Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

Parte PRIMA

Capo XIV. AIUTI PER LA DISCIPLINA LA VITA SPIRITUALE

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§ I. Carattere dell'istituto dei Servi della Carità

§ II. Il servo della Carità nello interno della sua casa

1300

§ III. Contegno fuori di casa

1303
[- 1300 -]

Capo XIV.

AIUTI PER LA DISCIPLINA LA VITA SPIRITUALE

 

<< <   > >>§ I.

Carattere dell'istituto dei Servi della Carità

 

[128]Ogni famiglia religiosa ha uno spirito particolare, suggerito dalla grazia del Signore e dalla qualità dei tempi e delle circostanze di luogo, e questo carattere od impronta è quello che distingue un istituto da altri congeneri.

Il carattere dell'istituto dei Servi della Carità si può considerare economicamente, moralmente e spiritualmente.

Il carattere in discorso riflette naturalmente dalla natura sua e dallo scopo prefissosi, la cura dei figli poveri, dei vecchi poveri e la vita apostolica, che di conseguenza si estende specie in favore del povero popolo.

Da questo complesso emerge come il carattere economico dei Servi della Carità sia di tale natura da potersi e doversi[129] detti Servi occupare in ogni genere di occupazione servile come di occupazione morale.

Non possono e non devono avere aiuti manuali di servizio nel disimpegno delle proprie mansioni.

Questo si addice in speciale ai Servi laici, benché si addica anche ai sacerdoti di mettere mano facile in tutti quegli uffici di carità, che richiedono tanto la povertà della istituzione, quanto le circostanze di tempo, di luogo, di uffici e simili.

Il carattere ossia distintivo morale dei Servi della Carità deve essere un indirizzo assai caritativo e molto popolare di tratto, dei discorsi, della condotta in generale, in casa e fuori, condotta che dev'essere di sua natura conforme agli - 1301 -uffici ed alla natura della istituzione e che è pure conforme a quello spirito di democrazia cristiana, alla quale volle alludere Leone XIII, quando raccomandò al clero in generale che dalla chiesa uscisse pure alla piazza, ossia che discendesse ai bisogni particolari del povero popolo in ordine economico, sociale, spirituale, religioso.

In questo si distingue la carità dei ministri di Gesù e in questo conviene attenersi con vero zelo ed abnegazione.

Di conseguenza, pure il carattere ossia il distintivo dei Servi della Carità nell'ordine spirituale,[130] religioso, dev'essere uno spirito di molta tolleranza, uno spirito di larghe vedute, inchinevole alla misericordia più che non alla giustizia.

Piaccia al Cielo che i Servi della Carità si rivestano di quello spirito che è proprio dei santi dei nostri tempi e dei personaggi illustri, che pure si succedono ad imitare l'esempio dei maestri santi! Devono i Servi della Carità essere profondamente compresi dell'altezza dei propri ministeri, ne devono essere profondamente scossi essi medesimi, per poter scuotere e commuovere gli animi altrui.

In questo modo devono giorno per giorno proporsi di crescere nel cammino di zelo e di carità, per addivenire immagini vive e parlanti del divino apostolo di carità, Gesù Cristo salvatore.

<< <   > >>§ II.

Il servo della Carità nello interno della sua casa

 

Nel coro delle chiese antiche si trova dipinto con aureola di paradiso l'agnello immacolato, Gesù salvatore, e di seguito a lui le pecorelle, i fedeli suoi seguaci, che guardano e seguono diligentemente i passi del divino pastore.

 Pecorine buone devono essere le anime dei Servi della Carità in seguire i passi del divino Agnello e, dopo di esso e con esso, il cammino che additano la propria Regola ed i propri superiori immediati.

[131]Tutto nella casa dev'essere ordinato.

Il servo della Carità si santifica nella propria cella e colà si santifica trattando da solo con Dio e con i propri doveri.

Non si permette che nelle celle si trovino due Servi, che vi si introducano fanciulli - 1302 -o ricoverati, che tanto meno vi si introducano forastieri.

In ogni casa è un luogo speciale assegnato per i colloqui e le conferenze, che si chiama per eccellenza il parlatorio.

Del parlatorio si devono valere ogni volta che hanno bisogno di conferire lungamente o brevemente.

Conferire a due a due in luogo privato darebbe presto luogo a vari inconvenienti ed al pericolo di menomare l'ordine, la disciplina, la carità dei confratelli e dell'istituto.

Parimente i Servi della Carità non è bene che scrivano o ricevano corrispondenze segrete.

Possono e devono scrivere ai superiori immediati e da questi devono ricevere risposta, che non può essere controllata da verun superiore dipendente.

Fuori questo caso, che è di pieno dovere e diritto, i Servi della Carità riflettano che devono procedere con ingenuità, devono essere come cristalli entro cui si rispecchia l'immagine della verità e carità loro.

Con questo cresceranno sempre ingenui e cari come i fanciulli e si meriteranno sempre più vive le benedizioni del Signore e la benevolenza[132] del proprio istituto, il quale loro è padre ed essi Servi, figli distinti per affezione e per docilità.

Ancora, i Servi della Carità sono i ministri ed i cooperatori illustri di Gesù Cristo nella celebrazione dei sacri ministeri e nella santificazione delle anime.

Se ne stieno rispettosi e, per quanto si può, nel silenzio avanti la celebrazione della santa Messa ovvero del ricevimento della santa Comunione.

Se ne stiano in silenzio e con rispetto ancor maggiore nella sagrestia, anticamera del gran tempio del Signore, per poter dimorare con massimo rispetto nella casa di Dio e trattare con profondissimo ossequio dinanzi agli altari del Santissimo.

Ancora i Servi della Carità sono cotali, dei quali dice il Signore: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno satollati»47.

Devono dunque sentire continua la fame della divina Parola, dei discorsi santi, delle opere sante; nei momenti medesimi del mezzogiorno e della sera, quando siedono a mensa per ristorare il corpo, non dimentichino - 1303 -di ristorare lo spirito con la lettura di qualche brano della Scrittura Sacra, della vita dei santi, e simili.

 Benedetti i Servi della Carità quando potranno raccogliere memorie edificanti dei propri confratelli e ricordarne con edificazione gli esempi pii e caritativi!

Ancora i Servi della Carità devono amare la loro propria casa come le api il proprio alveare; ma quando devono uscire[133] per uffici di carità, ne diano avviso ai superiori e siano poi solleciti a ritornare, come le api industriose sono sollecite a rientrare nel loro alveare cariche del prezioso miele che ciascuna ripone nel proprio favo.

Non devono poi i Servi della Carità essere tanto sensibili che, tornando loro utile un cenno di ammonizione, il proprio superiore sia trattenuto dal poterlo dare liberamente.

Così i figli buoni ricevono dal proprio padre con piacere gli attestati di merito e con rassegnazione gli attestati di demerito.

Il Signore è giustizia e carità.

In un istituto religioso deve soprattutto primeggiare regina e sovrana la carità; ma bisogna pur riflettere che è carità fiorita il richiamare tosto e energicamente lo sviatello che, anche per poco, si mostra agnello tendente a sbrancarsi dal gregge e allontanarsi dal belato della madre.

<< <   > >>§ III.

Contegno fuori di casa

 

È bene che il servo della Carità, avanti uscire di casa, si munisca del segno di croce e che formi un buon pensiero sul gran dovere che ha[134] di dare il buon esempio a tutti, per essere un vero specchio nel quale ognuno possa riflettere il carattere, ossia l'indizio del vero servo del Signore.

Il suo contegno sia grave, ma nel medesimo tempo sciolto e spontaneo.

Porga attenzione per rivolgere a chi di convenienza il saluto e rispondervi con segni di affettuosa stima.

Non si distingua dal comune dei buoni cristiani e sacerdoti e non si pretenda di essere qualche cosa di più di loro.

In discorrere cerchi di essere succoso e spiccio e si presenti con linguaggio sciolto, per non costringere altrui a ridomandare la ripetizione - 1304 -del discorso esposto.

Curi i sentimenti dell'anima e del corpo, per non cadere in qualche fallo e riportare qualche danno spirituale per sé e per gli altri.

Dovendo trattare con donne, usi discorso anche più breve, benché la donna per sé possa indurre a più larghi trattenimenti.

Non si parli con donna in casa e fuori, senza testimonianza di persona che possa vedere, e non si stia mai a porte chiuse.

Della donna è facile valersi per molte opere di bene, ma bisogna valersene con prudenza rara.

Non importa che la donna sia persona di molta pietà e virtù: la donna è sempre donna e può sempre essere causa od occasione di qualche sorta di pericolo o di male.

[135]Sarebbe pure pericoloso e male il trattenersi fuori di casa, per qualunque siasi onesta ragione di conversazione, passato il suono dell'Avemaria.

Non conviene accettare inviti in casa altrui né conviene la frequenza con persone di qualsiasi condizione.

Uscendo per uffici di ministero e dovendo trattare con persone ecclesiastiche, badi a sfuggire il pericolo di cadere in qualche discorso meno favorevole alla carità cristiana ovvero in qualche atto che indichi smarrimento di spirito e debolezza di rispetto umano.

Ritornando in famiglia, non sia smanioso di raccontare cose vedute od udite o che possano indurre distrazione nei confratelli.

Trovi modo ognuno di rendere amena in casa la conversazione coi confratelli e lieto il breve periodo di ricreazione, con il racconto di cose utili e piacevoli insieme, ma che siano ben lontane dall'offendere la cristiana carità.





p. 1302
47 Mt 5, 6.



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