Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1905
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1905)

Parte prima. CARATTERE DELL'ISTITUTO

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§ I. CARATTERI GENERALI DELL'ISTITUTO

§ II. SCOPO PRIMARIO DELL'ISTITUTO

1148

§ III. SCOPO SECONDARIO DELL'ISTITUTO

1150
[- 1147 -]

<< <   > >>Parte prima.

CARATTERE DELL'ISTITUTO

 

[5]Carattere è ciò che indica e che distingue.

L'istituto deve indicare quello che è, una associazione spontanea, concorde di sacerdoti e di laici, per promuovere il regno di Gesù- 1148 - Cristo entro di sé e nel cuore dei fratelli, gli uomini in genere.

L'istituto deve distinguersi per certe note di bontà e di attitudine, quasi una delle numerose perle, le unioni pie o le congregazioni religiose, che adornano[6] il monile della Chiesa, la figlia del cielo, la vera sposa di Gesù Cristo.

<< <   > >>§ I.

CARATTERI GENERALI DELL'ISTITUTO

 

 1. Pensiamo con piacere che l'istituto sia voluto da Dio.

Ce ne conforta la bontà dell'opera in sé, il buon volere e la retta intenzione dei membri che lo vengono formando.

Ce ne confortano le prove superate e l'aiuto del Signore, che continua in favore dello istituto.

Si è cominciato e proseguito con il consenso dei superiori ecclesiastici.

La Santa Sede ha in massima approvato ed è ben disposta ad approvare in modo definito le Regole della fondazione.

2. Tutto questo costituisce conforto caro, come una guida certamente sicura al pellegrino nei suoi continuati viaggi.

L'istituto così suscitato dobbiamo credere che il Signore lo voglia atto allo spirito dei tempi, per ricondurre la società dall'allontanamento dal vero amore a Dio ed al prossimo.

3. [7]Ora l'istituto sorto di mezzo a molte contraddizioni, in molta povertà, affidato maggiormente alla provvidenza di Dio che alla prudenza umana, deve saper continuare la sua via e mostrare con il fatto al mondo che Dio è colui che provvede con sollecita cura di padre ai figli suoi.

4. L'istituto deve pur contraddire alla teoria ed alla pratica del liberalismo invadente, che è tutto per sé e niente per gli altri, e mostrare con i frutti di zelo che solo la carità di Gesù Cristo è tesoro celeste e vera medicina alla infermità umana e provvidenza alle miserie crescenti.

5. Ancora a far cadere l'idolo della umana superbia e della trascuranza, i Servi della Carità seguono il vero indirizzo della democrazia cristiana che è carità, come la insinua il vicario di Gesù Cristo e non altrimenti.- 1149 -

6. Fanno il bene e non devono apparire; desiderano farne assai e si devono professare servi inutili.

7. Non hanno divisa speciale per potersi meglio insinuare in tutte le gradazioni della società e far del bene alle classi più bisognose.

<< <   > >>§ II.

SCOPO PRIMARIO DELL'ISTITUTO

 

1. [8]La salute dell'anima propria: questo è il primo ed il massimo intento dei Servi della Carità.

2. Né solo, ma come religiosi attendono di proposito alla perfezione cristiana e, se sono sacerdoti, riflettono che sacerdos alter Christus; quindi di Gesù Cristo ne imitano:

a) lo spirito di quella preghiera, con cui orabat ad Patrem2;

b) lo spirito di carità, per cui è scritto che il divin Salvatore pertransiit benefaciendo et sanando omnes3;

c) lo spirito di sacrificio, dacché è prescritto che bonus pastor dat animam suam pro ovibus suis4.

Se poi i Servi della Carità sono laici, vivano essi pure con spirito di preghiera, con zelo di opere sante e si facciano vittima per i poveri di Gesù Cristo, perché solo a queste condizioni potranno trovarsi felici nello[9] istituto ed essere sicuri di perseverare sino a che saranno dal Signore incoronati.

 I difetti che pur sempre accompagneranno i Servi della Carità siano come un purgatorio in questo mondo, argomento di umiltà per sé, di maggior confidenza in Dio, medico sapiente che dal male stesso sa trarne un bene maggiore.- 1150 -

<< <   > >>§ III.

SCOPO SECONDARIO DELL'ISTITUTO

 

1. Un cuore cristiano che crede e che sente non può passare innanzi alle indigenze del povero senza soccorrervi.

In questo si conosce che uno è vero seguace di Gesù Cristo, se ha carità per i poveri e per i sofferenti, nei quali è più viva l'immagine del Salvatore.

2. I Servi della Carità sono però specialmente benedetti, perché il Signore affida loro in cura

a) i fanciulli derelitti o di genitori inutili o come che sia pericolanti, questi fanciulli i quali sono la delizia del Cuore di Gesù;

b) [10]i vecchi, i cronici, i deficienti, gli impotenti in genere, i quali come il paralitico del Vangelo vengono gemendo: «Hominem non habeo...!»5. Vae homini soli, quia cum ceciderit non habet sublevantem se6.

Soccorrere nel corpo e nell'anima a tanti miserelli disillusi dal mondo, traditi dalle amicizie umane, è pure il buon ufficio del pietoso samaritano e porta il buon frutto delle promesse divine: «Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur7... Quod uni ex his minimis fecistis, mihi fecistis8».

I buoni Servi della Carità potranno allietarsi un giorno, perché è scritto: «Beatus qui intelligit super egenum et pauperem; in die mala liberabit eum Dominus»9.

c) Gravissimo dovere a' giorni nostri è venire in soccorso spirituale e corporale di quei numerosi fratelli nostri che, costretti ad emigrare in estere regioni, vi incontrano il più spesso la rovina della fede con la stessa rovina corporale.

Ne siano però rese grazie alla divina Provvidenza, che diresse i Servi della Carità nella fondazione di alcune- 1151 - chiese, di qualche ricovero e di un istituto collegiale in [11]favore dei sofferenti e dei figli poveri del popolo.

d) Conseguenza naturale di queste fondazioni è pure la erezione di scuole di arti e mestieri, i più comuni al bisogno della vita e più opportuni alla capacità dei ricoverati.

e) Parimente conseguente e provvidenziale è la fondazione delle colonie agricole, nelle quali si impiegano persone ricoverate, a nulla di meglio più adatte, deficienti e semideficienti, che nella coltura dei campi godono di potersi riabilitare.

f) Sembrano molteplici le opere dell'istituto dei Servi della Carità, ma sono così connesse e dipendenti da formare un tutto con la istituzione, che dal suo nascere è comunemente detta Casa della divina Provvidenza.





p. 1149
2 Cfr. Mt 6, 1-13.



3 At 10, 38.



4 Gv 10, 11.



p. 1150
5 Gv 5, 7.



6 Qo 4, 10.



7 Mt 5, 7.



8 Mt 25, 40.



9 Sal 40, 2.



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