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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag.17 F1] natura, analisi prima la quale dai presupposti naturalistici deriva la sua funzione esclusivamente naturalistica e fenomenica; e vi è un’analisi qualitativa a discorso eterogeneo che è a) assunzione del qualitativo connotante il principio ontico e coessenziale al naturale, b) elaborazione del medesimo in vista della conoscenza la più ampia possibile del principio metafisico stesso, c) fondamento per la definizione della conoscibilità parziale o totale del principio ontico, analisi seconda questa che i presupposti naturalistici non pongono se non nella materia che la riempie e ((o??)) la consente, ma non pongono nella sua ragion d’essere. Infatti l’analisi a discorso eterogeneo, sia che venga utilizzata entro il sistema ordinato di concetti particolari, sia che riguardi il sistema totale di tutti i concetti possibili di cui è genere il concetto di primo ontico, trova la sua origine nella necessità di derivare dal genere tutte le possibili illuminazioni per le specie sottoordinate e non la semplice ragione di ciò che di se stesse già le specie fanno immediatamente conoscere, e quindi nell’esigenza di connotare il concetto del genere oltre le limitazioni che il naturalismo impone, donde si ha che dipenderà dall’ampiezza di conoscenza acquisibile sul genere, ossia dal numero delle note che riusciremo ad introdurre nella sua connotazione, e non già dall’essenza o qualità loro, se la nostra nozione del genere, sommo o medio che sia, sarà in grado di gettare luce maggiore o minore sulle specie, tutte o molte che siano; il problema, allora, riguarda tale numero, la quantificazione assoluta del genere, o genere di alcune specie o principio ontico e quindi genere di tutte, e i dati qualitativi, il momento dell’ipotesi matematica entro il nuovo discorso, dovranno essere utilizzati non tanto per qualificare oltre se stessi il genere o concetto di primo nell’essere, quanto a giustificare il diritto, che assumiamo a principio del futuro discorso qualificativo, di presupporne la conoscibilità totale o la mera conoscibilità parziale. Ma, e qui si pone la dimostrazione di cui andiamo in cerca, la postazione dello stesso problema pone implicitamente la postazione dell’altro problema quantitativo, del numero delle nozioni fenomeniche che abbiamo il diritto di utilizzare a connotazione del principio. Consideriamo [pag. 16 F2] l’insorgere del primo problema quantitativo, quello della quantificazione assoluta del concetto di primo nell’essere: sua fonte sono l’osservazione che la quantità del nostro sapere le cose della natura è direttamente proporzionale alla quantità del nostro sapere il principio, e la considerazione che i metodi del naturalismo non riescono ad offrire la molteplicità e la garanzia di conoscenze che una metafisica può fornire in generale; ma questa fonte non si pone automaticamente e irriflessivamente in modo univoco; essa è sempre una pretesa la quale, in quanto pretesa, non offre nessuna garanzia di valore a se stessa e tutta l’attende dai risultati dei meccanismi che mette in movimento, e insieme da nulla è condizionata nel suo porsi se non da se stessa, sicché può consentire a se stessa una larghezza vasta a piacere; bisogna allora partire da quella larghezza che essa si è data, e vedere se essa è insorta come brama isolata di giustificare tutto il fenomenico noto,- e il perimetro di questo è straordinariamente esteso perché dentro di esso c’è l’universale e il necessario della natura, ma c’è anche il particolare e il contingente, e ci sono i nostri sogni, le nostre illusioni, i nostri pregiudizi, i postulati da cui facciam dipendere i nostri discorsi, ci sono gl’impulsi e gli istinti, ci sono le fantasie e le immaginazioni, le ipotesi e le teorie; tutto materiale di cui un naturalismo a base razionalistica si sbarazza ad eccezione di ciò che assume ad intelligibile, ma di cui il discorso metafisico, che ha a suo principio la pretesa e il connesso problema quantitativo generico, non è tenuto affatto ad accantonare nulla -, oppure se essa è nata come tensione a giustificare lo stesso fenomenico nella suo tutto limitata però dal diritto che il conoscibile del principio le dà di essere oppur no soddisfatta; nell’uno e nell’altro caso la soddisfazione le verrà dalla connotazione qualitativa del concetto primo metafisico, ma, brama o tensione che sia, essa agirà su tale connotazione predeterminandone l’estensione e l’usufrutto del fenomenico, il che significa che la deduzione della natura dal principio dipenderà dalla connotazione di questo, previa però definizione della conoscenza sua totale o parziale o del quanto di fenomenico noto si abbia diritto di assumere a connotante il suo concetto. Il quanto che del principio [pag 17 F 3] potrà conoscersi non dipende soltanto dalla risposta che dal fenomenico noto e dal qualitativo di esso può trarsi, ma dipende anche dalla zona di fenomenico che si è presa in considerazione; nell’atto cioè che la pretesa si pone e desta il problema della conoscibilità del primo ontico, un qualitativo fenomenico è stato preso in considerazione come principio del discorso di soluzione del problema, ma insieme è stato fatto un altro discorso per stabilire quanto del qualitativo fenomenico si abbia il diritto di usare per rispondere al primo quesito; il che comporta che il problema primo si ponga abbracciando in sé il problema del quanto di fenomenico sia lecito predicare al concetto primo metafisico: il primo problema della quantificazione generica dipende per la sua soluzione sia dall’analisi a discorso eterogeneo condotta sul qualitativo naturale sia dalla sfera di qualitativo naturale che vien sottoposto a tale tipo di analisi, e, poiché la sfera non necessariamente è totale, il diritto che si ha di assumere tutto il fenomenico a nota del principio, legittimo in linea formale e teorica, si fa problematico nello stato di fatto e si dà così la questione del quanto di fenomenico sia lecito render nota del concetto metafisico primo. D’altra parte, l’ulteriore problema della qualificazione del principio non potrà esser risolto di certo se prima non si sia fissata la quantità di fenomenico che deve esser pensata ed elaborata in vista della conoscenza in atto, e non della semplice conoscibilità, del principio stesso. Nessuna delle soluzioni di uno dei due problemi condiziona la solubilità e il modo di solubilità dell’altro; dall’utilizzazione di una parte solo del fenomenico noto può insorgere l’affermazione di una conoscibilità totale del principio, alla quale può seguire la definizione o di predicabilità totale o di predicabilità parziale del fenomenico noto al concetto metafisico primo - in Parmenide, il discorso muove dalla validità del contenuto puro della facoltà razionale, perviene alla asserzione di una conoscibilità totale del principio, conclude nell’impredicabilità degli attributi fenomenici del molteplice e del movimento al concetto di essere - ((2))-; (1)da un principio di argomentazione metafisica il quale coincida con una zona limitata di naturale, è dato pervenire alla dimostrazione dell’impossibilità di una conoscenza totale del principio, da cui si deduce l’illiceità di una predicazione di tutto il fenomenico al concetto metafisico primo a) ((??2??)) per Anassagora, la nozione di una costanza di risultati omogenei da una analisi del fenomenico rimanda a una conoscibilità totale del reale che non impedisce, anzi dà il diritto, sia pure attraverso mediazioni a introdurre tutto il fenomenico nella connotazione del principio. -;(1) in S. Agostino, il raziocinio metafisico muove dalle tracce di divino nella natura e dalla rivelazione che, formalmente, è pure una traccia di divino entro il fenomeno, sale alla negazione di [pag. 17 F 4] una conoscibilità totale di Dio, conclude nell’impredicabilità del tempo e del male, che pure sono attributi della natura, al concetto di Dio -; dall’utilizzazione di tutto il fenomenico noto deriva la connessione o la negazione del diritto di conoscibilità totale del primo ontico cui può associarsi indifferentemente il diritto di usufrutto totale o parziale del fenomenico a connotante il concetto primo metafisico - per Spinoza, l’essenzialità di tutto ciò che è fenomeno rimanda alla coessenzialità tra naturale in genere e principio, ma non al diritto di pensare conoscibile nella sua interezza quest’ultimo, sebbene in nome della coessenzialità un qualsiasi fenomeno si ponga a nota della sostanza; per Plotino tutto il fenomenico è argomento di una conoscibilità semplicemente parziale dell’Uno, non però di una connotabilità diciamo così a priori del principio da parte del fenomenico; per Aristotele, bisogna indagare tutto il fenomenico per rendersi conto della struttura dei principi i quali sono o vengono da lui affermati totalmente conoscibili e insieme trovano i loro concetti predicabili da tutte quelle nozioni fenomeniche che sono loro specie; l’atomismo greco promuove dall’analisi di tutto il fenomenico una conoscenza del principio equivalente alla sua conoscibilità, ma non ritiene per questo legittima la predicazione di una qualsivoglia nozione fenomenica al concetto primo metafisico -. Dunque, il primo problema quantitativo racchiude il secondo, senza che per questo le rispettive soluzioni si condizionino a vicenda, e questo secondo problema può essere anch’esso posto nei suoi termini formali: il problema della quantità di fenomenico noto predicabile di diritto alla nozione metafisica si desta dinanzi alla necessità del giudizio metafisico primo in quanto rapporto di predicazione; come in ogni giudizio, anche in questo la possibilità del conoscere sgorga in generale dal ritrovamento di un certo numero di note assumibili come connotate da universalità e necessità, e in particolare dal diritto che si è tenuti a fornire alla pretesa che le note trovabili esauriscano totalmente o soltanto parzialmente la connotazione del soggetto, che nella fattispecie è il concetto del primo nell’essere - di qui, il primo problema della quantità di conoscibilità che ci è data del primo stesso-, e insieme dal diritto che pure dobbiamo porre a ragione della pretesa che
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