Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Costituzioni F. s. C. - 1899
Lettura del testo

COSTITUZIONI DEI FIGLI DEL SACRO CUORE (1899)

Capitolo quarto. DEL VOTO DI POVERTÀ

«»

[- 946 -]

Capitolo quarto.

DEL VOTO DI POVERTÀ

 

Il voto di povertà si appoggia agli insegnamenti di perfezione dati da Gesù Cristo: «Beati i poveri di spirito...

Chi vuol essere perfetto, lasci famiglia e sostanze[8] terrene e mi segua...

Non abbiate cura di quello che avrete a mangiare e vestire, perché il vostro Padre celeste sa di che abbisognate»8.

Si appoggia all'esempio degli apostoli e degli uomini apostolici.

Bisogna non possedere cosa veruna per staccare il cuore dalle terrene cose e rivolgerlo alle celesti e così conservare la pace con Dio e con i fratelli.- 947 -

Stante le condizioni de' tempi, i confratelli della congregazione possono legalmente possedere, ereditare, fare contratti, ma non possono disporre di cosa veruna senza il consenso del superiore.

Fatta la professione, eseguiscono il proprio testamento per essere maggiormente spediti dalle terrene cose.

I Figli del sacro Cuore possono disporre solamente degli abiti tagliati sopra la loro persona, de' manoscritti propri e de' libri necessari al disimpegno del proprio ufficio.

Della dote che porta all'ingresso, quando uno di loro si allontanasse, ciò che Dio non permetta, la congregazione ritiene cinquanta centesimi al giorno per le spese di noviziato, finché rimase nella congregazione e nel caso che il novizio abbia portato una dote inferiore a lire mille.

Si ritiene poi una lira nel caso che abbia portato almeno lire millecinquecento.

Del corredo portato può ritirare quel tanto che rimane e che fu dato in regolare consegna.

 I confratelli osservano povertà nella camera d'abitazione, nei viaggi e dovunque.

[9]Dovendo costruire case, fabbricano edifici solidi, ma semplici.

Nel cibo usano sostanze igieniche, ma di minor costo.

Il loro cibo consiste nell'uso di vegetali, di latticini, di poca carne e di poco vino.

Non possono ritenere l'elemosina della santa Messa o di altro frutto del proprio ministero.

Per amore di povertà e di distacco dalle umane cose e persone rinunciano, per amor di Dio, agli affetti di patria e di parentela, contenti di offerire preghiere e sacrifici per9 i membri della famiglia e per quelli del paese proprio.

In caso di malattia usano di quei rimedi e di quei medici che lo stato della congregazione e le circostanze permettono, confidando nel resto nella bontà della divina Provvidenza.





p. 946
8 Mt 5, 3: cfr. Mt 19, 21; cfr. Mt 6, 31s.



p. 947
9 Nel manoscritto l'A. ha sostituito l'attuale conclusione della frase a una precedente, che diceva: per la parentela, per la patria, per la cristianità tutta.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma