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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 721 (374 F2 /3)] dopo esser partita dall'assioma che oggettivo è ciò che è in dipendenza funzionale dal pensiero e vero e valido è ciò che è oggettivo, deve distinguere tra l'immediato e l'intuitivo che non alberga dialettiche e lo stesso intuito immediato in quanto albergante dialettiche, al che riesce col fare delle dialettiche dei diacronici successivi all'intuizione, e insieme surrettiziamente deve reintrodurre nell'immediato delle dialettiche altrettanto intuitive immediate che si faccian medio e principio di verità e validità per le dialettiche successive, perché infine, dopo aver giocato oscillando da un principio che deve essere intuitivo e costituito da intuiti che sono autocoscienti a qualificazione semplice e dialettiche, principio che è contraddittorio all'assioma e a quel che deve inferirsi all'assioma, ad un principio che riduce la sua costituzione ad intuiti che son soltanto autocoscienti a qualificazione semplice e dei quali le dialettiche sono soltanto diacronici successivi, principio che rimanda all'altro e che è termine di un necessario spostamento dall'altro in un continuo alternarsi ad altalena, non ha altro mezzo per garantire l'oggettività delle dialettiche immanenti nell'intuito se non la loro conseguenza da una ragione che non gode affatto di intuitività, senza poi tener conto dell'ultima difficoltà che entro lo stesso complesso intuito entro cui l'immanenza di dialettiche intuitive è un inintelligibile, devono ammettersi immanenti dialettiche universali e necessarie e dialettiche che non han questi attributi e che pure godono della stessa intuitività e immediatezza delle altre, sicché ambigua deve farsi quella ragione che è principio dell'immanenza immediata di dialettiche entro il complesso fenomenico, il che, se torna poco agevole alla teoria platonica della percezione la quale pure ha a sua disposizione la materia e lo spazio che, con qualche artificio dialettico, si riesce anche a far principi di dialettiche immediate e prive di intelligibilità pura, diventa impossibile per la kantiana teoria della sintesi apriori, la cui materia, totalmente inerte, non è certo principio di nessuna dialettica, con la conseguenza che per entrambe le dialettiche inintelligbili o prive di universalità e necessità sarebbe logico dovessero venir tutte ridotte ad autocoscienti ad immaginatività in autocosciente dipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana, il che di fatto e di diritto è lecito per una parte di siffatte dialettiche ma non per tutte di cui la restante parte è destinata a rimanere, per questo, senza una sua ragion sufficiente; e per due ordini di ragioni, per tutta questa serie di difficoltà e per il fatto in generale che si rifanno al fondamento di un ontico in sé, rigettiamo le due teorie che avevamo a portata di mano; una volta stabilito che l'ontico autocosciente, che è principio e medio di verità e validità materiale e formale di una dialettica in genere, entro quella modalità che è di una dialettica di un pensiero di condizione umana per la quale tutte le sue dialettiche sono in dipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensare in quanto ciascuno è in funzione di uno spostamento d'attenzione che è appunto una di queste condizioni, non è lecito sia l'autocosciente a qualificazione semplice il quale si dà sì con autocoscienza ma alla condizione che esso sia privato di datità come quello che è un astratto e cioè la conclusione di una serie dialettica che è negazione ed esclusione dall'autocoscienza di tutte le relazioni [pag 722 (374 F3 / 4)] che collegano l'autocosciente a tutti gli altri e ne fanno un assoluto alla condizione che sia privato di intuitività immediata e venga denotato dall'autocoscienza con un atto dell'immaginazione che lo ripete riprendendolo dall'intuizione immediata con cui è stato dato ma senza le relazioni di cui è stato trovato ricco entro l'intuizione, e una volta assodato che è impossibile erigere a principio e medio di validità e verità di una dialettica un complesso intuitivo e immediato entro cui si diano le dialettiche con la stessa intuitività ed immediatezza con cui si danno gli autocoscienti destinati a divenire ontici a qualificazione semplice per siffatto atto di immaginazione conseguente a quella serie di dialettiche, perché porre l'ontità in genere di un complesso che sia costituito di autocoscienti che si fanno a qualificazione semplice per l'immaginazione e di dialettiche e che insieme goda di datità per l'intuitività immediata che dovrebbe essergli predicata per farne principio di validità di dialettiche in genere, altro non è che porre un autocosciente contraddittorio come quello in cui nulla si dà che sia in dipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensare e in cui insieme si danno quelle dialettiche [che??]sono in dipendenza funzionale da questa condizione, poiché ciononostante è dato autocosciente che nella sfera delle dialettiche se ne danno alcune che di fatto sono poste oggettive e vere valide come quelle che son mediate da un ontico autocosciente che è di datità in forza della sua intuitiva immediatezza e, con ciò, è dato autocosciente che la sfera delle dialettiche ha a criterio di differenziazione delle dialettiche che sono autocoscienti immaginativi e di quelle che sono autocoscienti cognitivamente autocratici il possesso o autocoscienza di un ontico autocosciente che è principio di inferenza di queste ultime, la soluzione dell'aporia che siffatto autocosciente deve essere dotato di datità in sé e per sé e insieme deve essere complesso per una strutturazione di cui fan parte relazioni che son dialettiche, le quali, come tali, escludono la datità dell'autocosciente nella cui strutturazione immangono, è affidata al metodo che abbiam seguito finora di aderire, con il più critico ossequio al canone di escludere quanto sia pervaso di immaginatività dalle dialettiche che si pongono ad autocoscienti ripetenti il gioco degli spostamenti autocoscienti che si danno primi nel pensiero di condizione umana, al gioco delle dialettiche di condizione umana, il che altro non è che canone di ripetere con autocoscienza la stessa serie di dialettiche che già si son date autocoscienti nella sfera dialettica e di operare la ripetizione in modo tale che la serie delle dialettiche ripetute abbia il diritto di entrare in una dialettica di identità o sostituibilità perfetta ed assoluta con la serie delle dialettiche di cui la prima pretende di essere ripetizione; il nostro discorso non sarà se non l'enunciazione o comunicazione per segni di questa serie di dialettiche che è ripetizione, e se troverà come biffa di una delle sue dialettiche un ontico autocosciente che non sia contraddittorio e che insieme con la sua datità sia di diritto principio di oggettività e quindi di verità e validità materiali e formali di alcune delle dialettiche che da esso derivano, sarà data la prova che quanto spontaneamente ossia in sede di prima istanza il pensiero di condizione umana opera
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