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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910) Parte PRIMA Capo XVI. DEI SUFFRAGI PEI CONFRATELLI DEFUNTI |
Capo XVI.
DEI SUFFRAGI PEI CONFRATELLI DEFUNTI
[143]Dobbiamo riflettere che la nostra fragilità è tanta: siamo inclinati a concedere al corpo soddisfazioni al di là del diritto umano e cristiano, siamo inclinati colla mente a commettere più difetti di amor proprio e col cuore siamo attratti a soddisfare la nostra volontà non sempre conforme ai voleri di Dio.
Per comparire con grande fiducia dinanzi al tribunale di Gesù Cristo bisogna che in noi sia molto viva la fede, assai radicata la speranza, multiforme ed ardente la carità.
Bisogna che in noi risplendano come faci ardenti le virtù cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza.
[144]Questo è lo specchio delle virtù per essere ammesso al paradiso beato.
Ma poveretti noi! Ancora nell'esercizio delle opere buone noi sappiamo e vogliamo mescolarci imperfezioni e difetti non pochi, onde s'avvera il detto del Signore che al suo cospetto le opere buone dei giusti sono un panno mestruato49.
Misericordia grande però è la misericordia di Gesù Cristo, quando il profeta ce la mette dinanzi a guisa di un fornaciaio, che maneggia il mantice e soffia nella fornace, perché le fiamme si avvivino sempre più.
Le fiamme sono fiamme, ma che importa! Entro nella fornace sono i sassi di miniere d'oro.
I sassi, i difetti nostri, si squagliano e fuori n'esce in oro purissimo l'anima purificata in una corrente che, raccolta e lavorata, si sparge nel mondo per renderlo prospero e felice.
Così le anime nostre, purificate nel luogo di purgazione, vi stanno rassegnate, quasi a vista di Gesù Cristo pio e santo, che dispone le anime nostre per amarlo e goderlo eternamente in cielo.- 1310 -
Ben si sa che le anime del purgatorio bisogna aiutarle.
Il Signore giusto e buono desidera che noi le aiutiamo.
Il vicario di Gesù Cristo in terra, per incarico dello stesso divin Salvatore,[145] ha disposto un tesoro immenso di indulgenze, di pie pratiche in suffragio alle anime benedette.
Prima carità da farsi ai nostri confratelli è d'aiutarli ancor viventi nelle malattie loro e soprattutto in quelle più gravi, che preparano il viaggio del pellegrino in terra alla sua vera patria in cielo.
Allora per tempo bisogna con carità mettere al suo fianco un direttore spirituale, che desidera l'infermo; allora <bisogna> fortificarlo anche quotidianamente col Pane dei forti, e nei momenti estremi <devono> prostrarsi i confratelli a Gesù in Sacramento, per impetrare che gli angeli del cielo scendano dal cielo e presentino poi l'anima del fratello nelle mani di Maria e Giuseppe e per essi nelle braccia pietose di Gesù salvatore.
Susseguano ben tosto i suffragi ossia gli affetti di fede, di speranza, di carità; susseguano immantinente le preghiere che la madre pia, Chiesa santa, pone sulle labbra ai fratelli viventi.
Per tempissimo i sacerdoti s'accostino agli altari, ciascuno almeno per tre mattine consecutive, a offrire l'ostia santa ed i fratelli laici a riceverne il divin Sacramento, in suffragio all'anima del caro defunto50.
Sogliono i confratelli delle religiose congregazioni scrivere in un album di merito il nome benedetto dei confratelli che sono morti nella fede e nella carità di Gesù Cristo.
Noi incontrandoci con quei nomi benedetti siamo costretti a pensare e dire: «Quello che voi foste noi lo siamo tuttogiorno e quello che voi siete in presente noi lo saremo in prossimo - 1311 -tempo, pellegrini noi pure che dall'esilio sospiriamo alla patria».
[146]Noi ce ne rallegreremo quando, durante la parca mensa, sentendo leggere i nomi benedetti dei nostri confratelli, innalzeremo fervido sguardo al cielo per ottenerne sempre più valida la loro protezione.
Così ne parla la voce del cuore; così ne guida lo splendore della fede; a tant'alto ce ne sospinge l'angelo della speranza cristiana.
Così il cherubino celeste, l'angelo del santo amore, ci beatifica nella carità del Cuore di Gesù Cristo, che tutti ci vede e tutti ne comprende.