazioni reciproche o dialettiche che le hanno a biffa, ma mi pare che sia costretto a stabilire una costante successione diacronica tra la prima e la seconda, il confronto tra le dialettiche che dovrebbero godere di autocoscienza immediata e quelle che dovrebbero essere loro ripetizioni e godere di un'autocoscienza mediata da quella delle precedenti, non è principio sufficiente a relazionare le due in modo che le prime siano ragioni sufficienti legittime delle seconde; e questa incapacità è dovuta appunto a questo che, dato un insieme simultaneo di intuiti a qualificazione semplice, la presa di coscienza delle loro relazioni reciproche coincide sempre con dialettiche che da un lato devono, per il presupposto, essere acronicamente simultanee con l'autocoscienza dell'insieme simultaneo, dall'altro devono necessariamente erigersi ad autocoscienti su cui l'attenzione si concentra a scapito della concentrazione  d'attenzione sul tutto dato intuitivamente, con la conseguenza che allo schema della soluzione in genere non resta che o affermare che nell'intuizione simultanea di intuiti sono compresenti l'autocoscienza degli intuiti e l'autocoscienza delle loro relazioni senza che quest'ultima abbia bisogno di una concentrazione d'attenzione che è altra da quella che in genere coincide con l'autocoscienza dell'intuizione simultanea della totalità intuita e senza quindi che essa si faccia diacronicamente successiva alla seconda o affermare che l'intuizione delle relazioni non necessita di quel che caratterizza una dialettica in generale e quindi di una concentrazione d'attenzione che sia altra da quella che è propria del tutto o distinguere in generale le dialettiche rilevatrici di relazioni da un atto di intuizione immediata di una totalità simultanea e in particolare le dialettiche che muovono immediatamente da questo atto da quelle che di esse sono ripetizioni;

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