Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

Parte PRIMA

Capo XI. DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE

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§ I. Della Confessione

§ II. Delle disposizioni a ben confessarsi

1288

§ III. L'Eucaristia, cibo dell'anima

1290

§ IV. La divina Eucaristia, vita dell'istituto

1291
[- 1288 -]

Capo XI.

DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE

 

<< <   > >>§ I.

Della Confessione

 

[109]Bisogna sollecitare la facilità di accostarsi alla sacramentale Confessione ottidua; però il superiore in ogni casa - 1289 -assegnerà, d'accordo per quanto si può col superiore generale, uno o più sacerdoti Servi della Carità per ascoltare le confessioni.

Se non è copia sufficiente nelle case, sarà bene raccomandarsi alla carità di qualche pio e prudente sacerdote esterno, perché periodicamente in casa assista i Servi della Carità.

Quando anche questo torni disagevole, sarà opportuno assegnare qualche confessore esterno alla casa, al quale di preferenza si accostino i Servi della Carità.

Sarà più facile trovare confessori di Servi della Carità laici nel grembo della casa e se[110] questo è opera facile non la si trascuri, perché i Servi ne hanno il diritto e i superiori il dovere.

Tutto questo si deve fare con molta prudenza e carità e non si ometta poi anche di far conoscere che il sacramento della Penitenza deve godere piena libertà nella scelta del confessore e che in tale argomento ogni servo della Carità può e deve usufruire di tale diritto ragionevolmente, perché anche da parte dei superiori non vi può e non vi dev'essere opposizione.

Carità e prudenza siffatta si devono osservare specialmente verso i confratelli ammalati, a favore dei quali non solo non è da negare qualsiasi domanda di confessore ordinario o straordinario, ma è altresì conveniente prevenirne i desideri o come che sia suggerirne il divisamento, per puro e semplice atto di carità ad un confratello del medesimo istituto.

<< <   > >>§ II.

Delle disposizioni a ben confessarsi

 

In questo argomento i Servi della Carità considerino che si presentano, nella persona del suo ministro, a Gesù Cristo stesso, per discutere[111] la causa della propria coscienza, dinanzi a Gesù Cristo, il Santo dei santi, in confronto al quale anche le creature non solo buone, ma sante, sono sempre piene di difetti, di fragilità e di peccati, e sotto questo rapporto non è mai troppo un sottile esame di coscienza, un dispiacere veemente per ogni mancanza, anche leggera, o per qualsiasi difetto che impedisca in noi la maggior gloria di Dio.- 1290 -

Ma più che timore i Servi della Carità debbono avere confidenza. E come no? Lo sa il Signore che siamo fragili. Umiliamoci in vederci tali. Lo sa il Signore che i Servi della Carità si sono consacrati ai servigi di carità nelle opere di misericordia, sia corporali che spirituali. Si confortino i buoni Servi della Carità.

 Il Signore ha promesso il paradiso a chi anche semplicemente avesse dato un solo bicchiere d'acqua a un povero per amor suo37; or come non darà un posto nel paradiso e un posto anche un po' elevato e quindi il perdono alle negligenze ed ai difetti dei poveri Servi della Carità, i quali non un solo bicchiere di acqua, ma cento porzioni di cibo e di bevanda, sia corporali che spirituali, offrono ben di cuore ai molti poverelli che li circondano di giorno e di notte?

Se ne incoraggino pertanto i Servi della Carità[112] e si persuadano pure che la prima condizione di una buona Confessione è la confidenza.

Vi si accostino con retta intenzione e di buon cuore, ché il Signore è lui lo scrutatore che tosto vede e perfettamente comprende lo stato di coscienza dei servi suoi.

Si badi che più accurata del solito sia la confessione che precede l'Esercizio di buona morte38; più accurata ancora la confessione che si fa ogni anno durante gli spirituali Esercizi.

In queste due circostanze può tornare utile il dare uno sguardo generale al passato per una confessione mensile ovvero annuale.

<< <   > >>§ III.

L'Eucaristia, cibo dell'anima

 

I Servi della Carità ricordino l'antitesi che nella santa Scrittura si fa tra il cibo corporale e il cibo spirituale dell'anima.

Non si potrebbe viver nel corpo, se non si mangiasse almeno una volta al giorno.

La vita dell'anima, che è di più, quanto il cielo è più della terra, quest'anima così nobile e - 1291 -pure così povera, ha bisogno di essere alimentata ogni giorno col cibo della preghiera, colla bevanda vigorosa del buon esempio,[113] di molti esercizi pii di carità, ma sovrattutto ha bisogno del cibo grande per eccellenza, il cibo della santa Comunione.

Gesù, il Cristo, lo ha detto: «La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui.

Il cristiano che mangia la mia carne e beve il mio sangue degnamente si fa uno solo con me; all'anima di costui io darò la vita eterna; il corpo stesso sarà da me risuscitato nel giorno estremo, perché anche il corpo goda perpetuamente coll'anima»39.

Per il sacramento eucaristico, che è la perpetua meraviglia degli angeli e degli uomini, per questo grande mistero di amore i Servi della Carità adoperino perpetuo studio di intelletto per conoscerne la profondità, accendano nel cuore fiamme sempre più vigorose di carità per poterlo amare almeno con tutte le forze proprie.

La Comunione quotidiana si consiglia a tutti i Servi della Carità; tutti quelli che almeno hanno un po' di volontà di santificarsi possono e debbono accostarsi al sacramento dei forti.

Il gran sacramento è altresì medicina.

Quelli che sanno di essere deboli e di essere combattuti da tentazioni, per questo medesimo si debbono accostare più frequenti.

 Chi ha fame si saturi,[114] chi ha sete si inebri santamente; chi si sente freddo si riscaldi al fuoco della divina carità, come chi è debole si accosti al pane che la bontà del Cuore di Gesù gli presenta, pane celeste, pane degli angeli, che tende a fare degli uomini altrettanti angeli di virtù e di candore.

<< <   > >>§ IV.

La divina Eucaristia, vita dell'istituto

 

La divina Eucaristia è il sole che illumina, che riscalda, che fa fruttificare la terra.

«Io son venuto - dice Gesù Cristo - - 1292 -a portare il fuoco della carità e che voglio io, se non che questo fuoco si accenda nel cuore degli uomini40.

Ai giorni nostri il venerabile sacerdote Eymard41, per rinfocolare nell'amore della divina Eucaristia i sacerdoti e per mezzo dei sacerdoti il popolo cristiano, istituì l'Associazione dei sacerdoti adoratori, che già sono cresciuti pressoché a centinaia di migliaia.

Lo Spirito Santo del Signore suscitò pure nel mondo universo lo spirito di unione e di carità nella celebrazione dei congressi eucaristici, i quali già hanno percorso in edificazione tutte le nazioni d'Europa ed ora sono[115] passati a fecondare la terra dei cuori americani.

Lo Spirito del Signore suscitò personaggi incliti perché si facessero apostoli della Comunione frequente, ultimi per numero, ma primi per intensità il venerabile Giovanni Bosco, il venerabile Giuseppe Cottolengo.

I Servi della Carità pertanto seguano gli esempi di questi grandi, obbediscano allo Spirito Santo del Signore.

Seguano i consigli e i dettami del glorioso Pontefice regnante, il quale, pure di poter pascere gli animi dei suoi figli col cibo più frequente possibile della divina Eucaristia, aprì più numeroso ancora il tesoro dell'indulgenze e dei privilegi.

Nel caso pratico pertanto i sacerdoti siano assidui alla celebrazione santa e inducano i confratelli laici alla frequente e quotidiana Comunione.

Sieno propagatori ed apostoli di questo divino sacramento in mezzo ai fanciulli, in mezzo ai vecchi, i cronici, gli ammalati.

I sacerdoti poi, che in modo più particolare sono chiamati dalla Provvidenza ad esercitare la vita apostolica, questi sieno in modo speciale predicatori ed apostoli del Sacramento augustissimo, della santa Comunione.





p. 1290
37 Cfr. Mt 10, 42.



38 Cfr. nota 1 a p. 65.



p. 1291
39 Cfr. Gv 6, 55-57.



p. 1292
40 Cfr. Lc 12, 49.



41 Cfr. nota 5 a p. 882.



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